Dopo la firma del Trattato di libero scambio nell’area del Pacifico, gli occhi sono puntati sul possibile accordo euroamericano. Per CARLO PELANDA, l’Italia ha una grande chance

La firma del trattato di libero scambio tra 12 nazioni del Pacifico – tra cui Stati Uniti, Giappone e Australia (Tpp) – impone all’Ue una reazione rapida. La nuova regione economica varrà circa il 40% del Pil mondiale. Analogo trattato, più ambizioso perché vicino al modello di mercato unico, è in corso di negoziazione tra Stati Uniti e Unione europea (Ttip). Se il Tpp fosse confermato dai parlamenti nazionali e il Ttip fosse concluso positivamente, l’area di mercato organizzata dai due trattatati avrebbe il valore complessivo di circa il 67% del Pil mondiale.



Il Tpp troverà qualche ostacolo in sede di ratifica parlamentare, particolarmente negli Stati Uniti, per l’opposizione di interessi protezionistici e per le turbolenze politiche tipiche a ridosso delle elezioni presidenziali, nel novembre 2016. Ma l’approvazione finale del trattato è molto probabile entro il marzo del 2016 perché è evidente l’interesse nazionale degli Stati Uniti nel costituire un’area di mercato che esclude la Cina dalla sua governance, bloccandone l’espansione dell’influenza nel Pacifico, e che favorisce l’export americano.



Per capire l’importanza di questi trattati bisogna considerare, semplificando, che definiscono standard di prodotto e di regole commerciali che rendono più fluidi i processi economici all’interno dell’area, ma creano una barriera per chi ne è fuori. L’Ue dovrebbe accelerare i negoziati Ttip, vicini all’undicesimo round, e l’approvazione del trattato sia per il vantaggio economico evidente nel farlo, ma anche per entrare in tempo utile nella definizione di standard integrati o compatibili tra i mercati dell’Atlantico e del Pacifico affinché le sue nazioni esportatrici non si trovino svantaggiate nel secondo.



Italia e Germania avrebbero un vantaggio aggiuntivo. Il loro export è a rischio di forte contrazione, già visibile nei dati, in alcune aree del pianeta: rallentamento strutturale della crescita in Cina; sanzioni alla Russia e destabilizzazione prolungata nel Mediterraneo. Pertanto è loro interesse prioritario bilanciare i cali in queste aree con aumento degli affari nell’area Tpp+Ttip. Tale necessità strategica è talmente evidente che sarebbe incomprensibile un ritardo da parte europea nel chiudere il Ttip.

Inoltre, velocizzare il trattato euroamericano implica la possibilità di immettere, a lato dei negoziati, una proposta europea per una successiva apertura alla Russia, mercato vitale per Italia e Germania. Lo scenario del Ttip va visto in questi termini strategici e non alla luce di qualche piccolo interesse settoriale a rischio.

 

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