Facciamo il punto sul delitto di Garlasco con le nuove dichiarazioni del generale Garofano, intervistato stamane da Uno Mattina
Il Generale Luciano Garofano, ex comandante dei Ris, è stato intervistato stamane da Uno Mattina Estate, in diretta su Rai Uno, per parlare di Garlasco. Il fondatore dei Ris è attualmente il consulente di Andrea Sempio, unico indagato in concorso in omicidio nella nuova inchiesta, e le prime parole sono state sull’impronta 33. Si tratta di una traccia che sta dividendo accusa e difesa, ancor di più dopo la consulenza presentata dai difensori di Alberto Stasi secondo cui quella traccia sarebbe di Sempio (vi sarebbero 15 minuzie corrispondenti) e soprattutto, sarebbe intrisa di sangue.
Garofano a riguardo ha spiegato: “L’aspetto fondamentale è che normalmente in una scena del crimine si cercano tracce visibili e non visibili, lo si fa con la luce bianca e con le luci forensi e in quella parete furono trovate macchie di sangue anche millimetriche e poi c’era questo alone che non suggeriva alcun sospetto che potesse essere una traccia ematica”.
“Tanto è vero che dopo aver numerato le tracce ematiche evidenti e non visibili ad occhio nudo, quell’alone scuro fu trattato con la ninidrina che mise in evidenza questa impronta palmare che i miei colleghi di allora giudicarono inutile perchè una impronta deve mostrare segni caratteristici in un numero sufficiente che per la legge italiana sono 15 e 16. Venne ritenuta non utile, non diagnosticabile, qualcosa che non può essere confrontato”.
Chiaro quindi cosa sia accaduto nel 2007, durante la prima indagine su Garlasco questa traccia venne individuata ma ritenuta non utile alle indagini di conseguenza venne accantonata.
Come detto sopra, però, sembrano pensarla diversamente i consulenti di Alberto Stasi, ricordiamo, unico condannato per l’omicidio di Garlasco: “Io sono di parte – aggiunge Garofano – ma bisogna rimanere obiettivi e aderire alla scienza, per noi l’impronta 33 non ha le 15 minuzie, quei 15 punti caratteristici e poi nella consulenza di Stasi mancano elementi obiettivi, non c’erano tracce di sangue ne tanto meno dei piedi sporchi di sangue come loro collocano, visto che mettono il presunto assassino sul gradino zero”.
DELITTO DI GARLASCO, GAROFANO: “NON CI SONO IMPRONTE”
E ancora: “Non ci sono impronte di scarpe insanguinate ne tanto meno impronte di sangue visibili tanto quanto quelle sul pigiama che significava che l’assassino era molto sporco di sangue: ci sono una serie di forzature che noi non condividiamo e speriamo che ci sarà un incidente probatorio per chiarire questo aspetto”. Garofano rimane scettico anche su ignoto 3, il dna attualmente senza un nome e senza un volto ritrovato nel cavo orale di Chiara Poggi.
Secondo il consulente di Andrea Sempio si tratta semplicemente di contaminazione, e spiega perchè: “Ignoto 3 non è un profilo completo, la garza fu utilizzata per raccogliere materiale di Chiara e su quella garza c’è solo profilo di Chiara più un profilo y, una dna che però è infinitesimale maschile, parte di cui già individuato come l’assistente del medico legale Ballardini (colui che eseguì l’autopsia su Chiara ndr).
Molto probabilmente quella garza è stata contaminata durante il prelievo, forse si trova qualcosa, ma a mio avviso è una contaminazione e sarà difficile individuarlo, ma è giusto che si facciano ulteriori approfondimenti da parte della procura”.

DELITTO DI GARLASCO, GAROFANO: “LE ANALISI FATTE NEL 2007…”
In conclusione di intervista il generale Garofano spiega come mai non vi sia conflitto di interesse nell’essere consulente di Sempio, lui che nel 2007 era comandante dei ris: “Le analisi delle macchie del sangue e delle impronte papillari sulla scena del crimine furono fatte dai miei ex colleghi io ero comandante ma non avevo incarichi formali all’epoca. Quando poi nel 2017 fui contattato dalla difesa di Sempio, mi interessai a questo aspetto perchè capii che quel profilo non era utile per alcuni confronto”, riferendosi al materiale genetico trovato sotto le unghie di Chiara Poggi, che per la procura (consulenza di Previderè) è di Sempio, ma non per la difesa.
“Quindi quando Sempio è stato di nuovo indagato mi sono sentito in dovere di occuparmi anche perchè la nuova indagine riguarda analisi completamente diverse rispetto al 2007, fra cui anche l’interpretazione delle analisi delle unghie a cui il processo ha già dato una risposta. Sento il dovere di difendere un innocente e di difendere una sentenza definitiva che ha già condannato Alberto Stasi”.
Chiaro quindi il pensiero del generale Garofano che si dice certo prima di tutto dell’innocenza del suo cliente, e secondariamente non intervenne in prima persona nelle indagini del 2007, se non per qualche azione marginale, di conseguenza non vede il conflitto di interessi. In ogni caso se il gip ha ammesso la sua consulenza c’è da stare certi che l’operato del fondatore dei Ris sia assolutamente legale e consentito.
