I Comuni potranno fissare le aliquote Imu entro il 30 settembre, ma l'Imu dovrà essere pagata entro il 16 giugno attraverso un acconto. Ma di quanto sarà? Lo chiediamo a GIANNI TROVATI
I Comuni potranno fissare le aliquote Imu entro il 30 settembre, data entro cui dovranno essere aggiornate le stime sul gettito di ogni ente elaborate dal Dipartimento delle Finanze. Restano però ancora diversi dubbi riguardo il pagamento della nuova imposta sugli immobili, che riguarderà anche le prime case: innanzitutto il pagamento, che nonostante le aliquote verranno fissate solo entro i tre mesi successivi, dovrà avvenire entro il 16 giugno attraverso un acconto, anche se al momento ancora non è chiaro come questo possa essere calcolato. Ce lo conferma anche Gianni Trovati, giornalista de Il Sole 24 Ore, contattato da IlSussidiario.net: «L’Imu si dovrà senza dubbio pagare entro il 16 giugno con l’acconto, esattamente come l’Ici. Il problema è che ancora non sono chiare le modalità di calcolo di questo acconto, e questa parte della norma andrà certamente chiarita». Trovati ci spiega infatti che, «visto che le aliquote possono essere fissate anche più tardi rispetto all’acconto, non è stato stabilito come lo si potrà calcolare, e questo fatto rappresenta un buco abbastanza grave che andrà certamente risolto in qualche modo. Era spuntata un’idea di far pagare l’acconto sulla base di aliquote di base fissate dalla legge nazionale, però non è mai stata approvata».
L’unica certezza, almeno per il momento, è che «il pagamento dovrà comunque avvenire entro il 16 giugno, ma se un cittadino vuole sapere quanto dovrà pagare deve ancora attendere. I correttivi al decreto fiscale dovrebbero risolvere questo problema, prevedendo per esempio che l’acconto si paghi con l’aliquota standard, quindi 4 per mille per l’abitazione principale e 7,6 per mille per tutti gli altri immobili, seguita dall’aggiustamento di dicembre con il conguaglio. E’ l’unico modo, non sembrano esserci alternative».
Chiediamo poi a Gianni Trovati se la quota di Imu da pagare potrà cambiare in base alla posizione geografica. «No, non c’è nessuna differenza geografica: tutti i comuni, da Nord a Sud, hanno problemi di bilancio e hanno subìto tagli importanti, quindi di conseguenza stanno alzando le aliquote. Si può dire che circa l’80-90% dei comuni sta già intervenendo».
Nella giornata di ieri, inoltre, il presidente dell’Anci, Graziano Delrio, al termine dell’Ufficio di presidenza dell’Associazione, ha affermato chiaramente che “l’Imu, così come impostaci dal governo, non è una tassa municipale, ma statale. Non solo il 50% degli introiti ad aliquota base vanno allo Stato, ma la manovrabilità che ci viene concessa servirà a ripianare i tagli che lo stesso governo centrale ha imposto ai Comuni”. Ci conferma questa realtà anche Gianni Trovati: «E’ vero, l’Imu è un’imposta municipale di nome, ma statale di fatto, perché metà del gettito va allo Stato, con l’aggravante che i Comuni devono fare i gabellieri dello Stato a titolo gratuito, e tutto il rischio di riscossione se lo devono caricare loro. Il fatto che metà del gettito vada allo Stato, peraltro impedisce anche a chi lo volesse di abbassare l’aliquota, perché la metà che viene girata allo Stato centrale non considera eventuali sconti. Per cui, se l’aliquota venisse abbassata, la quota dello Stato non sarebbe più del 50%, ma superiore».
(Claudio Perlini)
