Il parlamento deve eleggere tre nuovi giudici della Corte di Karlsruhe, ma i profili, uno in particolare, è super-divisivo: quello di Brosius-Gersdorf
La nomina di tre nuovi giudici del Bundesverfassungsgericht, la Corte costituzionale federale tedesca, ha assunto toni inusitatamente accesi e si sta trasformando in una grave crisi politica. Ann-Kathrin Kaufhold e Frauke Brosius-Gersdorf, giuriste di lunga esperienza, sono state proposte dalla SPD per un seggio nella più alta corte del Paese
Nelle giornate del 7 e 8 luglio scorso le due candidate si erano presentate in audizione davanti alla Commissione parlamentare che seleziona i giudici: un passaggio che, di per sé, già rappresenta una rottura con la prassi tradizionale, che in Germania prevede votazioni senza dibattiti pubblici o audizioni formali, per evitare troppo evidenti pressioni politiche sui candidati.
Per il giorno 11 luglio era previsto il voto parlamentare, ma la votazione è stata sospesa dall’ordine del giorno dei lavori parlamentari, principalmente per la decisione di una parte della CDU/CSU di non sostenere una delle giuriste, la professoressa Brosius-Gersdorf, e rinviata a dopo la pausa estiva.
Dopo il rinvio, l’SPD e i verdi hanno criticato la scelta come un attacco ingiustificato contro una candidata qualificata. Al momento del voto, se le candidate proposte dalla SPD non otterranno i voti necessari da parte dell’Unione (CDU/CSU), le conseguenze politiche potrebbero essere significative.
Il Bundesverfassungsgericht è composto da 16 giudici, la metà dei quali viene eletta dal Bundestag e l’altra metà dal Bundesrat. Attualmente spetta al Bundestag eleggerne tre. La maggioranza di governo – SPD e CDU/CSU – intende proporre tre candidati, due proposti dalla SPD e uno dalla CDU/CSU. Per l’elezione è richiesta una maggioranza dei due terzi, dunque è necessario un ampio compromesso tra i partiti rappresentati in parlamento.
Tradizionalmente, i partiti rispettano le nomine reciproche per garantire l’indipendenza della Corte. Ma stavolta le cose si sono complicate. Anche sommando i voti di SPD, verdi e persino della Linke, i numeri non sembrano sufficienti a garantire l’elezione delle candidate socialdemocratiche. E in particolare, una delle due, Frauke Brosius-Gersdorf, è diventata bersaglio di aspre critiche da parte di alcune frange dell’Unione e, ancor di più, da parte di ampi settori del mondo cattolico.
Alcuni vescovi hanno osservato con forza che la posizione della candidata giudice priva la vita nascente di qualunque dignità giuridica e ufficializza la riduzione dell’aborto a metodo anticoncezionale.
Anche la rivista Communio, che di solito evita di intervenire sull’attualità immediata, ha pubblicato online un editoriale in cui si accusa il cancelliere Friedrich Merz, fautore del compromesso con la SPD e, dunque, dell’elezione di Frauke Brosius-Gersdorf, di voler “privatizzare” l’etica e la coscienza cristiana.
Ricordiamo che prima delle elezioni, Merz, in un’intervista, aveva detto che l’aggettivo “cristiano” nel nome del suo partito qualcosa dovrebbe pur significare. Ora, però, il compromesso e la sopravvivenza della sua maggioranza sembrano prevalere su qualunque altra considerazione.
Professoressa all’Università di Potsdam, Brosius-Gersdorf è nota per le sue dure prese di posizione pubbliche su temi sensibili. Durante la pandemia ha sostenuto l’introduzione di un rigido obbligo vaccinale, e in un talk-show televisivo si è detta favorevole a valutare un eventuale procedimento di interdizione legale nei confronti dell’AfD.
Ma è soprattutto la sua posizione sull’aborto ad aver provocato resistenze, essendosi apertamente espressa per la cancellazione dello status giuridico del feto e la completa depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza.
La polemica è esplosa mercoledì scorso, quando l’AfD ha attaccato frontalmente la candidatura durante un’interrogazione parlamentare al cancelliere Merz, chiedendogli se potesse “in coscienza” sostenere una candidata che non riconosce la dignità umana del nascituro.
Merz, favorevole al compromesso per l’elezione dei nuovi giudici, ha risposto con un secco “Sì”, ma l’applauso della sua stessa fazione è stato alquanto tiepido. Nel frattempo, diversi organi di stampa tedeschi hanno pubblicato notizie circa pesanti accuse di plagio in alcune pubblicazioni accademiche della professoressa Brosius-Gersdorf, in particolare nella sua dissertazione.
La questione, ormai decisamente intricata, si è quindi spostata sul dibattito parlamentare, dove, però, continuano a mancare i numeri per garantire l’elezione delle due candidate SPD, nonostante il sostegno annunciato dalla Linke, il partito della Sinistra tedesca.
La SPD ha fatto sapere di non voler ritirare le candidature e si aspetta, da parte della CDU, un gesto di reciprocità politica dopo le concessioni fatte in materia di migrazione.
Martedì 15 luglio Frauke Brosius-Gersdorf ha pubblicato una dichiarazione in cui critica il modo in cui alcuni media avrebbero presentato la sua candidatura, al fine di impedirne l’elezione. La presa di posizione non solo non ha chiarito le cose, ma è risultata ulteriormente divisiva.
Nel parlamento tedesco, peraltro, la tensione sui nuovi giudici della Corte costituzionale federale riguarda anche Günter Spinner, il terzo candidato, proposto dalla CDU. La SPD sarebbe pronta a sostenerlo, come previsto dall’accordo di compromesso ai vertici, ma solo in cambio del sostegno alle sue due candidate.
La Linke ha annunciato che voterà contro finché la CDU continuerà a rifiutare ogni dialogo con il proprio gruppo. L’Unione mantiene infatti ferma la cosiddetta “Brandmauer” – il muro di separazione – non solo verso l’AfD, ma anche verso la sinistra radicale, nonostante le collaborazioni parlamentari passate, ad esempio per l’elezione di Merz a cancelliere.
Se Spinner venisse eletto grazie ai voti dell’AfD, sorgerebbe un’ulteriore questione spinosa con un inizio di mandato tutt’altro che sereno. Intanto, i compromessi su cui si regge l’attuale maggioranza Merz stanno mostrando tutta la loro fragilità.
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