C'è speranza in Venezuela dopo l'assegnazione del Nobel per la Pace a Mara Corina Machado, come racconta Antonio Ledezma
Mentre la situazione in Venezuela, almeno stando a nostre fonti, potrebbe portare in tempi brevissimi alla destituzione di Maduro e del chavismo dal potere, si continua a discutere in modo abbastanza surreale sull’attribuzione a Maria Corina Machado del Nobel per la Pace.
Abbiamo così chiesto ad Antonio Ledezma, ex Sindaco di Caracas, attualmente esiliato in Spagna, che rappresenta uno dei massimi punti di riferimento dell’opposizione all’attuale dittatura, di darci non solo una visione più realistica del premio dato a Machado, ma anche di anticiparci i punti essenziali sulla rinascita del Paese.
Quale influenza potrebbe avere il Premio Nobel per la Pace a Corina Machado sulla situazione attuale in Venezuela?
Il Premio Nobel per la Pace rappresenta il riconoscimento della Comunità internazionale alla perseveranza per il raggiungimento della pace, la libertà e i diritti umani che ha sempre portato avanti Maria Corina: però, come da lei sottolineato, è anche un omaggio a un popolo che ha combattuto eroicamente in questi anni.
Ad esempio nelle elezioni primarie del 22 ottobre del 2023, la cittadinanza si è trovata nel mezzo di grandi difficoltà per portarle a termine, per l’arbitraria inabilitazione di Machado in un primo tempo e successivamente la mobilitazione popolare per suffragare l’elezione di Gonzales Urrutia a Presidente, facendosi carico di confermare tutto il processo che ha portato ai risultati, opponendosi ai brogli perpetrati dal potere di Maduro per alterarli.
Con mia grande sorpresa, le critiche più profonde all’assegnazione del premio sono arrivate da un mondo politico “progressista” che sta addirittura giustificando il chavismo come una forma di potere, accusando Machado non solo di aver spinto gli Stati Uniti a invadere il Venezuela, ma anche di essere un agente della CIA. Cosa ne pensa di queste affermazioni apparentemente surreali?
Maria Corina è protagonista del cambiamento che ha trasformato il Venezuela in questi anni, come promotrice di movimenti civici dei quali ha rappresentato la leadership. A questo bisogna aggiungere un’organizzazione governativa consacrata alla difesa del voto con il cuore, come si usa nelle vere democrazie in ogni angolo del mondo buono. Machado lotta affinché il Venezuela sia libero e non continui a essere vittima di un’invasione come quella propiziata dal chavismo dove sia Chavez che Maduro hanno aperto le porte del Paese a movimenti castristi, nicaraguensi e russi e che quindi il Venezuela non continui a essere la vittima: basta vedere la realtà di quanto sta accadendo nel nostro Paese.
Machado ha vinto le elezioni del 2024… quali sono i punti principali dei cambiamenti che vuole attuare con il suo programma?
Edmundo Gonzales e Maria Corina Machado vinsero quelle elezioni in modo netto in un processo che, come dicevo, venne supportato nel mezzo di grandi avversità. Il punto principale è riscattare la democrazia ricostruendo le Istituzioni pubbliche che sono state avversate dalla separazione di poteri e anche quelle giudiziarie che non sono affatto autonome e funzionano come un mezzo al servizio della dittatura. Altra meta è la riunificazione delle famiglie venezuelane, perché abbiamo oltre 9 milioni di persone che in questi anni sono fuggite dal Paese.
Oltre a tutto questo bisogna risollevare un’economia distrutta, ed è nostro obiettivo risolvere variabili economiche, finanziarie e commerciali in modo che la gente si possa risollevare dallo stato attuale di povertà: ma bisogna pure aiutare con molta urgenza i milioni di venezuelani che soffrono di uno stato di incredibile miseria, ripristinare il regolare funzionamento dei mezzi pubblici, che ormai sono al collasso così come una pubblica istruzione. A questo dobbiamo aggiungere, ovviamente, la liberazione di tutti i prigionieri politici attualmente detenuti nelle carceri.
Cosa potrebbe accadere nell’immediato futuro del Venezuela, soprattutto data la grande debolezza del regime chavista, dovuta anche all’isolamento a livello di base e persino a una Chiesa cattolica che si è espressa con forza a favore di un radicale cambiamento del potere politico?
Quello che dobbiamo urgentemente realizzare è passare dall’odio alla pace, dal risentimento e la persecuzione politica alla convivenza e ciò implica, naturalmente, la riunificazione di tutti i venezuelani: oggi più che mai la gente è unita perché il 90% scommette sul cambio di regime che già è stato deciso dal risultato delle ultime elezioni. Allo stesso tempo devono terminare le persecuzioni e le molestie contro tutti i movimenti religiosi e anche la stessa Chiesa cattolica, definita come un demonio sia da Chavez che da Maduro.
Lei è esiliato in Spagna: come vede la sua importante figura politica inserita in un nuovo Venezuela?
Come stanno facendo già milioni di venezuelani, mi sento motivato nel contribuire. Il movimento sarà anche indiscusso protagonista di tutti i processi di cambiamento nel Paese: difatti lo stiamo già facendo attraverso le manifestazioni e la partecipazioni a eventi che forniscono un forte appoggio per far sì che venga mantenuta la Presidenza vincitrice nelle elezioni, e ci lasceremo guidare dal nostro Premio Nobel per la pace Maria Corina Machado. Come ho descritto nel mio ultimo libro, intitolato “Operazione Guacamaya” (che portò alla liberazione di quattro oppositori del regime rifugiati nell’Ambasciata argentina di Caracas, ndr), dove illustro una serie di progetti che, se attuati, rimetteranno in marcia il Venezuela.
(Arturo Illia)
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