Il discorso alla plenaria UE della Presidente Von der Leyen: “pronti a vendicarci contro le tariffe di Trump, se necessario. Ma l'Europa deve svegliarsi”
LA “VENDETTA” (E RAPPRESAGLIA) DELL’EUROPA CONTRO I DAZI AMERICANI
I dazi oltre a porre in difficoltà l’economia degli Stati e delle aziende, rappresentano ulteriori tasse per i cittadini: parte da questo assunto la Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen nel suo discorso odierno al Parlamento UE, alla vigilia dell’annuncio mondiale dalla Casa Bianca del nuovo capitolo di guerra commerciale cominciato dalla nuova Presidenza americana. Per Donald Trump occorre che ogni partner commerciale con gli Usa debba scontare dei dazi reciproci in grado di rilanciare l’economia a stelle e strisce, causando in queste ultime 48 ore tensioni nei mercati e nelle Borse, con le principali cancellerie politiche globali incerte su quali mosse effettive prenderà il Governo americano sul fronte dazi.
L’Europa, su tutti, teme conseguenze maggiori visto l’alto grado di scambio tra le aziende del Vecchio Continente e quelle USA: sebbene non sia stata Bruxelles a cominciare tale “guerra”, secondo Von der Leyen è giusto mettere sul tavolo una dura e netta “risposta” adeguata alle iniziative di Trump. Sebbene escluda il termine “rappresaglia” su eventuali dazi UE contro l’America, la leader tedesca ribadisce in più passaggi che occorre nel caso essere pronti ad una necessaria “vendetta” per proteggere l’impianto economico europeo. «Non vorremmo doverci vendicare, ma se necessario non esiteremo», rileva ancora Von der Leyen alla Plenaria dell’Europarlamento di Strasburgo.
In un mondo ideale occorre trovare una soluzione costruttiva e mediata tra le parti, ma secondo Bruxelles al momento il rischio forte di uno scontro commerciale dopo i dazi di Trump non è da escludere: come già ripetuto nel recente passato, l’Europa dice di avere un «piano molto forte» per eventualmente vendicarsi di dazi su auto, alluminio e altri dossier ancora tutti da scoprire (attorno al 20%, ma non è ancora stato deciso). Davanti alla Casa Bianca che parla di “giorno della liberazione”, il PPE da Strasburgo commenta laconico di un “giorno del risentimento” che spiegherebbe lo scenario attuale nello scontro commerciale tra Ue e USA, con Bruxelles che rischia la perdita di mezzo punto di PIL annuo.
VON DER LEYEN CITA DRAGHI E AMMETTE I DANNI DELLE TASSE EUROPEE “PEGGIORI DI OGNI DAZIO”
Le contromisure dei dazi UE non sono ancora state evidenziate né elencate, ma si apprestano ad essere un’ulteriore passo in più verso una guerra commerciale dalla difficile “sospensione”, sebbene la strategia di Trump resta quella di aiutare l’economia americana e al contempo di stringere patti bilaterali con i vari partner (in tal caso, annullando i dazi pre-annunciati).
«L’Europa ha tutto ciò che serve per proteggere il nostro popolo e la nostra prosperità», ha aggiunto stamane da Strasburgo la Presidente Von der Leyen, in risposta alla potenziale minaccia degli Stati Uniti. Il tutto sebbene il tycoon repubblicano abbia preannunciato il suo essere «molto gentile» nel trattamento delle nuove imposte contro il Vecchio Continente, «tariffe molto più basse di quelle sulle merci USA».
Prima di far scattare i “contro-dazi”, la leader della Commissione Europea rilancia le prime “tre carte” da giocarsi per l’intera Unione: l’apertura ad eventuali negoziati con Washington, in secondo luogo la diversificazione commerciale con altri partner, su tutti la Cina e l’India; terzo, il raddoppio degli sforzi sul Mercato Unico per abbattere le barriere europee rimaste ancora molto ampie all’interno della vasta burocrazia UE. È su questo punto che Von der Leyen cita i report di Draghi (sulla competitività) e Letta (sulla sostenibilità del mercato unico), ammettendo in maniera netta – forse per la prima volta – che gli ostacoli interni dell’Europa sono da tempo un danno alla crescita molto più ostici di qualunque tariffa trumpiana.
«Le barriere interne del mercato unico europeo», spiega la Presidente europea, «equivalgono a un dazio del 45% per la produzione e del 110% per i servizi»: questo significa, citando il FMI e il report di Draghi, che l’Europa intera deve darsi una svegliata altrimenti rimane schiacciata dalle grandi potenze economiche globali. Von der Leyen ammette infine i troppi ostacoli della burocrazia contro le attività imprenditoriali delle aziende UE, «ha ragione Draghi quando dice che le barriere interne sono più dannose di qualsiasi dazio», e per questo serve sfruttare al meglio il Mercato Unico che è nato proprio per abbattere i vari ostacoli tra i Paesi, «contro dazi e dogane».
Certo, rendersi conto per tempo (le avvisaglie v’erano tutte, anche senza l’avvento del nuovo Presidente americano “aggressivo”) avrebbe evitato il dover correre ai ripari ora: forse occorreva capire prima che le critiche sull’impianto di politica e azione della UE non erano volte per forza ad abbattere Bruxelles ma a migliorarne l’efficacia…