Chi era Dino Grandi, l’attività di avvocato penalista e l’inclinazione politica che lo portò ad aderire al fascismo e…
Dino Grandi, nato il 4 giugno 1895 a Mordano e scomparso il 21 maggio 1988 a Bologna, è stato una figura di spicco nella politica italiana. Ma chi era e cosa sappiamo su colui divenne il presidente della Camera dei Fasci? Nel 1913 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bologna, completando gli studi nel 1919 con una tesi in economia politica intitolata “La Società delle Nazioni e il libero scambio”. Già giornalista durante la prima Guerra Mondiale, Grandi assistette come cronista alla condanna di Mussolini da parte della direzione socialista a Bologna nel 1914.
Durante il conflitto, Grandi servì come sottotenente negli alpini. Dopo la guerra, svolse l’attività di avvocato penalista ad Imola, ma la sua inclinazione verso la politica lo portò ad aderire al fascismo alla fine del 1920. Nel 1921 divenne segretario regionale dei Fasci dell’Emilia Romagna.
Dino Grandi, il suo incarico e la redazione dell’ordine che portò alla caduta del regime fascista
Nel luglio 1924, dopo il delitto Matteotti, divenne sottosegretario agli Interni e successivamente fu trasferito al sottosegretariato agli Esteri nel maggio 1925. Nel settembre 1929, assunse il ruolo di ministro degli Esteri e fu inviato come ambasciatore a Londra per sette anni. Tornato in Italia nel 1939, Grandi divenne presidente della Camera fascista e ministro di Grazia e Giustizia fino al febbraio 1943.
Durante il suo incarico, Grandi promosse la riforma dei codici di Procedura Civile, del Codice di Navigazione e del Codice Civile. Si oppose fermamente all’inclusione delle leggi razziali nel codice civile e lavorò per proteggere la magistratura dalle interferenze del PNF. Nel marzo del 1943, ricevette il Collare dell’Annunziata e firmò l’ordine del giorno che portò alla caduta del regime fascista nel luglio dello stesso anno. Dopo questi eventi, Dino Grandi si ritirò a vita privata.