Il giudice Vitelli assolse Alberto Stasi in primo grado: ieri a parlato a Ignoto X, su La7, soffermandosi sul delitto di Garlasco

Si parla di Garlasco nel corso della puntata del talk di La7 Ignoto X, e per l’occasione è stato intervistato il giudice Vitelli, colui che assolse Alberto Stasi nel primo processo. “Quando entrai la prima volta in camera di consiglio – racconta il giudico – avevo ben chiaro che vi erano delle criticità a cominciare dal problema del pc di Alberto Stasi che aveva subito degli accessi non corretti dai carabinieri in fase di indagine”.



Quindi ha smontato la ricostruzione dell’accusa: “Stasi avrebbe ucciso la sua fidanzata e sarebbe tornato a casa facendo di tutto tranne che lavorare alla tesi, questo era quello che riteneva l’accusa sulla base delle consulenze. La grande novità nel processo di primo grado è stata che la perizia collegiale condotta nel contraddittorio ha dimostrato, ed è un dato non controverso, che Stasi ha interagito al pc dalle 9:36 fino a mezzogiorno e questo sicuramente è un dato nuovo e che sorprende: lui l’avrebbe ammazzata in una finestra temporale limitata e poi sarebbe tornato a casa, lavorando alla tesi e mettendoci la testa”.



Sulle famose scarpe pulite indossate da Alberto Stasi: “Hanno una forte valenza indiziaria perchè dimostrerebbero che Stasi non è rientrato in casa e che quando descrive la scena del delitto la descrive attingendo dai ricordi di Stasi assassino e non di Stasi scopritore del cadavere, peccato che i carabinieri entrati in casa subito dopo Stasi e che io ho sentito… uno di questi carabinieri ha fatto due volte e mezzo il tragitto e le scarpe sono rimaste pulite a livello macroscopico ed esaminate a livello microscopico non risultava dna della vittima”.

DELITTO DI GARLASCO, VITELLI: “LE IMPRONTE SUL DISPENSER…”

Si parla poi della bicicletta di Garlasco, altro elemento che fece condannare Stasi, nonché delle impronte sul dispenser del bagno: “Alla fine di questa verifica istruttoria da me disposta mi trovai di fronte a due indizi principali, il dna sul pedale e l’impronta di Stasi sul dispenser del sapone. Sicuramente l’assassino è entrato in bagno perchè abbiamo le impronte di sangue sul tappetino che evocano un soggetto di fronte al lavandino”.



“Noi abbiamo un indizio di un certo peso iniziale – ha proseguito – che mi porta a dire che allora l’assassino si è lavato con le mani sporche di sangue, quindi ci rimarrà nel sifone del sangue e invece non era rimasta evidenza, tra l’altro il lavandino dalle foto in primo grado lo ricordo con qualche capello e traccia dei residui dei giorni precedenti e quindi rimane il problema dell’impronta: è Stasi assassino o Stasi studente del giorno prima?”.

Garlasco, Vitelli (Foto: IgnotoX)

DELITTO DI GARLASCO, VITELLI: “QUELLA BICICLETTA…”

Sul dna del pedale aggiunge: “Stasi entra, uccide, calpesta tanto sangue, esce, prende la bici e c’è una testimone (la famosa signora Bermani ndr) che parla di una bici appoggiata al muro, e pedalando lascia tracce ematiche della vittima sui pedali, peccato che nel momento, in cui viene sentita, la testimone Bermani descrive la scena arrivando a parlare di una bici che non corrispondeva a quella peculiare di Stasi su cui era stata trovato il dna della vittima”.

L’ultimo dato dubbio è il movente: “Manca il movente – dice Vitelli – sai che c’è una vittima che ha diritto ad ottenere giustizia ma deve essere fatta nelle forme della legge e quindi bisogna che la persona accusata venga dimostrata colpevole oltre ogni ragionevole dubbio”, conclude.