Non ci sono mezze misure parlando di Tobin Tax. «Va abolita ovunque o introdotta in tutto il mondo». È ciò che sostiene Biagio Milano, investitore e analista tecnico che spiega a ilsussidiario.net come oggi con i sistemi attuali «si può andare a operare in qualunque mercato mondiale. Se io operatore finanziario dovessi lavorare sul mercato europeo con una Tobin Tax mentre sul mercato americano o su quello inglese o giapponese mi trovassi senza, sceglierei di operare in questi ultimi». A oltre un mese dalla sua introduzione in Italia, avvenuta il 1 marzo scorso, si accendono le discussioni sulla tassa sulle transazioni finanziarie, anche perché l’Italia si oppone ora (insieme alla Spagna) alla Tobin Tax europea. Sembra poi che nel nostro Paese l’effetto boomerang con meno scambi sui mercati e meno introiti dei previsti non abbia tardato a materializzarsi. Dai dati di marzo (confrontati con quelli dei due mesi prima) è effettivamente emersa una riduzione del numero di ordini eseguiti. Il calo è stato del 14%, ma a scendere è stato anche il controvalore medio dell’eseguito (-18,6%). È una delle prime valutazioni sull’impatto dalla nuova tassa elaborate da Directa Sim, che conta circa un quinto dei clienti dell’online trading. Per riuscire a sciogliere gli intricati nodi del mercato azionario.
L’Italia ha adottato un mese fa la Tobin Tax. Perché ora si oppone a quella europea?
È stato constatato che l’abbassamento dei volumi avuto dopo l’introduzione della Tobin Tax in borsa provoca più danni rispetto all’entità dell’imposta stessa e nei prossimi mesi vedremo in effetti con tutta probabilità che l’introito sarà veramente minimo. Il fatto è che un abbattimento dei volumi di questo tipo è abbastanza pericoloso per il mercato azionario.
In che senso?
Quando ci sarà una situazione di discesa dei mercati l’abbassamento dei volumi implicherà il fatto che il nostro mercato probabilmente potrebbe anche scendere più di altri e in maniera più violenta.
A quanto ammonta secondo lei l’introito?
La somma complessiva dell’introito, calcolato sulla media statistica mensile, è veramente minima rispetto alle aspettative: si parla di 200 milioni di euro l’anno (una bazzecola), contro le cifre attese ben più alte (1 miliardo di euro). Per fare tutto ciò è stato rovinato il settore intero della finanza che non è tutta cattiva: la finanza ha anche parti buone, quelle che sostengono i titoli, che comprano. In questo modo diventa sempre più complicato. Doveva essere fatta una Tobin Tax completamente differente.
Come doveva essere impostata?
Intanto non doveva riguardare i cittadini privati residenti. Se proprio si vuole introdurre la Tobin Tax è meglio che sia contro elementi speculativi che di certo non sono rappresentati da un cittadino privato che investe in borsa per comprare e vendere azioni in maniera totalmente diversa da quel che fa una banca d’affari estera che, invece, ha quantitativi a disposizione ben differenti con i quali può affossare un Paese. Nel bene o nel male una grossa banca può creare delle condizioni speculative, i cittadini no: tuttavia sono trattati tutti allo stesso modo.
Cos’altro non andava fatto?
La cosa più importante e più significativa è stata quella di introdurre una Tobin Tax che è inutile se non viene introdotta nel resto dei paesi dell’Unione europea. Inoltre la stessa Ue, che andrà a introdurre la tassa da luglio 2014, non si rende conto che l’introduzione solo in alcuni paesi comporterà il fatto che la liquidità si sposterà verso quelli che non hanno accettato la nuova imposta. Si sta commettendo un gravissimo errore: addirittura si pensa a un introito di 35 miliardi di euro per la Tobin Tax europea, ma le posso dire che non sarà più di 35 milioni di euro. E dirò di più: quando e se dovesse essere introdotta una follia come la Tobin Tax europea che riguardasse anche l’Intraday (le posizioni aperte e chiuse nell’arco della stessa giornata, ndr), moltissimi operatori finanziari andrebbero su altre piazze e farebbero completamente crollare i volumi fino a renderli quasi vicini allo zero.
Quindi è giusto escludere le operazioni intraday dalla Tobin Tax come già avviene in Italia?
Se si fossero colpite le operazioni Intraday, la Tobin Tax sarebbe stata completamente distruttiva per il mercato italiano. Non avremmo più avuto volumi e non ci sarebbe stato più nessun tipo di movimento e questo sarebbe stato un gravissimo rischio anche per i market makers e per diverse società finanziarie.
In altre parole?
Introducendo la Tobin Tax a livello di Intraday nessuno si sarebbe presentato sul mercato italiano a fare trading e i volumi sarebbero addirittura crollati fino a un decimo rispetto a quelli attuali. Già dall’introduzione della Tobin Tax i volumi sono scemati in una maniera impressionante.
Di quanto si sono abbassati?
Di circa il 40% rispetto a quelli tradizionalmente sostenibili in questi stessi periodi. I volumi si sono quasi dimezzati. Io credo che questo andrà a peggiorare se e quando le persone che adesso stanno continuando a fare operazioni sul mercato, dal 16 luglio (non tutti la stanno facendo pagare perché il decreto partirà dal 16 luglio e alcune banche non hanno ancora prelevato dal portafoglio dei clienti la quota di tassa spettante allo Stato) si renderanno conto del valore del prelievo della Tobin Tax. Quando i piccoli e grandi traders si accorgeranno di quanto potrebbe pesare sul loro portafoglio la Tobin, i volumi diminuiranno ancora di più.
Bisogna correre ai ripari dunque?
Sarebbe più logico introdurre la Tobin tax europea che riguardasse tutti gli stati d’Europa oppure non introdurla per nulla. Il capitale si sposta ovunque. Si vorrebbe addirittura introdurre il principio di residenza e, secondo me, questo creerebbe il danno maggiore: la gente si accorgerebbe che per operare bisogna andare all’estero. Qualche anno fa, negli anni ’80 Svezia e Francia introdussero la Tobin Tax per poi toglierla (la Francia dopo un anno e la Svezia nel 1992), dopo essersi rese conto del calo enorme dei volumi, essendoci stati più danni che benefici. Dalla Svezia sulla Tobin Tax arrivano solo risposte negative alla sua introduzione. Vorrà pur dire qualcosa.
(Elena Pescucci)