DECRETO CAIVANO, LE PERPLESSITÀ DI DON GINO RIGOLDI
L’indomani del via libera in CdM del Decreto Caivano contro la criminalità giovanile, la politica e la società si divide: per un sacerdote come Don Gino Rigoldi, impegnato da decenni nella lotta al disagio e alla criminalità minorile, puntare tutti su repressione, deterrenza e carcere non è mai la risposta giusta di fronte al fortissimo disagio di queste generazioni. Per il cappellano del carcere minorile “Beccaria” e fondatore della “Comunità nuova” per i giovani disadattati, le nuove misure del Governo vanno bene per contrastare la criminalità – come sostiene Don Patriciello da Caivano – ma occorre anche uno sforzo in più.
«Davanti a uno “spettacolo” come quello di Caivcano, la risposta immediata dovrebbe invece essere combattere la criminalità, la camorra e la mafia. Poi affrontare a testa bassa le grandi questioni sociali della dispersione scolastica, della casa, della disoccupazione. Invece si è scelta la repressione dei giovanissimi come se fosse la prima istanza di sicurezza in Italia. Mi sembra una decisione banale e disinformata»: è dura la reprimenda di Don Gino Rigoldi, intervistato da “Avvenire”, sul Decreto Caivano del Governo Meloni anche se va detto che una parta importante, come spiegato dalla Presidente del Consiglio ieri in conferenza stampa, sarà concentrata nel tema dell’educazione, del recupero dei minori e nella vicinanza alle famiglie. Nelle misure invece più “repressive”, Don Rigoldi non si trova a suo agio: «Difficile attuare le pene alternative, le comunità chiudono, mancano operatori sociali ed educatori. Bisogna investire. L’emergenza principale è l’educazione. Mancano poi adulti credibili che diano ai minori un’idea di come diventare grandi».
DON GINO RIGOLDI: “14ENNE NON È COME UN 50ENNE. NON SERVE SOLO PUNIRE”
Richiamando al messaggio cristiano sull’educazione, afferma Don Gino Rigoldi, deve sempre prevalere il dialogo, l’amore, molto più di sospetti e repressioni: «I giovani soprattutto nelle periferie devono invece imparare a stare con gli altri in maniera costruttiva, a stare in una comunità. Qui si cresce e ci si rinforza reciprocamente con le relazioni». Criticando l’uscita del vicepremier Salvini sulla necessità di intervenire anche sui 14enni laddove spacciano e delinquono, Don Gino Rigoldi rileva come è sbagliato accomunarli ad un adulto: «a 14 anni uno sta ancora cercando di capire chi è e cosa potrà mai essere mentre a 50 anni ha concluso la sua progettualità. La violenza va bloccata, ma non è ragionevole paragonare un adolescente a un uomo maturo».
Intervistato poi anche dal QN, Don Rigoldi sottolinea come l’idea i risolvere i problemi con la sola repressione e punizione «è stupida, vecchia e in definitiva fallimentare. Capisco le logiche politiche ma quando si fanno certi ragionamenti bisogna guardare la realtà. Non è buonismo ma buon senso». Anche qui forse manca l’ascolto di quell’intento manifestato ieri dal Governo di ben sapere come non possano essere le sole misure del Dl Caivano a risolvere problemi abissali come l’educazione e il disagio dei giovani: resta invece la condanna sulla parte più “repressiva” delle misure, con Don Rigoldi che conclude «Questa legge è stata stimolata da episodi accaduti in luoghi dove la povertà è clamorosa, dove famiglie e scuola sono in gravissima difficoltà, dove lo Stato è assente. Pensare di ridurre la criminalità solo punendo i più giovani, senza andare alla radici, è un fallimento in partenza. Poi è logico che chi commette reati va bloccato e rieducato».