Giada Bocellari, storico legale di Alberto Stasi, intervistata stamane in collegamento sul giallo di Garlasco: ecco le sue parole

Storie Italiane ha avuto ospite l’avvocato Giada Bocellari, storica legale di Alberto Stasi, per tutti gli ultimi aggiornamenti sul caso di Garlasco. “Al di là degli sviluppi e del processo – le prime parole dell’avvocato – questa vicenda ha al centro una ragazza giovane che è stata uccisa in maniera brutale e questo cerco di ricordarlo sempre.



C’è un grande aspetto mediatico che da sempre caratterizza questa vicenda e spesso porta a dimenticarsi il motivo per cui ne parliamo: Chiara è al centro di questo omicidio, non dobbiamo dimenticarlo mai e quando si parla di tutti gli effetti collaterali, dobbiamo sempre mettere al centro lei e la famiglia di Chiara Poggi. Non è perbenismo, se ce lo ricordassimo tutti forse saremmo più prudenti tutti, sono molto severa su questo”.



Quindi ha ricordato il famoso lavandino di casa Poggi: “La difesa ha sempre sostenuto che il killer non ha usato il bagno dopo l’omicidio, era stato trovato il dna misto appartenente alle persone che abitavano in casa. Se non trovano sangue da nessuno parte è evidente che l’assassino non si è lavato”.

DELITTO DI GARLASCO, GIADA BOCELLARI: “SUL DISPENSER IN BAGNO…”

E ancora: “Su quel dispenser dove sono state trovate due impronte di Stasi, ci sono molteplici impronte digitali, ma le uniche due attribuibili erano quelle di Stasi e processualmente questo è diventato che c’erano solo le sue impronte come se avesse lavato il dispenser. Ma se si vedono le foto si vede che quel dispenser non è stato lavato. Poi si aggiunge il dato dei capelli del lavandino, nonostante si contesti a Stasi di aver accuratamente anche lavato il lavandino, e questo è qualcosa che scientificamente non regge, precisamente dalla perizia del 2009”.



“Anche i carabinieri lo scrivono nell’informativa del 2020 ma non è una novità. Il dato erano le impronte a pallini sul tappetino del bagno, e quindi si era arrivati alla conclusione che l’assassino si fosse lavato: magari si è solo specchiato oppure ha preso i due teli da mari spariti da casa Poggi per pulirsi. Non sono stati analizzati il lavandino della cucina, la doccia, il bagno di sopra, tutte quelle lacune che sono sempre state molto evidenti alla difesa di Stasi”.

DELITTO DI GARLASCO, GIADA BOCELLARI: “IL CONTADINO DEL 2016…”

Giada Bocellari aggiunge: “Noi abbiamo sempre rispettato la sentenza di condanna ma questo non si significa che non si possa criticarla. Siamo consapevoli che sia irrevocabile e Stasi è in carcere, ma quando veniamo interrogati sui presunti indizi possiamo criticarli ed evidenziare gli elementi presenti nel processo.

Tutti i giorni escono elementi nuovi? Sono molto arrabbiata perché crea grande confusione nell’opinione pubblica, spesso escono fake news che non fanno altro che creare un grandissimo rumore di fondo che danneggia l’indagine. L’indagine forse un giorno potrebbe avere effetti sulla condanna di Alberto Stasi, ma ciò che ci interessa è che vengano colmate le lacune del processo”.

“Io sono la prima che può farvi un elenco di notizie false o superate, devo dare ragione alla difesa di parte civile quando dice che la gran parte degli elementi sono superati. Ad esempio la notizia dell’impronta da donna io non l’ho mai vista in un atto, non è un dato vero. L’unico dato vero è che nell’autopsia c’erano dei lividi evidenti da tacco e punta di scarpa, questo è un dato oggettivo. Si parla poi di un contadino che nel 2016 quando si aprì l’indagine per Andrea Sempio aveva cose da dire ma la sua attendibile è stata esclusa. Non è la difesa di Stasi che fa uscire queste notizie, anzi passo la giornata a smentirle”.

DELITTO DI GARLASCO, GIADA BOCELLARI: “IL CONTADINO DEL 2016…”

Il genetista Marco Capra, della famiglia di Chiara Poggi, aggiunge: “Chapeu all’avvocato, ci sono queste fughe di notizie che non possono arrivare dalla parte civile, siamo semplici spettatori, leggiamo queste fake news che tra l’altro sono state già date una decina di anni fa. Io ho sempre cercato di dare il mio apporto nel corso del processo sempre nell’ambito di un confronto lecito, mi confrontavo con gli altri esperti, poi decideva il giudice a ragion veduta. Nei primi due gradi c’era stata l’assoluzione di Alberto Stasi quindi non erano mal predisposti verso la difesa”.

Giada Bocellari, riprendendo la parola, aggiunge: “Questi errori commessi in fase di indagine più o meno grossolani avrebbero potuto escludere Alberto Stasi. Non repertare i capelli nel lavandino o i cucchiaini nel lavandino… non sono stati proprio considerati. Noi in sentenza leggiamo che questi errori hanno agevolato Alberti Stasi ma in realtà lo hanno fortemente penalizzato”.

E ancora: “Ad esempio si parla di Alberto Stasi che ha portato di sua spontanea volontà degli oggetti in caserma, quando in realtà sono stati richiesti dopo perquisizione. Errori macroscopici sono stati fatti anche sull’orario della morte. Fino al 2009, quando i periti informatici recuperano l’alibi di Alberto Stasi, si sosteneva che Chiara Poggi fosse morta fino alle 11:00 e della bicicletta vista dalla testimone nessuno se ne interessava, ci si è interessati dopo che si è scoperto che Alberto Stasi era al computer. Le lacune investigative sono state importanti da tanti punti di vista, oltre agli errori”.

Sulla famosa testimonianza di Muschitta: “Lui è stato iscritto di ufficio per calunnia dopo aver terminato la sua deposizione, e dopo aver ritrattato. Non so come si è arrivati alla ritrattazione, non so se gli è stato mostrato qualcosa. Quello che certo è che la procura l’ha ritenuto del tutto inattendibile perchè lo iscrive nel registro degli indagati per calunnia immediatamente. La procura disse all’epoca che se qualcuno fosse a casa di Chiara Poggi alle ore 9:10 non aveva importanza, nemmeno la bicicletta, venne detto in fase di discussione prima che Stasi chiese l’abbreviato”.