Il Decreto Bollette è stato approvato alla Camera. Le imprese, specie quelle energivore, non sono molto soddisfatte del provvedimento
Il Decreto Bollette varato dal Governo lo scorso febbraio con lo scopo di intervenire sul caro energia per imprese e famiglie è stato approvato dalla Camera per passare all’esame del Senato ed essere convertito in legge entro la fine del mese corrente. Pur mettendo in campo interventi complessivamente per circa 3 miliardi, il provvedimento scontenta alcune parti sociali.
In particolare, si critica la mancanza di interventi strutturali significativi sui costi dell’energia per le imprese come la questione del disaccoppiamento, ovvero la separazione del costo dell’energia rinnovabile, più basso, dal prezzo del gas metano. Una mancanza che penalizza la competitività della manifattura italiana in un contesto in cui i costi dell’elettricità rimangono superiori ai Paesi vicini.
Un emendamento presentato e poi stralciato prevedeva di dedicare parte della nuova produzione di energia rinnovabile incentivata dal decreto Fer X ai consumatori industriali attraverso contratti di lungo periodo slegati dalla volatilità delle quotazioni del prezzo all’ingrosso di energia elettrica, ma è passata solo una versione su base volontaria, riguardante impianti già esistenti e non più incentivati e si prevede che riguarderà solo volumi esigui. Si conferma l’opinione di Confindustria sulla limitata portata delle misure di sostegno la cui maggior parte delle risorse viene destinata alle famiglie.
Come da indicazione della Premier Meloni, l’intervento è principalmente rivolto alle famiglie stanziando 1,6 miliardi di euro tramite bonus a diverse categorie di utenti vulnerabili. Al fine di dare una spinta allo sviluppo delle fonti green distribuite viene allargata la platea di coloro che potranno attivare le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) e si introducono delle modifiche ai procedimenti autorizzativi per la realizzazione o la modifica degli impianti rinnovabili vicino ai punti di consumo.
Per le imprese restano teoricamente 1,4 miliardi di euro da interpretare. I 600 milioni “restituiti” agli energivori provengono dall’anticipo di una misura già prevista, e l’azzeramento degli oneri di sistema nella bolletta elettrica riguarda solo le imprese in bassa tensione, quindi le piccole aziende artigianali. Vengono tralasciate le istanze delle imprese, in particolare quelle energivore. Confindustria aveva proposto di comprimere lo spread tra il prezzo italiano e quello europeo con un meccanismo di fornitura a prezzi calmierati legati agli investimenti in biometano.
Non è passato neppure l’emendamento che proponeva di alleggerire in minima parte le prescrizioni sul solare nei campi introdotte nel Decreto Agricoltura che consentono i soli progetti di autoconsumo industriale e solo sui terreni non coltivati.
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