Per tanti giovani questi sono mesi cruciali per la scelta sul percorso post-diploma: tante le opzioni disponibili

Si sono da poco conclusi gli esami di maturità e circa 486.000 diplomati devono fare la loro scelta post-diploma. Ci siamo passati tutti: forse è la prima vera scelta adulta della vita, e non è mai facile. Oggi, poi, è più articolata che mai: università, lavoro, ITS, corsi tecnici, formazione aziendale, esperienze all’estero. Una serie di opportunità che fino a pochi anni fa semplicemente non esisteva.



I percorsi non sono più lineari, tantomeno definitivi: si può cambiare, aggiustare il tiro, e spesso sono proprio i cambi a generare consapevolezza.

Secondo i dati AlmaDiploma 2024, circa il 67% dei diplomati ha dichiarato l’intenzione di cercare lavoro subito dopo l’esame, in forma stabile, part-time o saltuaria. Un dato significativo, che mostra quanto la dimensione lavorativa sia entrata nelle aspettative dei ragazzi. Allo stesso tempo, il 75,7% ha scelto di continuare gli studi, con l’università, un ITS o altra formazione. Di questi, il 5,7% ha abbandonato entro il primo anno e il 9,2% ha cambiato percorso. Numeri che raccontano una generazione che cerca di capire cosa le corrisponde, che si muove, si interroga ed è disposta o costretta a cambiare. Perché il cambiamento cambia.



Sono sempre più gli studenti che trascorrono un anno all’estero durante le superiori, costruendo reti di contatti e uno sguardo diverso sul mondo. E quando arriva il momento della scelta, tutto questo conta, perché magari non si tratta più solo di iscriversi all’università o cercare lavoro. C’è chi sceglie un ITS, chi punta su una certificazione tecnica (OSS, patentini per saldature o per il muletto, certificazioni Office Specialist, Microsoft AI Fundamentals, ecc.), chi entra in un’Academy aziendale dove viene formato e assunto molto spesso da subito.

È sempre più evidente: il vero fallimento è restare fermi sulla soglia. Decidere solo per sentito dire, senza fare esperienza diretta. Entrare in un percorso, scoprirlo, chiedersi se corrisponde a ciò che si cerca è già formazione. Anche quando il piano A, B o C non funzionano – speriamo di no – si esce più consapevoli. Perché in quel provare, in quel vivere, si colgono segnali, si raccolgono informazioni, si scoprono cose nuove, anche di sé. È movimento, è formazione, è esperienza.



Il mercato del lavoro oggi chiede manodopera centrata. Le aziende fanno scouting, aprono Academy interne, assumono già in fase formativa pur di garantirsi risorse. Da quest’anno, inoltre, le imprese con almeno 40 dipendenti possono creare Academy interne con un finanziamento pubblico fino al 70% dei costi, tramite il bando Epar. Questi strumenti coprono spese per docenza, piattaforme e materiali, sfruttando anche lo 0,30% dei contributi Inps destinati alla formazione e i fondi interprofessionali.

Un’opportunità concreta per investire sui giovani, unendo formazione e inserimento. Diverse realtà si sono già mosse in questa direzione: Lidl ha avviato una Academy interna che affianca i nuovi assunti fin dall’ingresso, alternando aula e pratica nei punti vendita; Pirelli ha sviluppato le sue Professional Academies, con focus su competenze tecniche e soft skill; Italiaonline forma risorse nei settori digitali da impiegare in azienda o nelle PMI partner. Un caso emblematico è Sea Academy, attiva negli aeroporti di Milano, dove studenti e neodiplomati vivono un’esperienza immersiva direttamente nelle strutture aeroportuali.

Se paragoniamo tutto questo alla lunga stagnazione iniziata nel 2008 e durata fino alle porte del Covid – i primi segnali di ripresa risalgono al 2019 – sembra quasi impossibile. E chi ha l’età per ricordarlo dovrebbe raccontarlo ai giovani, per aiutarli a capire quante occasioni e strumenti oggi ci siano a disposizione. E non solo per i giovani.

Possiamo quindi dire che rispetto al recente passato, cambiare strada oggi è meno traumatico. Non per maggiore tolleranza, ma per la velocità del cambiamento. Sbagliare, forse, è anche più probabile. Ma oggi è più gestibile e si può porre rimedio più facilmente. La formazione è fluida, continua. Si può ripartire, ricalibrare, trovare soluzioni. La chiave è vivere le esperienze, farsi domande, leggere ciò che accade dentro e fuori di noi.

Serve uno sguardo d’insieme. Serve accompagnare i giovani, ma anche gli adulti, a leggere ciò che accade e a capire che la formazione continua è la vera arma per restare impiegabili. Perché oggi più di ieri si può cambiare strada senza perdere tutto. Anzi, si può guadagnare ogni volta qualcosa, uno spunto, una domanda o scoprire una direzione nuova.

Un approccio che va trasmesso ai giovani, ma coltivato anche tra chi è meno giovane, per dare l’esempio. La regola è la stessa: “mantenersi impiegabili” passa per un rapporto sano con il cambiamento, con la formazione continua e in un rapporto diretto con ciò che accade intorno a noi.

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