Il delitto di Alinovi è stato per il Dams un brutto trauma ed ha contribuito a mettere l’etichetta di un luogo di “devianti” ad un posto simile a molti altri luoghi in città. E’ il 15 giugno 1983: il corpo di Francesca Alinovi fu trovato nella sua casa. Era lì da tre giorni, la finestra era aperta e nessuno aveva sentito nulla. Insegnante del Dams e critica d’arte di livello internazionale fu uccisa con 47 coltellate di cui una mortale. I sospetti caddero sin da subito sul suo pupillo, lo studente Francesco Ciancabilla, più giovane di 12 anni e con cui aveva un legame molto stretto e tormentato. Il ragazzo ammise di essere stato in casa della Alinovi nel giorno dell’omicidio per poi prendere un treno per tornare in Abruzzo. Da quel giorno nessuno vide più Francesca. A carico del ragazzo ha inizio un processo indiziario che divide l’opinione pubblica.
Fabio Roversi Monaco, ex Rettore dell’Università di Bologna ha ammesso di aver vissuto con grande difficoltà il contrasto con gli studenti durante circa 2-3 anni in cui loro “operavano con durezza ed io operavo con altrettanta durezza”. Nel 1986 Ciancabilla fu assolto ma poi condannato a 15 anni ma è già lontano, latitante in Brasile e poi in Spagna dove viene catturato 11 anni dopo e arrestato nel carcere milanese di Opera dove continua a proclamarsi innocente. A Franca Leosini diceva: “Si fugge non solo da una colpa ma anche da una ingiustizia”.
FRANCESCA ALINOVI E GLI ALTRI DELITTI DEL DAMS: TUTTI SENZA UN COLPEVOLE
Tante le domande rimaste senza risposta, ad esempio come fece Francesco Ciancabilla a non sporcarsi di sangue e perchè c’erano tracce ematiche sull’interruttore della luce se quando andò via dalla casa di Francesca Alinovi era ancora giorno. Ed ancora, chi scrisse la frase in inglese sgrammaticato sulla finestra del brano “non sei sola in ogni modo”. Le perizie stabilirono che non era la calligrafia della vittima nè dell’accusato. Qualcuno crede che il vero assassino della Alinovi sia rimasto impunito, come accaduto per altri delitti del Dams senza un colpevole. Il primo era avvenuto nei mesi precedenti, il 30 dicembre 1982, Angelo Fabbri, 26 anni. Il suo corpo fu trovato sulle colline a sud di Bologna, scoperto da alcuni cercatori di tartufi. Il corpo era in una pozza di sangue. Si batte la pista della gelosia e dell’attività politica. Vennero fermati e poi rilasciati una coppia di fidanzati. La scia di sangue prosegue: nel luglio del 1983 Liviana Rossi, studentessa del Dams fu trovata morta in Calabria sulla spiaggia dell’albergo in cui lavorava d’estate. Fu arrestato un uomo per un delitto che apparve subito molto lontano dall’ambiente universitario bolognese ma 4 mesi dopo viene uccisa un’altra studentessa del Dams, Leonarda Polvani, uccisa con una pistola molto piccola. Le indagini si concentrano su tre malviventi che avrebbero voluto rapinare la gioielleria in cui lavorava. Furono condannati all’ergastolo in primo grado e assolti in appello con tanti dubbi al seguito. In otto mesi ci furono ben 4 delitti: c’era davvero un killer degli intellettuali?