Delitto di Garlasco, la nuova relazione dei Ris ha "riscritto" la dinamica con tre tracce di sangue? Impronte non approfondite prima sono finite nel mirino
DELITTO DI GARLASCO, TRE TRACCE NEL MIRINO DEI RIS
La dinamica del delitto di Garlasco è stata riscritta dalla BPA del Ris di Cagliari, la cui relazione è coperta da segreto. Eppure sarebbe emersa la notizia di tre impronte su cui si soffermerebbe questo documento, consegnato dal tenente colonnello Andrea Berti in relazione alla nuova indagine sull’omicidio di Chiara Poggi, che punta il dito contro Andrea Sempio.
Stando a quanto riportato dalla Provincia Pavese, l’analisi delle tracce di sangue ricostruirebbe in maniera completamente diversa l’aggressione. Sono state individuate tre tracce importanti: l’impronta di una mano nel sangue alla base delle scale, le tracce di sangue vicino al divano e quelle sul telefono.
Si tratta di elementi già esaminati dai Ris nel 2007, ma l’interpretazione, stavolta, è differente. Le prime indiscrezioni, non confermate, escluderebbero la presenza di più persone sulla scena del crimine, avvalorando la tesi dell’unico assassino. Eppure ci sono fonti investigative secondo cui la relazione non fornirebbe indicazioni sul numero di persone coinvolte nel delitto di Garlasco.
DELITTO DI GARLASCO, LE IPOTESI DI CAPECELATRO
Il criminologo e avvocato penalista Edmondo Capecelatro, a Forte e chiaro su Antenna 3, si è soffermato sulla presenza di due ferite superficiali, «ma fatte in maniera abbastanza precisa su entrambe le palpebre», che sarebbero state inferte prima della morte, stando a quanto emerso da alcune perizie.
«Pensiamo a come si possa fare una ferita su una palpebra se una persona è vigile. Ci vorrebbe qualcuno che blocchi la ragazza in sé, qualcuno che le blocchi la testa, qualcuno che le tenga ferma la palpebra e che con l’altra mano incida la palpebra», ha spiegato l’esperto, secondo cui questo elemento avvalora l’ipotesi del coinvolgimento di più persone.
Potrebbe essersi trattato di una sorta di rituale; di sicuro non si tratterebbe del lavoro di un sicario, a differenza di quanto sostenuto, ad esempio, dal legale di Andrea Sempio, perché – per il criminologo – avrebbe svolto un lavoro più “pulito”.
Comunque, per Capecelatro ci saranno ancora molti accertamenti da fare. «Credo che la Procura potrà arrivare a una richiesta di rinvio a giudizio quando avrà la quasi certezza della condanna, perché rischiare un altro processo che poi finisce con un’ulteriore assoluzione… La Procura, prima di rischiare di arrivare a un rinvio a giudizio, vorrà sicuramente avere degli elementi granitici tra le mani. Ma gli elementi granitici difficilmente arrivano dalle prove: macchia di sangue, DNA, eccetera».
L’ipotesi del criminologo è che gli inquirenti stiano «aspettando o qualche testimonianza che diventi sicuramente attendibile e inoppugnabile, o addirittura qualche confessione».