Il colonnello Gennaro Casese, che indagò sui fatti di Garlasco, è stato intervistato durante l'ultima puntata di Chi l'ha visto
Gennaro Cassese, colonnello dei carabinieri, era all’epoca dei fatti di Garlasco il comandante della compagnia di Vigevano, fra coloro che indagarono nelle ore subito dopo la nota chiamata di Alberto Stasi alle forze dell’ordine. E’ stato intervistato durante l’ultima puntata di Chi l’ha visto e le prime parole sono state su ciò che vide la prima volta che si recò presso la casa di Chiara Poggi, la povera ragazza uccisa il 13 agosto del 2007: “Appena sono arrivato vidi Alberto Stasi che era seduto sul marciapiede dove c’era il cancello pedonale, lui era vicino ad un carabiniere di Garlasco. Mi sono qualificato poi mi sono fatto raccontare brevemente cosa fosse successo e mi ha chiesto se poteva entrare per farmi vedere il percorso che aveva compiuto vedendo la ragazza ma io gli ho detto di stare fuori e anzi, ho dato disposizione di portarlo in caserma”. E ancora, sempre su quei momenti: “Lui aveva richiesto anche ai carabinieri di Garlasco di poter rientrare. I carabinieri hanno trovato il cancello chiuso e sono stati costretti a scavalcare, ma gli hanno detto di non entrare”.
Cassese fa poi notare una cosa particolare: “A me personalmente non ha mai chiesto se la ragazza fosse morta o ancora viva, quando l’abbiamo sentito poi successivamente lui aveva intuito che la ragazza fosse morta quando è uscito da casa Poggi il medico del 118 che si è messo poi a scrivere i suoi atti in giardino”. Chi l’ha visto ha poi mandato in onda il video in cui si vede Alberto Stasi con Stefania Cappa in caserma quattro giorni dopo l’omicidio, e in cui lo stesso condannato racconta di non essere più rientrato in casa, per poi aggiungere “mi pare”, precisando anche che qualcuno era entrato in casa “con le ciabattine tipo le mie”. Gennaro Cassese ha replicato: “Non so a chi si riferisca Stasi, ma forse ai carabinieri che sono entrati con i calzari come il carabiniere Pennini e il medico del 118, lui però non è mai più rientrato, per poi essere riaccompagnato in caserma”. La conduttrice di Chi l’ha visto, Federica Sciarelli, chiede quindi a Gennaro Cassese lumi sempre su quella chiacchierata in caserma, domandando se fosse stato tutto organizzato o meno, riferendosi al fatto che ad un certo punto Alberto Stasi e Stefania Cappa sono stati lasciati solo nella stanza dal carabinieri che li stava sentendo: “Escludo categoricamente un qualsiasi accordo con Stefania Cappa – replica Gennaro Cassese – per poter incastrare Alberto. Quell’ambientale fu fatta di intesa con la procura per vedere se fra i due ragazzi si potesse percepire qualcosa o comunque potesse emergere qualcosa di significativo, ma escludo categoricamente che si fossero messi d’accordo con Stefania Cappa e lo dimostra semplicemente lo scambio di frasi fra i due ragazzi”.
DELITTO DI GARLASCO, CASSESE: “LA CHIAMATA AL 118 DI STASI…”
Un altro mistero è quello della chiamata di Alberto Stasi, la telefonata al 118 subito dopo che il condannato ha trovato il corpo di Chiara Poggi, e che rappresenta uno dei pilastri che ha portato poi alla condanna dello stesso ex studente della Bocconi. Secondo Gennaro Cassese vi è il forte sospetto che quella chiamata non fu fatta subito dopo aver trovato il corpo di Chiara, quindi in macchina come sostiene il giovane, bensì davanti alla caserma dei carabinieri: “Si sente il rumore di una porta che corrisponde all’apertura del cancello pedonale della caserma. Lui ha sempre raccontato di aver chiamato il 118 nell’uscire da casa Poggi, mentre chiudeva il cancello pedonale”.
E ancora: “Sembrava singolare il fatto che non si sentisse alcun rumore esterno, nonostante dica che telefoni in macchina, e poi all’inizio della telefonata si sente il rumore dell’apertura del cancello pedonale della caserma, e si sentirà anche qualcuno dire ‘Andrea’ che era il carabiniere piantone della caserma all’epoca. Quindi lui la telefonata l’ha fatta davanti ai carabinieri e non in macchina”. In poche parole la chiamata l’ha fatta non subito dopo essere entrato in casa di Chiara ma quando era già in caserma. “Lui è davanti alla caserma dei carabinieri – ha continuato Cassese – è singolare che non registri nemmeno la chiusura della porta dell’auto, la chiamata l’ha fatta mentre era già sceso dalla macchina ed era davanti alla caserma dei carabinieri”.
DELITTO DI GARLASCO, CASSESE: “I CARABINIERI SI FECERO ACCOMPAGNARE DA ALBERTO”
Come mai quindi mentire su questo punto? Perchè Alberto Stasi ha chiamato i carabinieri non restando in casa Poggi ma andando direttamente da loro? “I carabinieri di Garlasco – ha precisato Cassese – dopo la chiamata di Alberto si sono fatti accompagnare a bordo della sua autovettura davanti alla casa di Chiara Poggi”. E ancora: “Lui dice di una ragazza a terra, e invece era sulle scale, poi non sapeva se fosse ancora viva, quindi i carabinieri arrivati sul posto avevano l’obbligo di accertarsi che quella ragazza fosse viva, perchè se no avrebbero dovuto attivare i soccorsi”.
E ancora: “Quando sono entrati hanno cercato di fare attenzione su dove appoggiavano i piedi, ma dovevano sincerarsi delle condizioni della ragazza, poi dopo sono rientrati con i calzari e con i guanti insieme al 118, e la dottoressa del 118 è andata a sentire il battito della ragazza e ne ha diagnosticato il decesso”, commenta “giustificando” in qualche modo il fatto che i primissimi carabinieri arrivati sulla scena del crimine a Garlasco non indossassero le protezioni. La chiamata di Alberto Stasi, come detto sopra, ha sempre diviso accusa e difesa, con la prima convinta che si tratti di una telefonata di un ragazzo freddo e calcolatore, mentre la seconda non rivela nulla di anormale.
