Era un torrido 15 giugno del 1983 quando il corpo senza vita di Francesca Alinovi, critica d’arte, fu trovato nella sua abitazione, massacrato con 47 coltellate. L’ultimo si rivelò mortale. Francesca però sarebbe morta non per il dissanguamento bensì per soffocamento, a causa dei due cuscini intrisi di sangue sul volto. Sul suo corpo fu deposta una rosa rossa di plastica. Sin da subito i sospetti ricaddero Francesco Ciancabilla, più giovane di 12 anni e con cui aveva un legame particolarmente tormentato. Ciancabilla, detto Frisco, ha sempre negato un suo coinvolgimento nel delitto della temuta critica d’arte che con una sola frase avrebbe potuto decretare il destino di tanti giovani artisti, compreso quello del suo amante con il quale però vi era una relazione così spirituale da non poter essere sporcata con il sesso.
Dopo l’omicidio Francesco Ciancabilla fu prima assolto e poi condannato ma lui è già lontano, prima in Brasile, poi in Spagna. Una latitanza terminata 11 anni dopo con la sua cattura ed il suo arresto. Rimase in carcere dal 1986 al 2005 continuando ad urlare la sua innocenza.
DELITTO FRANCESCA ALINOVI: TUTTI I DUBBI ATTORNO A CIANCABILLA
In quella mattina del 2005 Francesco Ciancabilla ha definitivamente finito di scontare la sua pena ma ne è cominciata per lui un’altra, quella che lo porterà per sempre a tenere dentro di sé il segreto di ciò che accadde davvero a Francesca Alinovi, insegnante del Dams e critica d’arte di fama internazionale. Dopo il periodo di reclusione Frisco è tornato a dipingere, a rilasciare interviste ed a tenere mostre. Eppure il dubbio resta: innocente o colpevole? Nel primo caso ci sono davanti ai suoi occhi nove anni di vita che mai nessuno potrà ridargli indietro, nel secondo c’è il ricordo, forse ancora più drammatico, di tutto il sangue provocato da una lama che fa fatica ad affondare. Intanto come rammenta anche Repubblica.it, attorno al delitto di Alinovi resistono alcuni coni d’ombra come la ricostruzione della dinamica, le ferite riscontrate sul corpo della vittima, come se avesse tentato di difendersi da un assassino seduto accanto a lei, che avrebbe infierito per rabbia, con un coltellino molto piccolo. E poi ombre anche sugli orari degli alibi, una scritta con un pennarello sulla finestra ed una serie di oggetti rinvenuti che alimentano dubbi e sospetti.