Delitto di Garlasco, l'avvocato Massimo Lovati ad Iceberg: "Procura di Pavia non ha nulla su Andrea Sempio. C'è un'esigenza esasperata di trovare..."
DELITTO DI GARLASCO, L’ATTACCO ALLA PROCURA
Dal sangue di Chiara Poggi alla traccia non analizzabile nel frammento pilifero, fino alla traccia di DNA maschile non attribuibile né ad Alberto Stasi né ad Andrea Sempio: sono alcune delle ultime novità della nuova indagine sul delitto di Garlasco.
Ma, nel merito, l’avvocato Massimo Lovati, legale del nuovo indagato, non si sbilancia ai microfoni di Iceberg, spiegando che il generale Luciano Garofano non gli ha comunicato nulla, e questo vuol dire che non sarebbe emerso niente di significativo.
«Se ci fossero degli elementi utili per la difesa, il nostro consulente me li avrebbe già comunicati». Il legale preferisce aspettare i risultati dell’incidente probatorio, smentendo la presenza del DNA del suo assistito sulle unghie di Chiara Poggi.

«La perizia De Stefano ha delle conclusioni nette e incontrovertibili. Quei reperti erano deteriorati, esigui e non potevano essere letti per i confronti né col DNA di Stasi né col DNA di nessun altro. Per cui il termine di partenza è quello. Le unghie non ci sono più perché sono state “delavate”, ci sono degli elettroferogrammi», è la spiegazione fornita dall’avvocato di Sempio, che non riesce a spiegarsi come si possa attribuire il DNA al suo assistito.
I DUBBI DI LOVATI SULLA NUOVA INDAGINE
Lovati ribadisce i suoi dubbi sull’inchiesta: «Come fanno tutti questi consulenti tecnici, compreso quello della Procura della Repubblica che ha fatto una consulenza nel 2024, ad attribuire questo DNA, a confrontarlo con i margini subungueali della povera Chiara? Non avevano il DNA di Sempio. Come fanno? Hanno preso, hanno ricalcato un’altra volta quei risultati che sono già stati archiviati e che derivano dalla investigazione “FKP” di Luca Tartaglia e partono dall’esame di reperti non genuini, che sono stati appresi clandestinamente».
Massimo Lovati, a Iceberg, parla anche dell’impronta 33, partendo dalla consulenza dei suoi periti, secondo cui quella traccia è di sudore: non c’è sangue, ma soprattutto non ci sono le cosiddette 15 minuzie.
«Come si fa a dire, vedendo una fotografia, se è sangue o se è sudore o che cosa?», si chiede il legale di Andrea Sempio, secondo cui quell’elemento non ha alcun valore. «Nonostante la notizia sensazionale che è apparsa su Rai 1, che mi aveva terrorizzato».
DALL’IMPRONTA 33 AL CONCORSO IN OMICIDIO
Oltre a notare che l’impronta 33 non è entrata nell’incidente probatorio, Lovati torna a dichiarare che la mattina del delitto di Garlasco circolava già la notizia che era stata uccisa una ragazza. Parla di «pressioni», invece, per quanto riguarda le perquisizioni a casa degli amici di Sempio: «C’è in atto un’esigenza esasperata di andare a trovare i concorrenti di un omicidio volontario. Siccome bisogna sorreggere questo capo d’accusa, che è ostico e insidioso, bisogna dare modo di capire che andiamo a cercare i concorrenti di questo reato. Mi spiego? E allora è tutto fumo, niente arrosto, qua».
La conclusione di Lovati è che non ha senso indagare per concorso in omicidio, ma che questo è stato lo stratagemma per aprire una nuova indagine, altrimenti non avrebbero potuto. «Quando mi dimostrerete come mai Sempio è indagato – perché per me è ancora questo il mistero – allora forse verrò dalla vostra parte e avrò più fiducia nelle istituzioni», conclude il legale.
