Storico incontro tra Al Sharaa e Trump. Mentre al Jawlani si accredita, però, in Siria molto poco è cambiato. E HTS governa con la violenza
La visita è stata davvero qualcosa di storico. Al Sharaa, infatti, è il primo presidente della Siria che ha varcato la soglia della Casa Bianca, ma soprattutto ha un passato in Al Qaeda, formazione terroristica per la quale gli USA erano un acerrimo nemico. Eppure adesso il presidente siriano, al potere con il sostegno di Hayat Tahrir al Sham, si è presentato in giacca e cravatta a Donald Trump per chiedergli aiuto nella ricostruzione economica, tanto che il presidente USA al termine dell’incontro ha promesso che farà “tutto ciò che è possibile perché la Siria abbia successo”.
Un tema importante per il futuro del Paese, mai però, spiega Jacques Mourad, arcivescovo di Homs, quanto quello delle violenze che segnano la vita delle minoranze, in particolare alawiti e cristiani. Questa, secondo il prelato, dovrebbe essere la priorità per dare un futuro pacifico e stabile alla Siria, mentre ci sono molti gruppi armati, che comunque hanno legami con le forze governative, che pretendono indebitamente soldi accampando scuse e minacciando le persone. Prima ancora dell’economia è il tessuto sociale del Paese, legato ancora a pratiche tipiche del regime di Assad, che va cambiato. Un cambiamento che Al Sharaa non riesce ancora a incarnare.
Trump e Al Sharaa hanno parlato alla Casa Bianca dopo che gli americani si sono spesi in diversi modi per togliere le sanzioni economiche contro la Siria e quelle contro l’attuale presidente dovute al suo passato di leader jihadista. Perché gli Stati Uniti sostengono il nuovo corso siriano?
Non so quali siano i temi del confronto politico. Spero solo che questo incontro sia servito ad avere un chiarimento su un punto: la violenza che purtroppo continua a caratterizzare il nostro Paese. Il primo problema da affrontare è quello delle vendette ingiustificate e della sicurezza. Oggi non chiediamo altro, ma solo di fermare queste azioni, le uccisioni della gente. Dopo, forse possiamo parlare di altri problemi sul piano politico, ma ciò di cui ha bisogno oggi il popolo siriano per prima cosa è di fermare le vendette.
Chi viene preso di mira soprattutto in queste azioni? Riguardano i cristiani o anche altre minoranze che vivono nel Paese?
Riguardano tutti, i cristiani ma anche gli altri, soprattutto gli alawiti. Sicuramente contro di loro. Ribadisco, questa dovrebbe essere la priorità.
Cosa vogliono veramente gli americani da Al Sharaa e dalla Siria in cambio della revoca totale delle sanzioni e dell’assicurazione che non ci siano più attacchi da parte di Israele?
Ripeto: la prima cosa di cui dovrebbero parlare è la violenza che riscontriamo ogni giorno. Parlo delle persone che vengono uccise e di quelle che finiscono in carcere perché vengono chiesti loro dei soldi che in realtà non devono pagare. Una sorta di corruzione. Da questo punto di vista nel Paese niente è cambiato.
Vuol dire che in realtà i gruppi fondamentalisti che fanno parte di HTS stanno prendendo la mano ad Al Sharaa? Stanno acquisendo potere?
Non è solo il fatto che stanno diventando potenti, ma anche che stanno dando seguito al sistema di ruberie che aveva segnato il regime di Assad. Ricattano le persone, soprattutto i cristiani. Ogni giorno ci sono persone che muoiono nella zona di Homs e nei dintorni. E anche in altre zone della Siria.
Ma cosa succede di preciso, quali ingiustizie subiscono in particolare i cristiani?
Vengono avvicinati chiedendo loro la restituzione di somme a mo’ di debiti che sarebbero stati contratti in precedenza, ma dei quali non c’è traccia. Per mettere tutto a posto alla fine vengono chieste delle somme che sono molto superiori a quelle indicate inizialmente.
Chi fa queste richieste si presenta a nome del governo, delle autorità?
No, non tutti. La maggior parte lo fa per conto suo, ma queste persone si presentano armate. Questo è il punto: questi sunniti legati al governo sono armati. Mentre le persone che avvicinano, siano alawiti o cristiani, sono civili, che le armi, invece, non le hanno e per questo non possono difendersi.
Non è possibile rivolgersi alla polizia, all’esercito, per chiedere loro di essere difesi?
Qui a Homs la polizia c’è, ma alla fine tutti seguono la strada della corruzione e pagano.
Le condizioni di vita della gente nel Paese sono cambiate nel frattempo? Qualcosa è migliorato in termini di cibo e lavoro o la gente sopravvive ancora grazie alle parrocchie, alle associazioni, alle ONG?
Non è cambiato niente e io rimango continuamente sorpreso perché non so veramente come faccia la gente a sopravvivere. Comunque, nonostante l’immagine che Al Sharaa dà di sé, in HTS rimangono dei fondamentalisti che la fanno da padrone.
(Paolo Rossetti)
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