Argentina: Milei, bocciato dal voto provinciale e dal Senato, è alle prese con lo scandalo in cui è coinvolta la sorella. Si pensa già alle alternative
Con un risultato largamente previsto, il partito di Milei ha perso la prima tornata delle elezioni provinciali, che includevano anche l’importantissima Buenos Aires.
Il risultato ha visto la vittoria del peronismo con il 47,5% dei voti mentre il gruppo di Governo, che includeva anche il PRO di Mauricio Macri, ha ottenuto solo il 36% dei voti.
Questo disastro si somma al fatto che, per la prima volta in 22 anni, il Senato ha di fatto annullato un veto presidenziale con ben 63 voti a favore e solo 7 contro: a causa di ciò si è ristabilita la norma che garantisce diritti e coperture alle persone disabili.
Ora si dovrà attendere il secondo round che si svolgerà in ottobre, ma le probabilità di un ribaltamento dei suffragi a questo punto sono veramente minime.
La crisi delle politiche mileiste si è quindi aggravata anche perché, dopo il caso delle registrazioni che hanno anticipato uno scandalo a base di tangenti da noi già commentato, il Governo presidenziale ha di fatto proibito che nuove prove vengano diffuse mediaticamente, mettendo in pratica un bavaglio alla libertà di stampa nel Paese, cosa abbastanza distonica in un movimento che si proclama libertario.
Inoltre, per decisione stessa di Milei, i corrispondenti del Clarin, uno dei più importanti e diffusi quotidiani dell’Argentina, sono stati estromessi dal loro incarico presso la Casa Rosada e non potranno più partecipare alle conferenze-stampa presidenziali.
Il quadro si fa sempre più complicato, anche perché attualmente Javier Milei ha definitivamente perso la maggioranza nelle votazioni alle Camere (benché in definitiva non l’abbia mai avuta) e pure alcuni esponenti del suo partito (LLA La Libertad Avanza) si sono dimessi e sono passati ad una delle opposizioni.
A questo punto l’unica decisione possibile, che è anche la più logica, sarebbe quello di costringere subito alle dimissioni i componenti della squadra presidenziale investiti dallo scandalo e quindi in primis la sorella di Milei (Karina), attuale segretaria di Stato, il cui potere decisionale, per certi versi superiore a quello del fratello, ha portato a controverse decisioni politiche; poi il presidente della Camera dei deputati Martin Menem.
Visto che, almeno secondo quanto dichiarato fino ad ora, Milei ritiene la sorella intoccabile e non prenderebbe mai la decisione di farla fuori, in molti considerano il fatto che, come da noi anticipato da tempo, nel caso di un tracollo elettorale confermato il Presidente decida di dimettersi, venendo sostituito immediatamente nella sua carica dall’attuale vice Victoria Villaruel.

Si può certo parlare di un harakiri politico di straordinaria importanza, visto che sembrava impossibile fino a non molto tempo fa che il sostanziale forte rifiuto degli argentini nei riguardi del pero-kirchnersismo potesse essere sommato anche a quello di una formazione politica che si era proposta come artefice del liberalismo e soprattutto nell’instaurazione di una giustizia indipendente.
Ma la corruzione che pare essersi instaurata pure nel mileismo potrebbe portare il Paese ad optare per l’instaurazione di una Repubblica vera, quasi mai vista, se non per brevi periodi, negli ultimi 70 anni di storia dell’Argentina. Un fenomeno che potrebbe vedere il ritorno del PRO di Mauricio Macri sommato al nuovo gruppo politico chiamato Potencia e rappresentato sia da Maria Eugenia Telerico che dall’ex ministro di economia Lopez Murphy che, sotto la presidenza di Villaruel, potrebbero dar vita, lo ripetiamo, ad una Repubblica vera, non più dominata da catastrofici poteri populisti che hanno portato l’Argentina a vivere una lunghissima crisi anche istituzionale.
Da qui fino ad ottobre questa fotografia del potere nel Paese potrebbe prendere forma, anche perché la crisi esistente nel kirchnerismo (che ormai sembra appartenere già al passato argentino) potrebbe essere bilanciata da un peronismo che finalmente assuma quella moderazione mai avuta e che gli permetterebbe di unirsi ad un progetto che, nel caso si realizzi, fornirebbe una maggioranza stabile per l’implementazione di politiche che finalmente riescano a proiettare l’Argentina verso un futuro degno di una nazione piena di ricchezze e sostanzialmente estesa e poco popolata, fatti che le darebbero un benessere collettivo davvero invidiabile.
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