DIARIO ARGENTINA/ Kirchner e gli attacchi alla stampa per diventare come il Venezuela

- Arturo Illia

In Argentina il kirchnerismo continua a portare il Paese verso un destino venezuelano. E ora attacca il giornalismo libero

Argentina Fernandez bancarotta Alberto Fernandez e Cristina Fernandez de Kirchner (LaPresse)

In Argentina ogni settimana si intensifica, con la copertura dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, il piano elaborato dal kirchnerismo per la conquista di un potere totalitario con una democrazia di facciata di venezuelana memoria. In pratica si sta organizzando un golpe bianco dovuto al fatto che l’attività legislativa e giudiziaria è praticamente bloccata e il Presidente Alberto Fernandez, sempre più sottomesso all’ala ultrakirchnerista del movimento “Frente de Todos”, governa attraverso Dnu, decreti di necessità e urgenza, scavalcando di fatto le istituzioni democratiche.

Per il momento le iniziative portate avanti in questo senso sono state bloccate sopratutto da una protesta del popolo, che in molte sue parti ha finalmente capito di essere stato ingannato da un movimento che pensavano di equilibrio all’interno del peronismo, ma che fin dai suoi inizi ha combinato l’esatto contrario delle promesse elettorali elargite dall’allora candidato Presidente.

In questo si è inserita, come i lettori del Sussidiario sanno, tutta la faccenda del Covid-19, che si sta rivelando un formidabile strumento di potere a causa di una quarantena che ha paralizzato l’intera Argentina soprattutto nella sua capitale, Buenos Aires: davvero non ci voleva molto a capire che il virus, vista l’enorme estensione del Paese, ma sopratutto la scarsissima densità abitativa, si sarebbe sviluppato nel gran Buenos Aires e la sua provincia, viste anche le condizioni di estrema povertà in cui versano i suoi quartieri che 70 anni di gestione quasi esclusivamente peronista hanno avuto come risultato un’indigenza generale e prolungata nel tempo, oltre all’estensione delle “Villas Miserias” nel suo territorio. Situazioni abitative indegne di un essere umano che non hanno subito nessun tipo di controllo durante la quarantena, motivo per cui il virus ha potuto diffondersi. A un certo punto, come già spiegato, il potere politico ha deciso di prolungare ancor di più lo stato di isolamento ritornando alla fase 1 per la semplice ragione che “dobbiamo organizzarci”. Dimostrando di non avere un minimo piano, né le attrezzature necessarie a far fronte al fenomeno. Che rimarrà sempre con numeri largamente inferiori a quelli di altri Stati latinoamericani.

Dove invece il Governo si sta dimostrando organizzatissimo è nel colpire l’iniziativa privata che rischia di sparire in gran parte per passare sotto il controllo dello Stato (ma viene da chiedersi con quali capitali, visto che l’Argentina ormai è in default) e in nessuna nazione al mondo, anche per la situazione preesistente al Covid-19, si rischia una crisi così gigantesca.

Ma il potere kirchnersta ha paura, perché le decine di cause per reati collegati con la sua corruzione, frodi e anche Tradimento alla Patria (per il Memorandum firmato con l’Iran durante la Presidenza di Cristina Kirchner che in pratica sollevava lo Stato oslamico dall’organizzazione dell’attentato alla mutuale ebraica AMIA del 1994), molte delle quali iniziate sotto le Presidenza della Kirchner, ormai sono passate di grado e non possono essere più fermate, nonostante la quasi totalità delle cariche nei ministeri degli Interni, Sicurezza e Giustizia sia nelle mani di fedeli collaboratori di Cristina.

E allora ecco che la corsa contro il tempo prende di mira chi, con le sue inchieste, ha fornito valanghe di prove giudiziali su tutto quel periodo: il giornalismo. Per combatterlo lo scorso anno si è tentato di produrre una causa contro un fantomatico sistema di spionaggio nell’ambito giornalistico di un’organizzazione creata da un avvocato che si fingeva agente della DEA e che aveva come collaboratori valenti professionisti dell’informazione (guarda caso titolari di inchieste che avevano rivelato il marcio dei Governi kirchneristi), causa che si è sgonfiata dimostrandosi inventata di sana pianta, ma ora si è tornati all’attacco della stampa professionale (non quella militante, invenzione tutta argentina per definire il giornalismo “di partito” – ma allora che giornalismo è, ci si chiede?) con un ennesimo attacco che, iniziato con accuse di coinvolgimento dei servizi segreti su ordine del precedente Governo di Macri per intercettazioni e spionaggio di giornalisti (fatto sempre avvenuto visto che i servizi sono sempre stati al servizio del potere di turno, kirchnerista o no) procede con minacce non proprio tanto velate di arrestare professionisti della stampa invisi all’attuale potere.

E qui c’è la sete di vendetta che fin dai primi giorni del nuovo Governo si è respirata da parte di una Cristina Kirchner che ha in mano le redini del potere e vuole portare l’Argentina indietro nel tempo, fino ai tenebrosi anni Settanta nei quali gruppi terroristici precipitarono il Paese nella guerra civile e poi nella triste dittatura militare intervenuta a reprimerla. Ora si prepara un regime totalitario, nel quale non c’è spazio per una stampa indipendente, ma di una soggiogata al potere. Questa mossa, se portata a termine, potrebbe provocare una situazione difficilmente gestibile per l’attuale Governo, visto che il 9 luglio, dopo quella del 20 giugno, è in programma una manifestazione popolare che, come la prima organizzata in una data storica, vuol ricordare al potere di essere una Repubblica e di voler vivere nella democrazia e nella giustizia.







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