Delitto di Garlasco, analisi di Vittorio Feltri a Filorosso: "Alberto Stasi? Condannato un innocente. Ora caccia all'assassino, ma la procura non ha nulla"
DELITTO DI GARLASCO, L’ANALISI DI VITTORIO FELTRI
C’è un motivo, per Vittorio Feltri, se la nuova indagine sul delitto di Garlasco desta molto interesse nell’opinione pubblica e riguarda la possibilità che un innocente sia finito in carcere. Il giornalista torna a difendere Alberto Stasi, unico condannato per l’omicidio di Chiara Poggi, stavolta ai microfoni di Filorosso, su Rai 3.
Non ha dubbi riguardo all’innocenza di Stasi; infatti, ritiene che questa inchiesta stia dando “la caccia all’assassino vero”. D’altra parte, nutre dei dubbi sul fatto che possa produrre dei risultati.
LE ASSOLUZIONI DI ALBERTO STASI
Per quanto riguarda la sua posizione, Feltri ha chiarito di essersi convinto dell’estraneità di Stasi dopo le due assoluzioni. “Tu non lo puoi condannare più, in nessun Paese civile accade questo”, ha tuonato il giornalista e consigliere regionale lombardo, secondo cui però, al momento, non ci sono elementi che possano giustificare l’apertura della nuova indagine.
I DUBBI DI FELTRI SULLA NUOVA INDAGINE
“Sono contento che possa trovare la giustizia che lo assolva, ma per ora non è saltato fuori nulla; anche su Sempio non c’è niente”. Dunque, per Feltri, la Procura di Pavia “non ha in mano nulla”. Una tesi, peraltro, condivisa da Massimo Lovati, legale del nuovo indagato, Andrea Sempio, il quale è poi intervenuto nello stesso programma per attaccare gli inquirenti, contestando anche l’importa 33 attribuita al suo cliente, una traccia che sarebbe di sudore e in cui non vi sarebbe sangue, stando alla consulenza di parte eseguita.
Tanti sono stati gli errori commessi dagli inquirenti, secondo Feltri; infatti, non riesce a indicarne uno che possa essere considerato il più grave, ma di sicuro, per lui, quello fondamentale è stato non prendere atto delle due assoluzioni di Stasi e costringerlo a un terzo processo.
Comunque, nell’intervento di Feltri sul delitto di Garlasco, c’è spazio anche per una dura critica ai magistrati, che non pagano per gli errori che commettono, col rischio che sia lo Stato a farlo.