Non si placano gli attacchi, anche mortali, nei confronti dei cristiani di stanza nel Sinai, e l’ultimo episodio è stato raccontato nelle scorse ore dal quotidiano Avvenire, attraverso la sua edizione online. Alcuni terroristi del Daesh, noto più comunemente come Isis, Stato Islamico, hanno ucciso nella giornata di ieri, all’alba, due commercianti cristiani nel villaggio di Jalbana, non troppo distante dal Canale di Suez. Come riferito da fonti della sicurezza e tribali, l’uccisione è avvenuta tramite colpi d’arma da fuoco, e a morire sono stati un padre e il figlio, leggasi Salama Wahib e Hani, entrambi copti residenti nella zona ovest di Qantara, città sul canale di Suez.
Sempre le stesse fonti, riporta ancora L’Avvenire, hanno segnalato che negli ultimi tre giorni “due componenti dell’Unione delle tribù del Sinai” sono stati uccisi mentre altri quattro sono rimasti feriti dopo “l’esplosione di un ordigno” in quel di Maghara, nel Sinai centrale. Un altro ordigno è stato segnalato a Rafah, lungo il confine con la Striscia di Gaza, provocando la morte di altri due miliziani tribali, mentre sei terroristi islamici sono stati uccisi durante alcuni attacchi di sicurezza. Fra le vittime vi sarebbe anche Jamil Abu Zrei, colui che viene definito un capo “di rilievo”, nonché “uno dei suoi familiari”.
DUE COMMERCIANTI CRISTIANI UCCISI NEL SINAI: IL PRECEDENTE DI APRILE
Infine un bambino sarebbe rimasto ucciso e un altro è invece stato ferito, a seguito di un’esplosione di un ordigno avvenuta a Sheikh Zuweid, nel Sinai nord-orientale. Una zona quindi incandescente, come confermato dalle numerose azioni terroristiche e dai vari attentati che hanno provocato la morte di diverse persone.
Lo scorso 19 aprile, come riferiva Vatican News, un altro commerciante copto era stato assassinato nel Nord Sinai, un uomo che aveva contribuito alla costruzione di una chiesa nella città di Bir Al-Abd. In quel caso aveva espresso forte commozione il Patriarca copto ortodosso dell’Egitto, Tawadros II: “piange un figlio e un servo fedele” che ora è nella gloria celeste di Cristo per aver “testimoniato la sua fede fino al sacrificio di sangue”.