Omicidio Serena Mollicone, cosa è successo e come si sono svolte le indagini sul delitto di Arce, la ricostruzione dalla scomparsa al processo

Delitto di Arce, a più di vent’anni di distanza dalla morte di Serena Mollicone, nonostante i processi e l’inchiesta per omicidio, restano ancora molte ombre sulla verità definitiva. L’indagine, segnata da depistaggi e omertà, verrà analizzata dal programma Linea di Confine, che tramite l’aiuto di testimoni chiave e protagonisti del caso, proverà a fare chiarezza sull’accaduto, anticipando anche quale potrebbe il nuovo risvolto giudiziario alla luce delle ultime decisioni della Cassazione. La storia inizia con la scomparsa della ragazza appena diciottenne, residente in provincia di Frosinone, il 1 giugno 2001.



A dare l’allarme è il papà Guglielmo che chiama i Carabinieri in serata non vedendo la figlia rientrare a casa dopo una intera giornata. Scattano subito le ricerche, e con l’aiuto di alcuni residenti di zona che raccontano di averla incontrata in diversi momenti, si procede a fare una prima ricostruzione del possibile percorso. Qualcuno rivela di un litigio con un ragazzo, altre persone invece affermano di averla vista salire su un’auto bianca.



Due giorni dopo, il corpo di Serena viene ritrovato in un boschetto, con mani e piedi legati ed un sacchetto di plastica in testa. Emersero subito segni di un colpo alla testa, ma non altre evidenze di violenza. Vicino al cadavere, la borsa della ragazza che conteneva libri e quaderni, ma manca il suo telefono poi riapparso misteriosamente a casa. 

Omicidio Serena Mollicone, la tesi del papà: “Uccisa perchè aveva denunciato coinvolgimento di Marco Mottola in un traffico di droga”

Dal ritrovamento del cadavere di Serena Mollicone, fino all’ultimo processo del 2025, l’indagine sul delitto di Arce è stata segnata da numerosi tentativi di depistaggi e colpi di scena. A partire dal primo arresto, del carrozziere Carmine Belli, che testimoniò di aver visto la 18enne litigare con un ragazzo biondo, e che poi venne assolto da innocente al primo processo. Il papà di Serena fin da subito iniziò a sostenere la sua tesi, che portò avanti fino alla morte nel 2020, secondo la quale, la morte della figlia avvenne proprio nella caserma locale, precisamente nell’appartamento del maresciallo Mottola, padre di Marco, lo stesso uomo che fu visto mentre litigava con la vittima poco prima della scomparsa.



In paese infatti si vociferava di un giro di droga nel quale il ragazzo era coinvolto, un traffico che la stessa Serena probabilmente era andata a denunciare quella mattina. Dopo anni di silenzio, la svolta poi arrivò con il suicidio del brigadiere Santino Tuzi,  considerato personaggio chiave nella vicenda perchè fu il primo a confermare l’effettiva presenza della ragazza in caserma, ma dopo pochi giorni fu trovato morto. I membri della famiglia Mottola, condannati e poi assolti nei vari gradi di sentenze, continuano a dichiararsi innocenti e restano in attesa di un nuovo appello che potrebbe finalmente fare chiarezza sul loro ruolo nell’omicidio.