A Quarto Grado si torna sul giallo di Garlasco e in studio vi era il giudice Vitelli, colui che assolse Alberto Stasi: ecco che cosa ha detto

Ampia pagina su Garlasco a Quarto Grado e, sul finire del blocco in studio, vi era Stefano Vitelli, il giudice che assolse Alberto Stasi. Come ha sempre ripetuto in varie interviste negli ultimi mesi, il giudice non ha avuto certezze sulla colpevolezza del fidanzato di Chiara Poggi: non si andava quindi oltre il ragionevole dubbio e, di conseguenza, ha deciso di assolverlo. “Era ragionevole dubitare che fosse stato Stasi l’omicida di Chiara Poggi – ha esordito appunto Vitelli parlando con Nuzzi – c’era quella che un tempo si chiamava insufficienza di prove”.



Vitelli non ha invece voluto commentare gli ultimi risvolti, leggasi l’indagine su Andrea Sempio e quella per corruzione di Brescia: “Non mi pronuncio su indagini in corso; gli inquirenti sono molto scrupolosi nel rispettare e far rispettare il segreto istruttorio, quindi noi sappiamo molto poco delle indagini in corso sul nuovo indagato Sempio, sia nei confronti di questa questione collaterale di eventuale corruzione”. Poi ha ricordato il processo di Garlasco ad Alberto Stasi: “Il mio abbreviato è stato paradossalmente molto lungo: normalmente si fa un processo allo stato degli atti (come di norma per un rito abbreviato, ndr), ma io ho disposto diverse perizie e diverse testimonianze”.



Sulle cose che non tornavano e che non permisero di incolpare Stasi, Vitelli spiega: “C’era tutta una serie di criticità che riguardavano complessivamente il compendio probatorio e la più clamorosa era quella dell’alibi informatico: c’era proprio un’incertezza sulla genuinità dei dati”. Ricordiamo che il lavoro al computer fu cancellato inavvertitamente dai carabinieri quando accesero il PC del condannato, poi recuperato appunto dallo stesso giudice Vitelli.

DELITTO DI GARLASCO, VITELLI E IL PC DI ALBERTO STASI

“Stasi disse che fin dalla mattina aveva lavorato alla sua tesi – ha continuato l’ospite di Quarto Grado – e inizialmente sembrava non fosse vero, ma con molto ritardo – non in primo grado, dove l’alibi da verificare sarebbe uno dei principali passaggi – abbiamo accertato che Stasi aveva detto il vero; quindi non solo non aveva detto una falsità, ma poneva anche un problema di tempistiche non da poco”.



Vitelli ha infatti ricordato come l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco si sarebbe dovuto compiere in tempi molto ridotti: “Rimaneva una finestra temporale di ventitré minuti dalla disattivazione dell’allarme di Chiara Poggi al momento in cui Stasi premeva il pulsante del personal computer con certezza; ventitré minuti sono abbastanza pochi per una dinamica omicidiaria, per un fatto che non si è risolto con un colpo di pistola”. E ancora: “Ho detto che è una delle sacche in cui si insidia il ragionevole dubbio; questa è centrale: se si fosse accertato che Stasi non avesse lavorato alla tesi, sarebbe stato un gravissimo indizio a suo carico”.

DELITTO DI GARLASCO, VITELLI E LA BICI DI STASI

Altre criticità sono sorte sulla famosa bicicletta indicata dalla testimone Bermani: “Non abbiamo sequestrato la bici del magazzino di Stasi? Sulla bici c’era un grosso problema, che è emblematico di questo processo ai danni di Stasi: hai un tassello, ce n’hai uno vicino e pensi che si incastrino, e invece no. Avevamo il problema del DNA su uno dei due pedali – anche se c’erano problemi tecnici – e ti aspetti che la bici che vede la testimone fosse compatibile almeno a livello di macrodescrizione con quella di Stasi, ma era completamente diversa”.

Quindi ha accennato ad Andrea Sempio: “In questo processo ho incontrato tanti nomi; il nome di Sempio mi è rimasto impresso perché c’era questa cosa bizzarra in cui lui diceva che aveva lo scontrino di questa libreria a Vigevano, eravamo nel 2009, mi pare. Io ho iniziato a studiare questo processo quando era nato mio figlio, nel 2008, quindi eravamo nel 2009 circa”.

Garlasco, Vitelli (Foto: Quarto Grado)

DELITTO DI GARLASCO, VITELLI: “IL GIUDICE NON GIUDICA LE INDAGINI MA…”

Poi ha concluso, precisando: “Il giudice non giudica le terze persone né le indagini: al giudice interessano le ipotesi accusatorie; se ci sono problemi nelle indagini, ricadono sul nostro problema di giudicare oltre ogni ragionevole dubbio l’imputato. Il processo di Garlasco aveva queste criticità istruttorie, che possono andare a danno dell’imputato se non vengono risolte”. Il giudice Vitelli ribadisce quindi per l’ennesima volta come sia stato complicato condannare Alberto Stasi oltre ogni ragionevole dubbio per via dei numerosi particolari che non quadravano, causa – probabilmente – delle indagini non precisissime effettuate all’epoca.

Sicuramente curioso il dettaglio su Andrea Sempio e il famoso scontrino della libreria di Vigevano, ticket tenuto dalla madre dell’attuale indagato, che si è rivelato una sorta di boomerang alla fine. Resta da capire se questa nuova indagine riuscirà a scagionare Alberto Stasi e, se dovesse riuscirci – come sperano i suoi legali difensori – chi sarà stato ad uccidere Chiara Poggi?