Un interessante studio americano sul digiuno intermittente, considerato meglio di una dieta: ecco che cosa è emerso dal lavoro
Il digiuno intermittente può essere migliore di una dieta ipocalorica se praticato nel modo corretto. Lo certifica uno studio pubblicato in questi giorni sulla rivista Annals of Internal Medicine e realizzato dalla dottoressa Victoria Catenacci, dell’università del Colorado. Secondo quanto emerso, se si pratica un digiuno intermittente per soli tre giorni a settimana, riducendo quindi l’apporto calorico in maniera drastica per 72 ore, si può perdere più peso rispetto al risultato che si otterrebbe attraverso una classica dieta. Lo studio si è svolto su alcune persone a cui è stato chiesto di ridurre l’80 per cento del proprio fabbisogno calorico per tre giorni a settimana, non consecutivi, lasciando poi liberi gli stessi “tester” nei restanti quattro giorni, senza alcuna restrizione calorica anche se incoraggiati a mangiare cibo salutare.
Il gruppo è stato seguito per un anno, e le persone che hanno seguito appunto i consigli degli esperti, praticando un digiuno intermittente, hanno perso quasi 8 kg, ovvero, circa il 60 per cento in più rispetto a coloro a cui invece è stato semplicemente chiesto di ridurre le calorie giornaliere di un terzo, quindi una classica dieta. Secondo la dottoressa Catenacci, che ha commentato i risultati del suo studio ai microfoni di ABC News, un digiuno intermittente di questo tipo “sembrerebbe essere più facile da seguire nel tempo” per coloro che si mettono a dieta, ed è probabilmente anche per questo che si perde più peso. Di fatto subentra un fattore psicologico: meglio ridurre drasticamente le calorie per soli 3 giorni, e il resto della settimana mangiare liberamente (ma sano), piuttosto che seguire una dieta tutti i giorni.
DIGIUNO INTERMITTENTE MEGLIO DELLA DIETA: “DIFFICILE CONTARE LE CALORIE…”
“È davvero difficile limitare le calorie ogni giorno – aggiunge la dottoressa – è un’altra strategia che le persone dovrebbero prendere in considerazione”, dice riferendosi appunto al digiuno. Alla fine dello studio nessuno dei due gruppi ha ottenuto il proprio obiettivo calorico ma coloro che hanno praticato il digiuno intermittente, si sono cibati con cibi meno calorici e sembravano più propensi a rispettare il piano alimentare. Secondo la professoressa dell’Università di Knoxville, Danielle Ostendorf, altra autrice dello studio, il digiuno intermittente in precedenti lavori è sempre stato trattato in maniera ridotta (pochi giorni) o eccessiva (troppi giorni), di conseguenza aveva reso i piani di dimagrimento inefficaci o comunque difficili da rispettare, invece il numero di tre giorni sembrerebbe rappresentare la combinazione perfetta.
Dopo aver terminato lo studio i partecipanti hanno deciso di prendere parte ad un programma completo incentrato sul cambiamento di comportamento, prendendo quindi più consapevolezza di quanto fosse importante uno stile di vita sano che prevedesse una dieta equilibrata e salutare, associata al movimento. “Questo programma ha fornito una responsabilità e un supporto sociale ai partecipanti – aggiunge la dottoressa Ostendorf – sono stati in grado di imparare gli uni dagli altri”.
DIGIUNO INTERMITTENTE MEGLIO DELLA DIETA MA NO AL FAI DA TE
Va precisato che lo studio ha preso in considerazione solamente dei soggetti sani e in salute e non persone con varie problematiche come ad esempio il diabete, di conseguenza non è chiaro se la dieta con digiuno intermittente sia efficace anche su queste persone. Di conseguenza per gli autori di questo studio è sempre fondamentale prima parlare con un dietologo, un nutrizionista o un medico specializzato in alimentazione, prima di iniziare una dieta di questo tipo, sconsigliando quindi il fai da te, che è uno dei comportamenti peggiori che si possa tenere in queste situazioni.
“Se non vuoi contare le calorie, tracciare e registrare l’assunzione di cibo, il digiuno intermittente” potrebbe essere utile per alcune persone”, aggiunge la dottoressa Andy Rothberg, endocrinologa dell’università del Michigan, spiegando comunque che: “Non esiste un approccio dietetico migliore, bisogna trovare un approccio che sia su misura per quell’individuo”.