Don Patriciello torna a parlare delle intimidazioni ricevute domenica, appellandosi ai camorristi: la sua missione è quella di renderli liberi
Due giorni dopo il tentativo di intimidazione durante la messa celebrata al Parco Verde di Caivano, Don Patriciello è tornato a parlare dell’accaduto in un editoriale pubblicato sul quotidiano Avvenire, rivolgendosi direttamente a chi – in un modo o nell’altro – in questi anni ha provato a farlo desistere dalla sua missione di riportare, attraverso la fede, la legalità in un’area del paese troppo a lungo ignorata e diventata la più grande piazza di spaccio d’Europa: una giornata, quella di domenica, che Don Patriciello non fatica a definire “pesante (..) per me e per la mia comunità”.
Ripercorrendo l’accaduto, infatti, Don Patriciello ricorda che durante la messa “Vittorio, un uomo che conosco (..) si è messo in fila per ricevere l’Eucarestia” come mai prima di quel momento aveva fatto, donandogli – dopo aver ricevuto il Corpo di Cristo – “qualcosa avvolto nella carta di giornale“: un qualcosa che si è rivelato essere “un proiettile” che è costato all’uomo l’arresto; tutto davanti ai tanti bambini presenti alla funzione che ha fatto di tutto per evitare che si impaurissero.
Vittorio – spiega ancora Don Patriciello – “il suocero di Mimmo Ciccarelli“, tra i vertici del clan Sautto-Ciccarelli con un “genero (..) in carcere” e che “si sente al sicuro” dalla diagnosi che lo vuole “incapace di intendere e di volere” e che negli anni ha più volte manifestato “atteggiamenti strani e pericolosi”; ma al quale ci tiene a dire “ancora una volta” di fermarsi assieme a tutti i suoi compari malavitosi, evitando con le loro “mani sporche di sangue” di offendere “Dio, me, voi, i vostri figli, la Chiesa [e] l’intera umanità”.
Don Patriciello: “Il mio sogno è vedere tutti i camorristi e i loro figli liberi, sereni e felici”
Un messaggi – continua a spiega Don Patriciello nel suo editoriale – che rivolge a chiunque abbia provato a mettergli i bastoni tra le ruote, precisando che le intimidazioni “non mi fanno cambiare idea” sul suo amore per il Vangelo e sulla missione di “donarlo a voi”; oltre che su quella – coadiuvata dallo Stato – di cambiare la situazione “incancrenita” del Parco Verde che sta dando i primi positivi frutti dopo più di due anni di attività.

Don Patriciello, infatti, si dice convinto di poter riuscire a ottenere la “salvezza eterna” di tutti coloro che hanno scelto la vita dell’illegalità, pregando e “piangendo” quasi quotidianamente per tutti loro nel sogno di “vedervi liberi, sereni [e] felici“: la speranza di Don Patriciello è quella di “essere vostro amico” e di assicurare un futuro vero “ai vostri figli”; nella certezza che non tutto sia “perduto” visto che “il signore non vi abbandona”.
