Merita senza dubbio di essere approfondito il caso di Sara Recondati, a cui nel 2016 era stato diagnosticato il cancro al seno, e a cui l’agenzia dello stato ha contestato l’acquisto della parrucca tramite accertamento. La vicenda è raccontata nel dettaglio quest’oggi dai colleghi del Corriere della Sera, ed ha come protagonista, suo malgrado, la 47enne collega giornalista di cui sopra. Come detto in apertura, tre anni fa le venne diagnosticato un tumore molto aggressivo al seno, che indusse la stessa a farsi operare privatamente presso l’ospedale Sacco di Milano, pur di non aspettare mesi. Peccato che qualche giorno fa sia arrivato alla Recondati un accertamento che chiedeva di dimostrare i 12mila 500 euro necessari per le cure, motivando inoltre l’acquisto della parrucca. «Mi chiedono, oggi, il certificato CEE della parrucca – le parole della paziente – e una richiesta medica che giustifichi il fatto che ne avessi bisogno come “supporto in una condizione di grave disagio psicologico” perché ero rimasta senza capelli e non, per dire, per andare a una festa di carnevale».
IL TUMORE AL SENO POI L’ACCERTAMENTO DELL’AGENZIA: “UN’OTTUSITA’ CHE MI ADDOLORA”
«Sono rimasta senza parole. – ha aggiunto – non credevo di poter ripiombare così in quel capitolo della mia vita, in questo modo così ottuso. Lo stato si è insospettito delle alte spese mediche che avevo sostenuto quell’anno, ma ci sono state perché purtroppo mi sono ammalata. Inoltre, sembra avere dubbi su una fattura emessa da una struttura pubblica, che quindi allo stato appartiene. E sorvolo sul fatto che mentre ero sotto i ferri mi è stata rubata la borsa dall’armadietto della camera. Non bastasse, la storia della parrucca. Quando nella dichiarazione dei redditi avevo anche allegato la richiesta medica della mia oncologa solo che, essendo piuttosto sconvolta in quel periodo, l’avevo fotocopiata male, si legge solo in parte. Anche se chiaramente si vede che è richiesta per “alopecia”». Una parrucca che era costata 300 euro, pagata in parte dall’assicurazione (alla fine la collega ne ha spesi solo 100). La Recondati ammette di sentirsi oggi infuriata: «Non ho mai avuto problemi con il fisco, non ho certo guadagni iperbolici e sono serena per come ho sempre gestito le cose. La sensazione è di essere presi in giro da un apparato che non funziona e si accanisce su cose futili e, sinceramente, avverto della cattiva fede nel sospettare che una donna che voglia truffare il fisco per qualche decina di euro per una parrucca, dopo che ha fatto la chemioterapia. Questa ottusità mi addolora».