Si avvicina la messa a punto della Legge di bilancio. Oggi è in programma un vertice di maggioranza sulla manovra
Oggi a palazzo Chigi è in programma un vertice di maggioranza sulla Legge di bilancio: andrà fatta una scelta e una sintesi rispetto alle misure richieste dai partiti che sostengono l’Esecutivo visti i margini individuati dal Documento programmatico di finanza pubblica in cui si indicano un deficit/Pil al 3% e un aumento del Pil dello 0,5% alla fine dell’anno. Un dato quest’ultimo che coincide con la crescita acquisita alla fine del secondo trimestre. Un segnale anche del fatto che nei prossimi mesi l’economia non crescerà?
«Credo che fare previsioni in questo momento – risponde Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano – sia impossibile per chiunque. Potremmo, quindi, non doverci aspettare molto in termini di crescita da qui alla fine dell’anno. In ogni caso ho l’impressione che l’impostazione data dal Mef sia quella di proseguire su una linea di prudenza estrema».
Una linea che paga?
Il vantaggio è che se le cose vanno meglio di quanto previsto ne traggono benefici anche i conti pubblici. Per ora sta funzionando e a mio avviso il deficit/Pil scenderà sicuramente sotto il 3% quest’anno. Le entrate, infatti, stanno aumentando e l’avanzo primario negli ultimi 12 mesi terminati a giugno è arrivato a 20 miliardi di euro, un livello che gli altri Paesi del G7 si sognano. È come se in un momento in cui i rendimenti dei principali titoli di stato stanno salendo l’Italia stesse uscendo dal novero delle nazioni a rischio per essere considerata invece stabile e con un buon indirizzo dei conti pubblici. Si tratta di un guadagno assoluto per il nostro Paese.
Confindustria non ha nascosto un certo malumore per la Legge di bilancio che si sta delineando…
Confindustria punta a rilanciare un piano di investimenti sostenuto anche tramite incentivi pubblici che sicuramente potrebbe essere utile alla crescita nel momento in cui il Pnrr non ci sarà più.
Nella manovra dovrebbe già esserci qualcosa in questa direzione?
È una decisione che spetta al Governo, che mi sembra intenzionato a non concedere quasi nulla, anche ai partiti della stessa maggioranza, perché non vuol farsi sfuggire l’obiettivo di portare il deficit/Pil sotto il 3% a un passo dal suo raggiungimento.
Questo obiettivo è così importante?

Consentirebbe di poter uscire dalla procedura d’infrazione Ue già in primavera, in anticipo rispetto ai piani. Si tratta di una mossa strategica, anche nei riguardi dei mercati e delle agenzie di rating. Già venerdì Standard & Poor’s potrebbe alzare l’outlook da stabile a positivo o se fosse coraggiosa anche darci quell’A- che è il target a cui l’Italia deve puntare e che sarebbe anche giusto da ottenere visto che la Francia è quattro gradini sopra di noi: una differenza non giustificabile, vista la situazione transalpina, causata anche dalla Germania.
Per via della stagnazione della sua economia?
Non solo. Nel momento in cui la Germania ha deciso di far ricorso al debito, i rendimenti dei Bund tedeschi sono saliti e con essi anche quelli degli Oat francesi. Ciò ha fatto emergere una prospettiva mai presa in considerazione da Parigi: dover fare sacrifici sul bilancio primario per compensare l’impennata della spesa per gli interessi sul debito. Giusto per fare una paragone, mentre in Italia abbiamo un avanzo primario di 20 miliardi, pur pagandone più di 80 di interessi sul debito, la Francia ha un disavanzo primario di circa 110 miliardi e paga 65 miliardi di interessi.
Gli industriali dovranno quindi aspettare…
È chiaro che il desiderio di Confindustria sarebbe partire il prima possibile con un piano di investimenti. Tuttavia, l’atteggiamento del Mef sembra essere di chiusura su ogni tipo di spesa a breve, perché l’obiettivo è portare il deficit/Pil sotto il 3%. Probabilmente se il Ministero ha fatto questa scelta ha anche il sostegno del presidente del Consiglio. A mio avviso, però, se miglioreranno i conti pubblici, ci sarà la possibilità di destinare parte delle risorse disponibili al rilancio degli investimenti privati, compatibilmente con gli obblighi connessi al tetto della spesa primaria concordata con Bruxelles.
Nel frattempo le nostre imprese devono fare i conti con un aumento dell’incertezza sui dazi, visto quel che si paventa per la pasta.
Nel caso specifico della pasta, mi sembra che siamo di fronte a un’esagerazione di una singola istituzione americana, non legata quindi a una decisione della Casa Bianca, e priva di fondamento. Bisognerà vedere come l’Italia, tramite l’Ue, contesterà questi dazi. È chiaro, però, che siamo in uno scenario estremamente complicato in cui dalle logiche di mercato siamo passati alle logiche di potere, uno scenario in cui Trump sembra trovarsi a suo agio.
(Lorenzo Torrisi)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
