DAL CARCERE/ Giovani detenuti al Meeting: “Siamo tornati in prigione contenti”

- Davide Giuliani

Alcuni detenuti del carcere minorile di Nisida hanno partecipato all’ultimo Meeting di Rimini. Al rientro colpisce il loro sguardo “segno di qualcosa d’altro, di Qualcuno”

trans Lapresse

Nisida, isola nel golfo di Napoli, sede dell’omonima struttura penale minorile. Sono trascorse alcune settimane da quando due giovani detenuti hanno lasciato la loro “stanza” – così qui vengono chiamate le celle – per andare in visita al Meeting di Rimini.

Felice Iovinella, architetto, da dieci anni impegnato nel laboratorio edile del carcere, chiede all’educatrice di riferimento riscontri su come i ragazzi, dopo aver vissuto giorni tanto differenti dal tempo ordinario della detenzione, stanno ora affrontando quella quotidianità che loro malgrado è diventata familiare. «Mi ha raccontato – spiega Iovinella – che sono rientrati chiedendo di essere assolutamente coinvolti nelle prossime occasioni».

Anche perché il rapporto tra Nisida e il Meeting cresce da qualche anno: l’“uscita”, sempre guidata da Iovinella, era già stata sperimentata in due occasioni in passato. Nel programma dell’edizione 2022, poi, i ragazzi erano già stati protagonisti di un servizio televisivo nel corso del talk “Il cambiamento possibile” organizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà. Del carcere minorile e delle esperienze in atto sull’isola si era parlato con l’allora ministro per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, il presidente della Fondazione Cariplo, Giovanni Fosti, il segretario generale di Assifero, Carola Carazzone, e il presidente di Orogel, Bruno Piraccini.

«Poterli portare al Meeting – prosegue Felice Iovinella – è stata un’opportunità per loro, ma anche per me. Al di là delle formalità burocratiche della permanenza, tra l’obbligo di firma e quello di dimora in albergo dalle 22 alle 8, è stata davvero una bella esperienza. Era evidente che i ragazzi in un luogo così grande vivessero momenti di disagio, ma ogni difficoltà si è risolta quando hanno avuto la possibilità di incontrare amici con i quali si sono sentiti liberi di dialogare. E di porre con semplicità le domande che avevano nel loro cuore».

Ascoltare il racconto di Iovinella ricrea il clima dei padiglioni della fiera di Rimini: «I ragazzi – aggiunge – si sono innanzitutto stupiti di vedere loro coetanei rinunciare a parte delle vacanze per fare i volontari, pagandosi persino il soggiorno. Anche per me questo aspetto del Meeting è sempre sorprendente. Per loro era addirittura impensabile!».

E così quegli sguardi, quegli incontri anche con realtà «non corrispondenti – spiega – ai loro canoni, come la visita alla mostra sul giudice Livatino», vengono portati all’interno del carcere.

Durante il Meeting – conclude Iovinella – mi chiedevo se quei giorni sarebbero potuti servire a qualcosa. Tornato a Nisida, tanti mi hanno fermato per chiedermi come fosse andata e per raccontarmi di come avevano trovato i ragazzi al ritorno. Cosa mi porto a casa io? Il loro sguardo e l’abbraccio al rientro, prima delle perquisizioni di rito. Uno sguardo che poi è per me il segno di qualcosa d’altro, di Qualcuno che, nonostante me, mi vuole continuamente bene».

 

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