DALLA GRECIA/ Synghellakis: l’austerity non può tornare, ci hanno già preso tutto

- int. Teodoro Andreadis Synghellakis

Visto dalla Grecia, il Recovery fund sarà penalizzante per l’Italia. Non si rischia però uno scenario come quello greco, dove Atene perse 20 punti di Pil a causa dell'austerity

Grecia_Ue_Bandiere_Lapresse LaPresse

Secondo l’ex ministro greco delle Finanze, Yanis Varoufakis, “il Recovery fund è un’altra grande sconfitta per l’Unione Europea”, una sorta di una tantum che va nella direzione sbagliata, l’austerity. Un piano preparato da Berlino per uccidere gli eurobond proposti da Italia, Spagna e Francia. In sostanza “se anche nel 2021 ci sarà il Recovery fund non sarà sufficiente per eliminare il deficit di bilancio e l’Italia in particolare finirà a sottostare a regole di austerity”. Secondo Teodoro Synghellakis, corrispondente da Roma per la radio e la televisione greca Alpha da noi intervistato, “i tempi sono cambiati e non c’è la possibilità che all’Italia succeda quanto successo alla Grecia”.

Secondo alcuni, il Recovery fund non risolve la crisi e c’è il rischio che all’Italia venga applicato un piano di austerità simile a quello che venne applicato alla Grecia. Che ne pensa?

Credo che i tempi per una politica dell’austerity basata sugli stessi criteri di allora siano cambiati. Certo, fino a quando non vedremo quali siano le condizioni non è che se ne possa parlare in modo approfondito. Non credo però si possa ipotizzare la riproposizione di un secondo caso Grecia negli stessi termini, se non altro perché c’è stata una emergenza sanitaria economica che non esisteva allora.

Come crede che il Recovery fund possa invece dare risultati positivi?

Indubbiamente non credo possano bastare sburocratizzazione od opere pubbliche più facili all’Europa. Ci saranno delle condizioni, ma non penso si arriverà alla rovina e all’orlo del baratro come era successo in Grecia. Ricordiamoci che la Grecia perse più del 20% del suo Pil per le politiche di austerity, cosa che non penso possa succedere all’Italia.

Adesso la situazione in Grecia com’è?

Sarebbe stata molto migliore se non ci fosse stato il coronavirus, però comunque la Grecia con 70 miliardi complessivi di aiuti pensa di usufruire del Recovery fund in modo fattivo. Come in Italia bisognerà vedere in quali direzioni andranno indirizzati. Ovviamente ci sarà un forte aiuto per chi ha perso il lavoro e per quanto possibile si cercheranno di sostenere le imprese private. Il turismo non è ai livelli classici della nostra storia, ma non abbiamo le spiagge deserte. Dobbiamo stare attenti che questo non porti all’aumento dei contagi, ma per il momento non è successo.

Che idea si è fatto del premier olandese Rutte? C’è chi dice che è agli ordini di Berlino.

Mi sembra che la Germania sia più vicina alla trattativa e cauta nel comportamento di quanto fosse un tempo. Mi sembra di capire che nel caso di Rutte si tratti più di problemi interni in vista delle elezioni olandesi, e del fatto che alcuni gli rimproverano che sulle pensioni siano stati fatti molti sacrifici paragonandoli all’Italia. All’inizio credo fosse sulla stessa lunghezza della Germania, ma poi sia andato oltre, tanto è vero che non direi che Berlino gli abbia offerto una copertura per le sue posizioni.

Come vedono oggi l’Europa i greci?

Meglio di come la vedevano nel pieno della crisi. Ancora devono capire, come dobbiamo capirlo tutti, se sia in atto un processo di unificazione o di ulteriore divisione. Sperano certo non si debba ricorrere ancora a misure lacrime e sangue perché dalla Grecia è stato preso tutto quello che si poteva prendere. La cosa importante è recuperare le famiglie spinte ai margini in questi dieci anni di crisi. In parte è stato fatto, ma è un processo ancora lungo.







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