Delitto di Garlasco: la difesa di Alberto Stasi dà la caccia al sangue sull'impronta di Andrea Sempio e chiede nuovi esami, ma periti invitano alla cautela
Cercare di capire se nell’impronta 33, quella attribuita ad Andrea Sempio, ci sono tracce di sangue è uno degli obiettivi della difesa di Alberto Stasi. Lo spiega Pasquale Linarello, esperto di genetica forense e consulente del pool che assiste l’unico condannato per il delitto di Garlasco, in un’intervista a Libero. All’epoca, i test diedero esiti dubbi o negativi, ma gli strumenti attuali sono più sensibili, per cui i legali di Stasi vogliono capire se in quell’impronta c’è sangue umano e se contiene pure materiale genetico di Chiara Poggi, perché questo indicherebbe che l’impronta è stata lasciata durante o subito dopo l’omicidio.
La richiesta di approfondimenti sulle impronte verrà presentata la settimana prossima dalla Procura di Pavia. Secondo Linarello, si può lavorare su una parte dell’impronta 33. Il problema è che nella relazione del RIS non ci sono fotografie delle condizioni del muro prima del trattamento con ninidrina, reagente usato per evidenziare le impronte latenti e che colora di rosso la traccia.
Secondo Linarello, il fatto che l’impronta sia stata così reattiva potrebbe essere spiegato proprio dalla presenza di sangue, ma è un’ipotesi che va verificata, con la consapevolezza di poter disporre di tecnologie moderne, visto che, ad esempio, gli strumenti sono più potenti e sensibili al DNA, poiché è “cambiata la chimica dei reagenti”.
DELITTO DI GARLASCO, NEL MIRINO ANCHE L’IMPRONTA 10
Le analisi sarebbero utili per capire se la traccia è attribuibile solo ad Andrea Sempio o se sia mista, quindi se vi siano anche tracce di Chiara Poggi. In quest’ultimo caso, significherebbe che quell’impronta non può essere antecedente al delitto di Garlasco. Per questo, la difesa chiede di analizzare anche le parti non esaminate della traccia, quelle asportate dal muro e che potrebbero essere state conservate al RIS, o analizzare ciò che resta.
C’è poi la questione dell’impronta 10, che per la Procura di Pavia non è attribuibile né ad Andrea Sempio, né ai suoi amici, né ai parenti della vittima, gemelle Cappa comprese. Quella traccia è stata individuata sul portone all’interno della villetta e sarà al centro dell’incidente probatorio. Linarello ha spiegato che non sono mai state condotte ulteriori analisi per capire se c’era del DNA e, in tal caso, se fosse maschile o femminile. Capirlo potrebbe servire a chiarire se si tratti della firma dell’assassino o se sulla scena del delitto di Garlasco ci fossero più persone.
IL GENETISTA RICCI: “PRUDENZA SULL’IMPRONTA 33”
Ma sull’impronta 33 non sono possibili esami autonomi: lo ha precisato all’AGI il genetista Ugo Ricci, altro consulente della difesa di Alberto Stasi. Il pool può fornire spunti utili ai consulenti della Procura o al GIP, anche se – precisa – “non siamo a conoscenza delle attività in corso da parte della Procura, che immagino possa avere ancora qualche asso nella manica ben nascosto”.
Invita comunque alla prudenza sull’impronta 33, soprattutto in considerazione di un’incongruenza che definisce clamorosa: nel 2007 era stata ritenuta irrilevante, mentre oggi il RIS la considera significativa e vi rileva 15 punti di compatibilità con Andrea Sempio. Non è però possibile attribuire questo cambiamento esclusivamente ai progressi tecnologici.
Secondo Ricci, è plausibile che all’epoca del delitto di Garlasco l’impronta fosse stata ritenuta non utile dopo un primo confronto con quella di Alberto Stasi. Quanto agli accertamenti futuri, si preannunciano complessi: sarà necessario chiarire con precisione cosa resta di quella traccia, a partire dall’intonaco staccato dal muro, visto che al momento sono disponibili soltanto delle fotografie.
