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Home » Esteri » DALLA GERMANIA/ “Solo 2 sessi in biologia”: gli attivisti Lgbt fanno come i nazisti nel ’30

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DALLA GERMANIA/ “Solo 2 sessi in biologia”: gli attivisti Lgbt fanno come i nazisti nel ’30

Edoardo Laudisi
Pubblicato 17 Luglio 2022 - Aggiornato 2 Settembre 2023 ore 21:55
Gay Pride a Colonia, Germania (LaPresse)

Gay Pride a Colonia, Germania (LaPresse)

Un episodio di agghiacciante intolleranza a Berlino ricorda le squadre naziste. Ma stavolta sono gli attivisti del gender

Berlino, 17 ottobre 1930, tre anni prima della Machtübernahme, la presa di potere dei nazisti. Thomas Mann fresco vincitore del Nobel per la letteratura si appresta a tenere una conferenza nella prestigiosa sala concerti Beethoven-Saal nella centrale Köthenerstraße 32.

Lo scrittore dovrebbe parlare del suo ultimo romanzo, Giuseppe e i suoi fratelli, ma all’ultimo momento cambia idea e legge un appello contro l’intolleranza e l’antisemitismo praticato ormai quotidianamente dalle squadracce naziste. Quando, al culmine del suo monologo, il premio Nobel domanda retoricamente se una tale orda barbarica possa definirsi tedesca, in sala esplode il finimondo. Le SA infiltrate tra il pubblico iniziano ad inveire contro lo scrittore che a causa di quei latrati è costretto a interrompere il suo discorso. Tre anni dopo i nazionalsocialisti conquisteranno il potere e Thomas Mann sarà costretto all’esilio insieme a molti altri.


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Berlino, fine giugno 2022. La biologa Marie Luise Vollbrecht deve tenere una conferenza alla Humboldt-Universität dal titolo “Perché in biologia ci sono solo due sessi”. L’iniziativa fa parte dell’evento “La lunga notte della scienza” organizzato dall’Università insieme ad altri istituti culturali. Il titolo della conferenza è sufficiente per far andare su tutte le furie i gender attivisti della sinistra progressista. Senza nemmeno aver letto una riga di quanto pubblicato dalla biologa, ma anche se lo avessero fatto sarebbe cambiato poco in quanto la materia era decisamente fuori portata del loro ristretto QI, questi degni eredi delle SA hanno minacciato azioni violente se la conferenza non fosse stata immediatamente annullata. Secondo i nuovi barbari il titolo della conferenza era antiscientifico (!), offensivo della persona umana e nemico dei queer e dei trans di tutto il mondo.


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Invece di contrastare l’azione, la direzione della Humboldt-Universität si è genuflessa e ha vigliaccamente annullato l’incontro facendo passare il messaggio tremendo che alle SA del gender basta minacciare per ottenere ciò che vogliono. Lo stesso meccanismo che portò al potere i nazisti 90 anni fa funziona alla grande anche oggi grazie alla codardia e alla malafede di una classe di intellettuali e dirigenti politici che davanti a questa realtà chiude tutte e due gli occhi e abbassa la testa, sempre, in nome di un’idea distorta di inclusività.

Oltre che con le SA gli attivisti gender hanno molto in comune con i fondamentalisti islamici, dai quali beninteso sarebbero lapidati senza pietà se quelli fossero lasciati liberi di agire. Soprattutto l’odio per la scienza. Entrambi rifiutano secoli di progresso scientifico in biologia, chimica, matematica elementare e storia. Gli attivisti gender legano il sesso biologico a quello emotivo dell’identità di genere, o meglio fanno derivare il primo dal secondo e dal momento che la biologia li smentisce su tutti i fronti, contro di essa applicano la cancel culture e così la biologia diventa un tabù. Per tutti. Esattamente come i fondamentalisti islamici che rifiutano qualsiasi idea o principio in contraddizione con il Corano e là dove comandano, impediscono l’insegnamento delle materie scientifiche a chiunque.


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Una società sana si sbarazzerebbe di questa malattia mentale con una risata e una vigorosa scrollata di spalle. Ma la nostra non è una società sana e certe demenzialità trovano asilo, spazio e ascolto. Vengono divulgate sui media mainstream da intellettuali engagé e finiscono per fare presa sulle menti sempre più deboli di cittadini privi di ogni capacità critica.

Il giudice della Corte costituzionale tedesca Peter M. Huber si è espresso contro la decisione della Humboldt-Universität, dichiarando alla Frankfurter Allgemeine Zeitung quanto il caso sia problematico perché “l’università ha il dovere di garantire e proteggere la libertà scientifica”. Ma il giudice costituzionale è l’unica voce che abbia avuto il coraggio di criticare pubblicamente la decisione. Politici e mondo della cultura, sempre pronti a difendere l’identità culturale di questo o quel gruppo etnico o religioso e di strillare al razzismo, sessismo, omofobia e fascismo appena qualcuno dice qualcosa di non abbastanza gay friendly, femminista o inclusivo, sono rimasti in assordante silenzio. Ma c’è da scommettere che saranno tutti presenti alla parata del gay pride di Berlino il 23 luglio prossimo. In nome della corretta tolleranza, della corretta inclusività e della corretta libertà.

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