Ore 14 Sera si è concentrato sugli ultimi aggiornamenti su Garlasco e il giallo dell'impronta 33: ecco che cosa sta emergendo
Ampio approfondimento su Garlasco ieri su Rai Due a Ore 14 Sera, ultima puntata della stagione serale del talk condotto da Milo Infante. Moltissimi gli argomenti trattati a cominciare dalla famosa impronta 33. Il conduttore ha citato il generale Garofano, ex comandante dei Ris attualmente consulente della difesa di Andrea Sempio, secondo cui la traccia trovata sul muro delle scale che portano alla cantina di casa Poggi a Garlasco, non è affatto dell’indagato.
Ma c’è di più, dalla loro consulenza preparata, così come da quella dei difensori della famiglia di Chiara Poggi, emergerebbe che le minuzie corrispondenti all’impronta di Sempio non sarebbero 15 ma solo 5, e che i consulenti della procura avrebbero confuso delle increspature del muro con delle minuzie: possibile? Milo Infante commenta: “diventa un po’ imbarazzante”, mentre la dottoressa Roberta Bruzzone, criminologa presente in studio, commenta: “Io non voglio crederci, se fosse davvero accaduto qualcosa del genere”.
L’ex comandante dei Ris, Giampietro Lago, usa invece un po’ più di pragmatismo e dichiara: “Non ci dimentichiamo che chi si è espresso per conto della procura è un consulente nominato, esperto indubbiamente, di dattiloscopia e che ha lavorato, non ho dubbi, con grande attenzione su questa impronta. Non dimentichiamoci inoltre che Garofano è un consulente di parte”. Quindi l’ex comandante dei Ris aggiunge: “Dal mio punto di vista la comparazione del consulente della procura è stata fatta con grande attenzione, sono portato a pensare che non sia possibile un errore così madornale e da dilettante perché stiamo parlando di professionisti, questo è quello che dico”.
DELITTO DI GARLASCO, LAGO: “CI SONO MARGINI DI INTERPRETAZIONE”
E ancora: “Ci sono dei margini di interpretazione, all’epoca del delitto di Garlasco l’approccio dei ris era quello di tirare una linea al di sotto della quale non veniva per nulla considerata una impronta: o aveva un numero sufficiente di minuzie a o niente, negli ultimi anni è cambiato l’approccio, valutando anche le impronte con meno minuzie”.
Milo però domanda: “Se nella consulenza di parte ci fossero 13 minuzie… ma qui sono 5”, come a dire che c’è troppa differenza fra le due consulenze: come è possibile? Bruzzone ricorda inoltre che: “Nel 2007 quell’impronta venne considerata non utile per fare una comparazione nonostante fosse stata illuminata con la ninidrina”, di conseguenza torniamo al punto di partenza: non vi è nulla di nuovo nel delitto di Garlasco? Si sta riesaminando tutto ma l’esito resta sempre lo stesso.
Sull’impronta 33 anche le parole di Redaelli, criminalista consulente della famiglia Poggi, che ha spiegato. “Noi abbiamo fatto una consulenza di parte e abbiamo individuato che sull’impronta 33 non ci sono le 15 minuzie segnalate dalla procura, noi ne valutiamo sette o al massimo 8”.
Quindi aggiunge un altro punto un po’ dubbio: “Questa impronta è stata valutata invertendo la metodica di indagine, normalmente si parte dalla traccia rinvenuta sulla scena del crimine, si identificano le minuzie e poi le minuzie si ricercano sull’impronta del sospettato, in questo caso è stato fatto il contrario, si è partito dal sospettato e poi le minuzie sono state cercate sull’impronta e non è un metodo scientifico accettabile.
Nella parte alta dell’impronta – aggiunge – è presente una minuzia indicativa che non è stata valutata perché assente sulla palmare di Sempio. Hanno valutato pieghe cutanee come se fossero minuzie ma non le hanno valutate tutte, secondo il nostro giudizio”.
DELITTO DI GARLASCO, L’IMPRONTA 33 E IL COMMENTO DI CASSESE
Il colonnello dei carabinieri Gennaro Cassese, che indagò sul caso di Garlasco all’epoca, aggiunge: “La nuova indagine riguarda un soggetto (Andrea Sempio ndr) che noi non avevamo attenzionato nel 2007, l’avevamo sentito così come altre 300 persone, e non avevamo un supporto del Ris, come non c’erano impronte che lo collocassero sulla scena del crimine. La prima indagine è chiusa e la seconda indagine avranno elementi”.
E ancora: “Questa è tutta roba vecchia? Se parliamo della dattiloscopia nel 2007 non corrispondeva, nel 2007 quella famosa impronta 33 non era stata attribuita a nessuno quindi non avevamo la collocazione di Sempio sulla scena del crimine, anche sulla spazzatura, secondo indiscrezioni, non ci sarebbe il dna di Sempio ma solo di Chiara e di Stasi”.
Come ribadito più volte, la sensazione è che non vi sia nulla di nuovo in Garlasco, nonostante passino i giorni e aumenti il carico di lavoro. Certo è che se davvero la procura abbia fatto un errore così madornale da scambiare le minuzie con il muro sarebbe abbastanza grave ma non abbiamo modo di pensare che sia andata davvero così, tenendo conto che parliamo di super professionisti, fra i migliori nel loro campo. Tra l’altro non va dimenticato che chi indaga resta sempre in silenzio, di conseguenza non abbiamo la controprova.