Proprio quando non ci sperava più ha realizzato il suo sogno. Carmela Salvati è diventata mamma dopo 7 aborti consecutivi grazie ad una terapia innovativa. Sono stati cinque anni di calvario per la donna, poi è riuscita a dare alla luce Cecilia, una splendida bambina di due chili e 100 grami. Carmela ha seguito terapie specifiche per una condizione di trombofilia, poi si è rivolta al Centro Mediterraneo Medicina della Riproduzione di Salerno, pioniere nel campo della medicina della riproduzione e tra i primi in Italia a ottenere una gravidanza da fecondazione in vitro nel 1986. La terapia personalizzata le ha permesso anche di aumentare la tolleranza immunologica nei confronti dell’embrione. «Esso è generato dal patrimonio genetico della madre e del padre e proprio quest’ultimo conferisce caratteristiche di allogenicità all’embrione, rendendolo immunologicamente estraneo alla futura madre e pertanto suscettibile di rigetto», ha dichiarato il direttore del Centro, Domenico Danza, a Il Messaggero.
CARMELA, MAMMA DOPO 7 ABORTI CONSECUTIVI
L’obiettivo della terapia, nel caso di Carmela, era quello di «evitare il fallimento di questi meccanismi responsabili di reazioni di rigetto e di conseguenza dei ripetuti aborti». E questo è stato possibile grazie ad un innovativo protocollo terapeutico che ha dato risultati incoraggianti. Le donne possiedono meccanismi fisiologici che permettono lo sviluppo della gravidanza, e proprio lavorando su questi è stato possibile per i medici neutralizzare le reazioni di rigetto che causavano i ripetuti aborti della donna, diventata quindi mamma. Il caso è peculiare perché presentava diversi fattori negativi associati che insieme hanno rappresentato un fattore di rischio tutt’altro che trascurabile. «La gravidanza si è evoluta con non pochi problemi, legati alle patologie presenti e all’età della paziente», che è stata seguita con attenzione dall’équipe del Centro e in particolar modo dal responsabile della diagnostica prenatale, il dottor Maurizio del Verme. Il parto è avvenuto in anticipo, a 36 settimane, a causa di un arresto di crescita fetale.