Chiesa colpita a Gaza: padre Romanelli non se ne va. Come suore e preti a Ust’Kamenogorsk, segno di Cristo in mezzo al loro popolo martoriato

Ieri siamo stati informati dell’ennesimo attacco israeliano a Gaza. Che questa volta non ha risparmiato la piccola comunità cattolica. Morti e feriti, tra i quali padre Romanelli, il parroco, che comunque ha già detto che di lì non se ne vuole andare. Perché? Perché sono un segno vivo della presenza di Cristo in mezzo a quel popolo martoriato.



Sempre ieri sono stato alla Malpensa, per accogliere un gruppetto di giovani di Ust’Kamenogorsk (Kazakhstan) accompagnato da due suore di cui una era stata mia studentessa alla Facoltà di relazioni internazionali. Anna, o meglio ora suor Anna, dopo la laurea, al posto di entrare in diplomazia o al servizio di qualche società internazionale come hanno fatto molti suoi compagni di corso, ha deciso di entrare in convento.



Venendo in pellegrinaggio a Roma per il Giubileo ha voluto che i suoi ragazzi facessero tappa a Milano, perché, oltre che vedere il Duomo, potessero incontrare il suo vecchio professore.

In effetti, dopo ben più di due ore di coda al controllo passaporti, ci siamo incontrati, finendo la serata con una cena dove i ragazzi hanno dimostrato un appetito che non aveva nulla da invidiare ai lupi, animali tipici delle loro parti.

Già, Ust’Kamenogorsk e che rapporto c’è con Gaza? Non molti sanno che in questa cittadina del Nord del Kazakhstan, confinante con la Siberia, qualche anno fa ci fu una tremenda esplosione nella fabbrica del berillio che tuttora causa un terribile inquinamento ambientale. Personalmente ne venni a sapere qualcosa di più di quello che sapeva la gente del luogo da mio fratello, oncologo, che lavora in America e che aveva studiato l’evento e le sue conseguenze.



Recentemente una commissione del Vaticano ha preso coscienza che lì vivono alcuni sacerdoti e suore che dalla fine degli anni 90 hanno aperto una parrocchia per una piccola comunità di cattolici, per lo più discendenti da cattolici lì deportati da Stalin. Così è stato intimato dal Vaticano ai religiosi di andarsene per il bene della loro salute. Costoro hanno per il momento chiesto di non farlo per il bene della salute spirituale dei loro fedeli e delle altre persone della città. Sono arrivati addirittura a esprimere per iscritto la decisione di assumersi la responsabilità delle eventuali conseguenze per la loro salute.

Quelli del Vaticano insistono, anche perché sembra che siano preoccupati non solo della salute dei potenziali martiri, ma anche, e soprattutto, delle denunce per un risarcimento da parte dei loro parenti. E questo, pare, sia già successo molte volte per iniziative di parenti che non si vergognano di cercare di guadagnare qualcosa sulla pelle dei loro, nostri, martiri.

Comunque a Gaza, come a Ust’kamengorsk e in molti altri luoghi, ci sono nostri fratelli che per amore di Cristo, ancora oggi, non abbandonano il loro popolo. Ringraziamoli e sosteniamoli. Non solo i loro fedeli, ma anche noi abbiamo bisogno di suor Anna, di padre Romanelli e di tanti come loro.

PS: Comunque costano i martiri…..

 

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