Il delitto di Garlasco a Quarto Grado con le parole dei carabinieri Cassese e Pennini su Bruscagin, Muschitta e l'impronta sul pigiama
Quarto Grado ha parlato anche ieri sera con il comandante Cassese, il carabiniere fra i primi ad entrare nella casa di Chiara Poggi a Garlasco il giorno dell’omicidio. Ci si è soffermati in particolare sulla famosa impronta sul pigiamino di Chiara, quattro dita ben visibili sulla spalla sinistra, un’orma chiara dell’assassino – visto che le impronte sono di sangue – che avrebbe potuto chiudere il caso nel giro di cinque minuti. Quelle impronte però andarono perse per sempre visto che il medico venne autorizzato a girare il corpo, con il pigiama di Chiara che si sporcò del suo sangue. “C’erano le impronte sulla spalla sinistra e ce ne eravamo accorti – spiega Cassese a Quarto Grado – perchè non sono state repertate? Ho visto queste 4 impronte, sono stati fatti i rilievi tecnici, è arrivato il medico legale, è stato autorizzato ad arrivare vicino al corpo, sono sicuro che sono state fatte delle foto dai nostri repertatori e poi il medico legale per fare l’esame necroscopico, autorizzato dal pm, l’ha girata, noi avremmo dovuto tagliare quel tessuto prima di girarla”.
Quindi ha proseguito: “Questo è quello che si è verificato, i repertatori che erano giù non hanno evidenziato di tagliare questo tessuto, sono coloro che effettuano i sopralluoghi e fanno i rilievi tecnici, hanno competenze specifiche. Io le ho viste le impronte ma quando è arrivato il medico legale io non ero giù, sono sceso successivamente quando la ragazza è stata girata e ho detto di imbustare le mani per capire se sulle unghie vi fosse materiale biologico. Qualcuno gli avrebbe dovuto dire si fermi. Ha fatto un errore chi ha autorizzato di girare il corpo ma non convengo sul fatto che oggi dovrebbe fare un altro mestiere. La cassazione dice che il medico legale ha ricevuto la maglia già intrisa di sangue? Io ricordo che il medico legale ha girato il corpo. Sicuramente è un errore fatto dall’arma, dai repertatori sul pigiama della povera Chiara”. Un altro argomento di discussione è stato il famoso testimone, Muschitta, colui che parlò per ore descrivendo di fatto Stefania Cappa in via Pascoli la mattina dell’omicidio, su una bici nera e con in mano un oggetto non identificato.
DELITTO DI GARLASCO, PENNINI E CASSESE SU BRUSCAGIN E MARCHETTO
A riguardo Cassese precisa: “Sono state fatte due interruzioni durante l’interrogatorio, nella prima interruzione abbiamo intercettato l’utenza telefonica del Muschitta sulla seconda interruzione invece si è deciso di sentire la compagna di Muschitta presente in procura. Non sono state esercitate pressioni durante quelle sospensioni. Si vede infatti che appena si sospende inizia il verbale della compagna. In quei 40 minuti dovrebbe essere stato costretto… Io sono carabiniere dal 1985, è capitato anche altre volte che si verificassero queste testimonianze che ritrattavano tutto”. Quindi ha aggiunto: “Dopo aver sentito Muschitta fu messo sotto intercettazione poi siamo andati a fare accertamenti per cercare di collocarlo sul posto, degli elementi di tipo oggettivi e di analisi. Rileggendo il verbale a me personalmente nel momento in cui descrive che si incrocia con questa ragazza, dice di incrociarsi con gli occhi perchè era una bella ragazza, faccio fatica attraverso gli occhiali a fascia nera che io mi incrocio lo sguardo”.
“Altre cose che mi hanno sorpreso e quando dice di aver visto l’oggetto in mano alla ragazza, ma anche quando dice di aver visto un’auto di colore nero parcheggiata nella rientranza di via Pascoli, una cosa molto forzata, auto che secondo Marchetto sarebbe della mamma delle gemelle Cappa. Se veramente quella fosse stata l’auto della mamma di Cappa, sarebbe stato più logico per la ragazza salire sull’auto della mamma”. E ancora: “Abbiamo preso le telecamere della zona ma non abbiamo trovato nulla. La compagna dice che Muschitta non le aveva raccontato nulla quando apprende l’omicidio. Io ritengo che lui ha l’interesse di dover mantenere un suo ruolo nell’ambito famigliare di aver detto la verità”, riferendosi all’intercettazione del padre.
DELITTO DI GARLASCO, PENNINI E CASSESE SU BRUSCAGIN E MARCHETTO
Pennini ha invece parlato di un altro testimone che entra nel giallo di Garlasco, Gianni Bruscagin, definito il supertestimone da Le Iene. A riguardo spiega a Quarto Grado: “Brusagin lo conosco, lo conosceva bene anche Marchetto, lui faceva vigilanza e aveva questo porto d’armi per difesa personale fino al 2009, ma poi nel 2010 quando doveva rinnovarlo non aveva i requisiti ed ho messo il mio parere negativo e da quel giorno non ha avuto più il porto d’armi. E’ una brava persona ma quel racconto a noi non ce l’ha mai fatto anche se vi garantisco che ci vedeva quasi tutti i giorni, aveva paura ma non so perchè, ci conosceva tutti. Lui riceve questa notizia ma invece di parlarne con noi parla con Tizzoni e l’avvocato gli dice di rivolgersi a noi, ma lui si rivolge ad un colonnello di Milano che gli dice di non fare nulla ma lo trovo molto strano… ma anche questo colonnello è morto, chi viene in contatto con Bruscagin muore”.
Cassese poi replica a Marchetto sul fatto che parli di indagine fatta con il paraocchi e a senso unico: “E’ un’idea sua, le biciclette? Quella della sorella Cappa di cui lui parla insistentemente, era di colore nera ma con le borse fucsia e non aveva le caratteristiche di quella che descriveva la Bermani. Marchetto non aveva detto del sistema di allarme del negozio del papà di Stasi, lui sapeva già dal 14 mattina che quel negozio era allarmato”. E ancora: “Marchetto ha giustificato che Brusagin non aveva parlato con lui perchè era sotto torchio. Poi l’appartamento descritto da Brusagin non era disabitato da anni ma invece era occupato, adesso questo appartamento diventa disabitato, le chiavi le aveva la vicina…”.