Delitto di Garlasco, i consulenti di Andrea Sempio smontano l'impronta 33: "Non è sangue, ma sudore". Depositata integrazione della consulenza

Non è una traccia di sangue, ma di sudore, l’impronta 33 attribuita dalla Procura di Pavia ad Andrea Sempio. Lo sostengono i consulenti di quest’ultimo, nuovo indagato nel delitto di Garlasco. La loro relazione è stata depositata in data odierna dagli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati, integrando la consulenza con cui già contestavano quella degli esperti incaricati dagli inquirenti.



Luigi Bisogno e Luciano Garofano avevano già segnalato che l’impronta aveva generato un “pregiudizio” a livello interpretativo e che i periti dei PM avevano operato senza seguire le procedure previste dalla comunità scientifica.

Ad esempio, le minuzie sono state confuse; quindi, tra le 15 indicate, ve ne sono alcune che in realtà sono “interferenze murarie“, ovvero segni del muro, non “strutture papillari reali“.



Villetta dell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco (Foto 2025 ANSA / FABRIZIO CASSINELLI)

Ma nell’integrazione si spingono oltre: la macchia non è altro che un “contatto per accumulo di sudore“. Non una novità, perché anche i RIS, all’epoca, avevano escluso che vi fosse sangue in quell’impronta.

DELITTO DI GARLASCO, LA VERSIONE DEI CONSULENTI DI SEMPIO SULL’IMPRONTA 33

I PM hanno provato a verificare questo aspetto cercando (ma senza riuscirci) di recuperare l’intonaco da cui era stata tolta la traccia. I consulenti hanno ribadito che l’impronta non si sovrappone correttamente a quella di Andrea Sempio, precisando che non vi è neppure una tolleranza accettabile.



In base alle analisi effettuate dai consulenti dell’amico di Marco Poggi, quella traccia è stata impressa in tre fasi distinte, ma con una dinamica involontaria e complessa. Garofano e Bisogno contestano il possibile utilizzo di un software che ha individuato automaticamente le 15 minuzie attribuendole a Sempio, con un sistema non idoneo a trattare questo tipo di rocce.

Peraltro, per i consulenti dell’indagato, non vi è neppure certezza che appartengano a lui le 5 minuzie che gli erano state già attribuite; comunque, le altre vengono ritenute “interferenze” del muro. Non la pensa così la difesa di Alberto Stasi, condannato per il delitto di Garlasco: stanno per depositare delle “osservazioni tecniche” per richiedere nuovi esami, in quanto ritengono che l’impronta sia “densa e carica di materiale biologico“.