I dati sulla disoccupazione in Italia non scoraggiano, o meglio, da Infocamere si appurano i settori più in crescita e con più criticità.
Esistono settori dove la disoccupazione in Italia è molto più alta rispetto ad altri. Per fare un esempio basato realmente sui dati estrapolati di Infocamere, si evince un calo netto nel comparto assicurativo, bancario e immobiliare, mentre fanno “meglio” le attività commerciali, di sostegno alle aziende e di ristorazione.
Mentre proprio in virtù dell’incentivo tessile del 2025, le aziende che operano nel settore della manifattura, moda e degli interventi sul legno, non solo vengono registrati sempre meno posti di lavoro e licenziamenti, ma vi è un incremento di imprese proiettate alla crisi e nei casi peggiori “al fallimenti”.
Disoccupazione in Italia per settori: dove c’è una crescita?
Di recente il Governo Meloni sta tentando di contrastare la disoccupazione in Italia con metodi incentivanti per i datori di lavoro, specialmente nel Mezzogiorno e per i potenziali candidati più giovani (sotto ai 35 anni). Tuttavia, i motivi di alcune criticità non sono legate esclusivamente alla condizione del singolo, ma per lo più all’intero settore.
Tra i tanti, i comparti in cui le assunzioni sono in aumento sono indubbiamente i generi alimentari e le aziende che si occupano di “chimica”. I dati come già detto, sono stati estrapolati dall’analisi di Infocamere con i dati presi dal database dell’INPS e del registro delle imprese italiane.
Va detto però, che anche se in 11 anni l’Italia ha “perso” quasi 130 mila aziende, non vi è – per fortuna – una reale proporzione con la disoccupazione, e ciò perché quasi sicuramente i lavoratori sono stati assunti da aziende più grandi e magari la maggior parte di loro hanno intrapreso anche una carriera imprenditoriale.
I settori più in crescita e quelli in decrescita
Esistono dunque settori dove la disoccupazione è più presente che in altri comparti. A perdere più lavoratori sono le aziende interessate nella moda e nella realizzazione di prodotto in legno, il cui dato registra poco più di 53.000 risorse non più occupate.
A seguire si registrano 24.000 risorse in meno anche per quel che concerne le attività immobiliari, mentre una perdita poco più bassa (20.000) nei settori assicurativi e finanziari. Secondo il professore esperto diritto del lavoro presso l’Università Bocconi di Milano, Maurizio del Conte, ciò non implica che i settori debbano andare male.
Piuttosto secondo il professore del Conte vi è un passaggio lavorativo importante, dove le figure acquisiscono nuove competenze e la richiesta in certi settori è più selettiva e rigida.
Crescono molto bene le aziende inerenti al sociale, al settore sanitario (+200.000 lavoratori), la ristorazione e perfino i servizi a sostegno delle aziende (con oltre 550.000 occupati).