A Quarto Grado un ampio approfondimento sul caso di Garlasco, con le parole del generale Garofano su vari aspetti controversi
Si è parlato di Garlasco ieri sera a Quarto Grado e, come sempre, vi era ospite il generale Garofano, legato con un doppio filo all’omicidio di Chiara Poggi: nel 2007, all’epoca delle indagini, era il comandante dei RIS e fino a poche settimane fa è stato il consulente di Andrea Sempio. Garofano ha cercato prima di tutto di fare chiarezza sulla famosa consulenza Linarello, ricevuta dai penalisti nonostante fosse un atto secretato all’epoca. “Io ricevo queste 93 pagine con il timbro della Procura generale di Milano, con la consegna dell’istanza presentata dagli avvocati Giarda e Bocellari, che conteneva la richiesta di apertura indagini, la consulenza Linarello, la consulenza Fabbri e la consulenza di Skp”.
“Indubbiamente è una copia – aggiunge Garofano, in merito al fatto che fosse un documento ufficiale – ma non so come è uscita quella copia. Perché non mi sono fatto una domanda da dove provenisse? Me la mandavano tre penalisti ed ho dato per assodato che fosse legittima, e l’ho scoperto solo nel 2025: in questi anni non me lo sono mai chiesto. Io non sapevo che la mia consulenza non fosse stata depositata, quando pensavo invece avesse contribuito all’archiviazione di Sempio del 2017 e che quella documentazione fosse legittima o meno”.
“Quando ho capito che qualcosa fosse stato messo in dubbio, ho scritto all’avvocato Soldani via WhatsApp e non ho ricevuto risposta. Dimostra che io non ho mai sospettato, né avevo titolo di sospettare: tre penalisti mi danno una documentazione e non mi tocca il dubbio, per me è legittima”.
DELITTO DI GARLASCO, GAROFANO E IL PRESUNTO INCONTRO A PARMA
Ha fatto anche chiarezza su un presunto appuntamento a Parma con i legali: “Probabilmente abbiamo parlato con l’avvocato Soldani che ci saremmo visti, ma questo per logica viene smentito. Non ricordo di essermi visto con loro a Parma, ma c’è l’e-mail delle 19:47 dell’11 gennaio con il documento e l’istanza: se io la ricevo per e-mail, dimostra che l’incontro non c’è stato. Dieci minuti dopo io scrivo all’avvocato Soldani dicendogli che, se volevamo incontrare la famiglia Sempio, sarei stato a disposizione, ma mettendo insieme le cose, per logica – e-mail e orari – escludo che ci siamo visti di persona a Parma”.
Di nuovo sulla consulenza Linarello, che secondo il generale Garofano proveniva “dalla segreteria della Procura generale, perché le copie girano. Le mie sit, dopo qualche giorno, sono state diffuse tutte, quindi… non escludo che sia stata fatta una copia e sia stata data agli avvocati”. Poi ha aggiunto: “Il timbro sulla consulenza è il timbro del deposito fatto dall’avvocato Bocellari il 13 dicembre 2016 alla Procura generale di Milano, che, se non ricordo male, dispone che sia assegnato a un collega”.
DELITTO DI GARLASCO, GAROFANO FA CHIAREZZA SULLE UNGHIE DI CHIARA POGGI
Garofano si è poi concentrato sulle unghie di Chiara Poggi, chiarendo anche in questo caso un dubbio sul numero: quante sono quelle analizzate, nove o dieci? “La relazione dei RIS – racconta leggendola in diretta TV – dice che le unghie della mano sinistra consistevano in sei frammenti messi in cinque provette: cinque vengono considerate utili, mentre per la mano destra si parla di sei frammenti e quattro provette; quindi, all’origine, ci sono nove provette. I miei colleghi dei RIS hanno fatto una scelta di prediligere solo quei frammenti che avevano dato un risultato, quindi le provette sono nove. Si trattava di unghie veramente molto limitate e dobbiamo sempre rapportarci alle tecniche di allora, che erano molto meno performanti di oggi”.
In ogni caso, “sono le stesse unghie arrivate al dottor De Stefano”, che considera il DNA non comparabile. E ancora: “È sparita un’unghia? Credo sia una suggestione. Una verifica potrà essere fatta vedendo i passaggi di questi reperti: i verbali ci sono per ogni passaggio. I frammenti minuti che fine hanno fatto? Non sono stati assolutamente buttati via, noi del RIS abbiamo fatto il massimo possibile. Voglio difendere i miei colleghi, voglio invitare chi critica a ragionare su ciò che si fa e non si fa. Chi è che non sbaglia? Erano l’élite. Il capitano del RIS ha fatto una scelta: ha preso quattro frammenti di unghia della mano destra e magari in una provetta ha messo più frammenti, poi ne ha presi cinque dall’altra mano, mettendo da parte quelli più minuti”.
Garofano è tornato anche sul suo addio al caso Garlasco come consulente di Sempio: “Io ho sentito l’avvocato Taccia e, tramite lei, l’avvocato Lovati fino all’ultimo momento, nell’udienza in cui ho partecipato come consulente. Ho insistito in maniera caparbia che l’impronta 33 entrasse nell’incidente probatorio e gli avvocati mi hanno confermato che non intendevano includerla. Io ho parlato il 29 settembre con Sempio, l’ho posto di fronte a una scelta e ho messo nelle mani di Sempio una sua scelta, perché il destino era il suo. Lui ha confermato che si fidava degli avvocati, ma non ho mai sospettato di corruzioni e illeciti, solo una scelta tecnica. Non ci sono dubbi”.
DELITTO DI GARLASCO, GAROFANO: “HO MESSO IN STAND BY LA MIA TOURNE’…”
E ancora: “Ho lasciato anche la consulenza di Sebastiano Visitin qualche giorno dopo, perché non credo all’utilità di quell’incidente probatorio disposto dal GIP di Trieste, in quanto analizzare le tracce dei vestiti, i capelli, i coltelli non serve per stabilire alcunché, anche perché avrei dovuto fare la spola fra Ancona, Trieste e Parma. Ho rinunciato anche alla tournée teatrale, perché le cose non mi sono scivolate addosso: io sono stato oggetto di offese ignobili, macchinazioni; non ho ritenuto opportuno fare una tournée teatrale, perché mi aspettavo un flop, in quanto la mia immagine era stata attaccata e intaccata, e mi aspettavo qualche critico che veniva in teatro a dare fastidio, quindi l’ho solo rinviata”.
Infine, su quella che sembrerebbe l’impronta di una mano insanguinata nel pavimento di casa Chiara Poggi a Garlasco, Garofano precisa: “Quella per me non è una mano: avremmo avuto l’effetto contrario. Se una mano insanguinata si appoggia sul pavimento, ostacola la diffusione del sangue; di conseguenza avremmo una macchia contraria. Il palmo insanguinato non produce una macchia come quella, e poi quella sarebbe una mano di trenta centimetri. Le striature sotto indicano invece la mano di Chiara che viene presa dai piedi e che viene trascinata fino alla porta: è il segno del trascinamento che ha in parte perturbato quella macchia di sangue, che è il nucleo centrale che poi si è diffuso”.