Si parla del delitto di Garlasco negli studi di Quarta Repubblica: ecco le dichiarazioni dell'avvocato Antonio De Rensis
L’avvocato di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, è stato intervistato ieri sera negli studi di Quarta Repubblica per parlare di Garlasco. Ha esordito così il noto penalista, soffermandosi sull’impronta 33, che vede scontrarsi chiaramente difesa, accusa e procura. Secondo gli inquirenti e i legali di Alberto, l’impronta 33 apparterebbe a Sempio, avendo individuato 15 minuzie corrispondenti, ma per la difesa ci sarebbero al massimo 5 minuzie e soprattutto, non conterrebbe sangue ma sudore, di conseguenza non sarebbe contestualizzabile. “Lasciamo lavorare i consulenti sull’attribuzione o meno a Sempio – dice riferendosi all’impronta 33 – per quanto riguarda l’incidente probatorio la difesa di Sempio si è opposta sempre a tutto, questo è un esame ripetibile e non si capisce perchè ora vogliono fare l’incidente probatorio”.
E ancora: “Ho notato da parte della difesa di Sempio un atteggiamento ondivago ma ci sta nelle dinamiche del procedimento penale. Noi dobbiamo uscire dal fatto che ogni evento diventi l’evento, questa indagine durerà ancora un po’ e va gestita in tranquillità. Alberto Stasi – ha continuato – adesso la Cassazione si è soffermata sulla semilibertà e abbiamo messa da parte questa cosa”. Sull’incidente probatorio e la spazzatura da cui sono emersi solo i dna di Chiara Poggi e Alberto Stasi, De Rensis ha spiegato: “Sulla cannuccia è stato trovato pochissimo dna di Alberto e sulla pellicola dei due Fruttolo poco dna di Chiara Poggi. Non accetto che la spazzatura di quella casa sia stata repertata otto mesi dopo l’omicidio”.
DELITTO DI GARLASCO, DE RENSIS “QUANDO ALBERTO TROVO’ IL CADAVERE…”
E ancora: “L’idea che ci siamo fatti tutti qual è? Nel 2007 a Vigevano sono partiti contro Stasi come un treno e questo è innegabile per tutte le argomentazioni di oggi che all’epoca non trapelavano, motivo per cui io dico che la luce fa bene, ci dimostrano che quella indagine è andata immediatamente su Stasi tralasciando altre strade. Io intercetto lei ma se io voglio comunque andare sul dottor Lugli, quello che dice lei è irrilevante, lo ascolto poco… in buona fede magari, ecco questo è stato un errore dell’epoca”, precisa poi De Rensis cercando di fare capire come sia andata a suo modo di vedere la prima indagine sull’omicidio di Garlasco.
Sul fatto che Alberto Stasi non abbia fatto nulla dopo aver scoperto il corpo senza vita di Chiara Poggi a Garlasco, De Rensis sottolinea: “Prima di tutto non va dimenticato che i carabinieri sono a 600 metri, da casa di Chiara Poggi, quindi serve un minuto, forse un minuto e mezzo di auto. Quando hanno ucciso la povera Giulia Cecchettin, c’è chi ha visto, chi ha urlato, chi è andato dai carabinieri, le reazioni personali non possono diventare il fondamento di una condanna. Se noi analizziamo il comportamento che chiamando da fuori si sentiva il telefonino e il telefono fisso nella posizione e anche il giudice Vitelli ha fatto la prova, siamo d’accordo che chi è uscita sapeva che Chiara era morta: perchè doveva rientrare?”.
DELITTO DI GARLASCO, DE RENSIS SUL RUOLO DELLE SORELLE CAPPA
In studio passa quindi una vecchia intercettazione di Stefania Cappa che si lamentava del fatto che gli inquirenti stessero sequestrando il tutor della sorella Paola, indagine risalente al febbraio 2008, diversi mesi dopo l’omicidio (ricordiamo avvenuto ad agosto 2007): “Secondo lei questa roba qui andava fatta nel febbraio del 2008? – domanda De Rensis a Nicola Porro, conduttore di Quarta Repubblica – io queste persone le conosco come emerse dalla cronaca, ma se devi fare una cosa così non le fai nel febbraio 2008. Questa è una roba a me incomprensibile fatta in quell’epoca. Bisogna vedere nella loro testa cosa poteva rappresentare il tutore, se devi esaminarlo lo fai nell’immediatezza, posto che poteva avere qualche rilevanza. Qui non c’entra niente Paola Cappa, tu vieni dopo sei mesi? E’ uno sfogo comprensibile quello di Stefania, se lo devi fare lo fai subito o no”.
Quindi aggiunge: “Io credo che nel febbraio 2008 le idee di chi investigava fossero esclusivamente rivolte ad Alberto Stasi, questo lo deduco leggendo le carte”. E ancora: “Il punto di non ritorno è stato il fermo di Alberto, da lì tornare indietro prevedeva un coraggio da leoni, è avvenuto il 24 settembre e non si torna indietro”. De Rensis si congeda dicendo: “Un’indagine piena di errori amplifica il ragionevole dubbio”. Da sempre l’avvocato di Alberto Stasi si dice convinto che la prima indagine sia stata fatta con molteplici errori, su tutti la famosa impronta sul pigiamino di Chiara Poggi, quasi sicuramente 4 dita del killer, ma che non vennero mai repertate in quanto il medico legale fu autorizzato a girare il corpo di Chiara: girandolo il pigiama si intrise di sangue e addio impronta.
