L’hanno già venduto e Lui lo sa: carne da macello, merce di baratto, amori al confine. Chi non l’ha venduto, ha già in mente una scappatoia: nel momento del boato, quando il cielo sopra il Golgota s’oscurerà, gli amici sembreranno passeri dopo una sassaiola. Chi s’è visto, s’è visto. Conosce tutto, il Re dei cuori: Giuda l’ha scelto lui, gli altri undici pure. La motivazione, oggi, pare ironica: “Ne scelse Dodici perché stessero con lui” (Mc 3,14).
Quando lo abbandonano, sferra una mossa a sorpresa: siccome gli amici non vogliono più fare famiglia con lui, giura che desidera ardentemente mangiare assieme a loro. Se non è insulto al buon senso, poco ci manca. “Le ultime ore in loro compagnia, poi sia fatta la volontà di Dio” sembra dire quell’Uomo che, in vita sua, ha corso su e giù per i cuori.
L’ultima corsa, la fa in ginocchio, a carezzare piedi: se i piedi non si sfiorano nel letto, che mattina è? Premette sull’acceleratore, alzò l’asticella: “Si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano, se lo cinse attorno alla vita“. La bellezza è drammaturgia: “Versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli, ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto” (Gv 13,4-5).
Il più alto, sta laggiù in basso: il Re si è denudato, intento ad armeggiare la salvezza tra dita callose, unghie incarnite, vene gonfie. Puzza di tonfo, acre e disumana: “Se volete oggi trovare Cristo, cercate la Chiesa che non va di pari passo col mondo. Quella accusata d’essere arretrata sui tempi” (P. Mazzolari). E’ il suo testamento, lo sta vidimando sotto i loro occhi: la firma starà incisa nella pelle ruvida di quei Dodici uomini non-più-uomini, i primi sacerdoti dell’umanità. E’ dal basso che tenta di salvare il mondo, di ribaltare il mondo: perché come andava il mondo non avrebbe più voluto che andasse. L’acqua dunque: ma l’acqua pare non bastare, i piedi bagnati possono farsi scivolosi. Li asciuga: che nessuno dica che il servizio è stato approssimativo. Poi li bacia: in vita sua ha mostrato che non ci può essere amore senza esagerazione. Giuda — l’amico mutatosi in venditore d’amicizia — ha l’animo in affanno: coi piedi lavati-asciugati-baciati non avrà più nessuna scusa. Pietro, il cuore garibaldino, batte i piedi in ritirata: il Maestro è troppo in basso per credergli. Gli toccherà credere, pur di non venire diseredato dell’amicizia. I piedi sono affare degli schiavi, oppure delle madri: chi si sostituirà loro, pagherà il prezzo d’essere frainteso. Di venire ammazzato.
Sono bambini birichini quei fusti d’uomo. Mentre lavava loro i piedi, avranno forse giocato con le molliche. Lui, genio d’Uomo, le parole che aveva da dire le aveva dette tutte: quelle che avrebbe voluto dire non le avrebbero affatto capite. S’aggrappò ai gesti. Prese un loro avanzo di pane, si tuffò dentro: “Prendete, mangiate: questo è il mio corpo” (Mt 26,26). A quel punto, uditi tutti quei discorsi, nessuno più aveva voglia di tenere in piedi la famiglia con Lui: troppo rischioso l’andare contro il mondo di marzapane di Lucifero. Lui, comunque, rifiutò lo sfratto: prima che lo cacciassero, si gettò dentro i loro petti gagliardi: “Mangiatemi!”. Lo fecero e, senza manco accorgersene, quei petti villosi e tremanti divennero tabernacoli del Cristo. Il loro cuore divenne una pisside. Non s’era mai sentito narrare prima di allora un simile prodigio: stringere così forte l’Amato da masticarlo, facendone cibo per i propri denti. I Romani, i mercanti di Giuda, quando lo azzanneranno si scorderanno di svaligiare quei dodici tabernacoli. Qualcosa di Lui l’hanno preso, qualcos’altro è loro sfuggito di mano. Lui l’aveva studiata bene la mossa, loro un po’ meno bene la strategia. E’ andata come è andata: “E’ andata bene, dicono loro”. Lui afferma lo stesso: “E’ andata come ho voluto, è andata da-Dio”.
Quando s’alzano da tavola, la pancia è piena, i piedi puliti. Ciascuno andrà dritto per la sua strada. Coi corpi saziati, adesso restava da curare l’anima: per questa faccenda, Dio lasciò fare. Erano grandi abbastanza per decidere da sé.