Il mondo di oggi, soprattutto nella dimensione politica, è un mondo in cui la comunicazione è sempre più rapida, ma anche approssimativa, in cui le reazioni sono immediate e per questo significativamente emotive, in cui i messaggi hanno soprattutto l’obiettivo di suscitare insieme stupore e consenso. Un mondo in cui i sentimenti sembrano prendere il posto dei valori, in cui la dimensione umana perde lo spazio della solidarietà e della condivisione, in cui si rinnega il passato senza avere progetti per il futuro.
I riferimenti sono ovviamente agli ultimi fatti di attualità: la tragedia di Genova, le contese sui migranti, gli annunci via Twitter o gridati ai microfoni volanti dei giornalisti. In questa condizione è difficile ritrovare la volontà di scavare nella realtà, di cogliere il senso degli avvenimenti, di pensare alla dimensione umana nell’ineliminabile rapporto con la prospettiva delle relazioni e quindi della società. Ancora più difficile è intrecciare quello che vediamo con lo sguardo religioso, con la presenza di un Dio dai contorni sempre meno definiti e che appare lontano e sfuggente.
Per tutte queste ragioni, e non solo, appare allora particolarmente utile una guida per riscoprire un lato fondamentale dell’annuncio cristiano: l’Antico testamento e in particolare i profeti con in primo piano Isaia. È il percorso che propone Luigino Bruni che ha raccolto in un libro (“Dialoghi della notte e dell’aurora”, Edizioni Dehoniane Bologna, pagine 240, 20 euro) gli articoli pubblicati su Avvenire in cui ha offerto una lettura attuale del libro di Isaia, un testo classico, un testo certamente difficile, ma ricco di riflessioni e provocazioni. “La sua meditazione – scrive Bruni nell’introduzione – è un esercizio prezioso per trovare o ritrovare il senso e la verità dell’anima, della salvezza, per cominciare o ricominciare a sperare dopo le distruzioni, le rovine, i lutti, le speranze vane e le false consolazioni che accompagnano sempre questi eventi”.
Le riflessioni di Luigino Bruni toccano alla radice i problemi dell’uomo di ogni tempo e richiamano con determinazione alla novità con cui possono, anzi devono essere lette le parole di quello che va considerato un “profeta del nostro tempo”. Un profeta ancora più attuale proprio perché quello in cui viviamo è un tempo in cui sono tornati in primo piano elementi come il rancore, la rabbia e la solitudine.
Le parole di Isaia hanno la drastica chiarezza dei veri profeti, una chiarezza che attraverso il racconto rende visibile e concreta la speranza cristiana. “Isaia – spiega Bruni – è un grande conoscitore della vita e quindi del lavoro. Lo dobbiamo immaginare aggirarsi nelle campagne attorno a Gerusalemme e osservare e ascoltare i contadini e i lavoratori. (…) Oggi i nostri discorsi spirituali spesso si fermano troppo presto e troppo vicino e non raggiungono chi dovrebbero raggiungere perché sono troppo distanti dalle imprese, dai campi, dai cantieri, dai luoghi ordinari del vivere”. È in questa prospettiva che il libro di Luigino Bruni diventa una guida per l’uomo di oggi.