“Contro i figli” è il nuovo libro della scrittrice e docente cilena Lina Meruane. Come si capisce sin dal titolo, il contenuto è una rivalutazione del vecchio femminismo marca anni 70, quello secondo il quale la donna, mettendo al mondo dei figli, viene legata e schiavizzata alla casa. I figli, in sostanza, sono una trappola, tolgono a una mamma la libertà che merita: “E’ così che, ripeto, il potere o la società o la cultura, o come vogliamo chiamare questa forza che ci fa muovere ciecamente, è così, proprio così, che è stato creato un nuovo cordone ombelicale per vincolare la donna alla casa, stringendo così tanto il laccio delle esigenze domestiche che non è più sufficiente né il sostegno del partner, quando c’è, né l’equa ripartizione dei compiti, nel caso in cui quest’improbabile ripartizione esista”. Di una cosa ha ragione la scrittrice, che gli uomini non fanno, ancora oggi, nulla o quasi nulla in casa, per aiutare e sostenere le mamme. In Italia, uno dei paesi ancora oggi tra i più maschilisti, dicono dati recenti nel 44% delle famiglie italiane solo le donne si occupano di cucinare, pulire e lavare. C’è un altro 44% dove le attività invece sono condivise. Per il resto Lina Meruane descrive una concezione della maternità orribile, la maternità come schiavitù.
I FIGLI UNA TRAPPOLA PER LE DONNE
Arriva al punto di scrivere che “Questa stirpe di figli non è più nostra, è lo strumento che la società ha creato per censurare, come mai aveva fatto prima, la nostra libertà. Non siamo più gli adulti che eravamo, ma i diligenti servitori di questi piccoli esseri muniti di diritti e tutelati dallo Stato e dalle sue istituzioni: dal governo e dai politici, dai giudici, dai medici, dalle ingenue maestre e dalle nonne”. Se le cose stanno così, meglio non farne di figli, ed è quanto succede infatti nei paesi occidentali dove di figli se ne fanno sempre di meno. Fare figli infatti è un sacrificio d’amore che la scrittrice ignora completamente. Le farebbe bene leggere Massimo Recalcati, scrittore e psicanalista che ha dei figli tutt’altra visione: “Ecco il dono più grande e più difficile della genitorialità: non caricare i figli dei nostri progetti. Se infatti, come diceva Sartre, i genitori hanno dei progetti sui loro figli, i figli hanno fatalmente dei destini che non sono mai felici. Ma ai genitori spetta un altro decisivo compito: testimoniare che la vita, o, meglio, la propria vita, può avere un senso; incarnare il desiderio, mostrare che si può vivere su questa terra con passione e slancio. E’ questa la forma più preziosa dell’eredità della quale i nostri figli hanno necessità”.