Cento milioni di fatture elettroniche inviate da un milione e mezzo di operatori. In media gli invii giornalieri sono saliti a 5 milioni rispetto agli 800mila di inizio gennaio e anche il numero degli scarti è sceso al 5%. A un mese esatto dal debutto della fatturazione elettronica, è il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Antonino Maggiore, a fare un primo bilancio, partecipando a Telefisco 2019 organizzato dal Sole 24 Ore: “Siamo arrivati a 146 miliardi di imponibile e 17 miliardi di Iva”.
Ma, al di là dei numeri, la partenza della fatturazione elettronica, che secondo i dati della Legge di bilancio dovrà portare nelle casse dello Stato 2 miliardi, è stata un po’ in salita: dalle segnalazioni di extra-costi richiesti ai clienti alle lamentele sull’aggravio dei tempi necessari per ottemperare agli obblighi previsti dalla norma. E da oggi molti benzinai dovrebbero iniziare una forma di protesta: la fattura elettronica per i carburanti sarà emessa dai gestori esclusivamente in caso di pagamento con bonifico anticipato o assegno circolare, e non con carte di credito. Come mai questi intoppi? La fatturazione elettronica si sta trasformando in una “tassa occulta” per i clienti? Riuscirà davvero a combattere l’evasione dell’Iva? Lo abbiamo chiesto a Salvatore Padula, già vicedirettore del Sole 24 Ore con delega all’informazione normativa e di servizio e già capo ufficio stampa dell’Agenzia delle Entrate.
In queste prime settimane di utilizzo delle fatture elettroniche sta emergendo che in alcuni casi viene richiesto un extra-costo ai clienti per la loro emissione. E’ una pratica ammessa? E c’è il rischio che col tempo possa prendere ancor più piede?
Girano con insistenza queste voci sul fatto che ci sono esercenti che “pretendono” di far pagare un corrispettivo, che può variare dai 50 centesimi fino a 1,50 euro, per l’emissione della fattura elettronica. Non si può fare assolutamente: la legge prevede che l’operatore commerciale ha l’obbligo di emettere la fattura elettronica, quando viene richiesta, senza maggiorazioni di prezzo o applicazione di tariffe. In questi casi bisogna rifiutarsi di pagare, perché non sono comportamenti legittimi.
La fatturazione elettronica, però, oltre a un aggravio di tempi, produce anche un aggravio di costi. La tecnologia non dovrebbe aiutare a snellire i tempi e ad abbattere i costi dei servizi?
Come sempre accade, la fase di avvio di un’innovazione molto tecnologica, e la fatturazione elettronica lo è, comporta dei costi, legati al doversi dotare degli strumenti tecnologici necessari. In pratica, si tratta di un software che è messo gratuitamente a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, che però è adatto principalmente alle esigenze dei piccoli contribuenti, quelli che emettono qualche fattura al mese. Ma per chi emette centinaia di fatture al giorno o alla settimana è preferibile dotarsi di un software più evoluto, che consente anche di utilizzare ai fini della propria contabilità i dati immessi ogni volta che si compila una fattura. L’acquisto e l’aggiornamento di questi software ha ovviamente un costo. I dottori commercialisti hanno pubblicato un sondaggio da cui risulta che i costi di adeguamento possono arrivare anche a 2.000-2.500 euro. In più c’è un costo di gestione complessiva che in alcuni casi può toccare i 10-11mila euro.
Costi aggiuntivi e perdite di tempo, dicono i benzinai, che sono pronti anche a uno sciopero di 24 ore il prossimo 6 febbraio…
I sindacati dei benzinai più piccoli già da oggi dovrebbero avviare una protesta, che solo in parte riguarda la fattura elettronica. Sarebbero cioè disponibili a emetterla solo se il pagamento avverrà con bonifico bancario e non con carte di credito. La loro protesta è dovuta al fatto che con l’uso massiccio delle carte di credito per i pagamenti gli oneri maggiori legati alle commissioni bancarie sono a loro carico. Il governo l’anno scorso aveva promesso che per compensarli di questo aggravio avrebbe concesso loro un credito d’imposta, che però per il 2018 non è stato attivato. Ovviamente la fattura elettronica, che obbliga a pagare con strumenti tracciabili e non più con il contante, ha accentuato questo problema.
La fatturazione elettronica dovrebbe intercettare il fenomeno delle “fatture false”?
Con questo sistema fare queste truffe non sarà impossibile, ma certamente molto più difficile.
Il sistema è stato pensato anche per contrastare l’evasione. Sta centrando l’obiettivo?
Oggettivamente è un po’ presto per dirlo, anche se le aspettative vanno in quella direzione. La fattura elettronica consente all’Agenzia delle Entrate di incrociare tempestivamente una fattura emessa con una ricevuta e di sapere se in una transazione commerciale l’Iva è stata effettivamente versata oppure no. La fatturazione elettronica, quindi, funzionerà molto bene per intercettare quelli che tecnicamente si chiamano gli omessi versamenti: cioè contribuenti che fatturano regolarmente, ma che poi per diversi motivi non versano l’imposta o utilizzano un credito Iva a cui non hanno diritto. In tal modo l’Agenzia delle Entrate avrà più strumenti per intervenire subito: non dovrà aspettare la fine dell’anno per effettuare le verifiche, ma le potrà fare durante l’anno quando, mensilmente o trimestralmente a seconda della tipologia dei contribuenti, l’Iva viene liquidata. In caso di inadempimenti, l’Agenzia potrà mandare un invito a regolarizzare la posizione, prima di fare un accertamento vero.
Tutto bene, allora?
Non del tutto. La fatturazione elettronica – è giusto ricordarlo – non è il toccasana contro l’evasione. Perché la fatturazione elettronica non induce a emettere una fattura e un contribuente che prima non la emetteva cartacea perché mai dovrebbe farlo adesso? Su questo non è cambiato nulla. La fatturazione elettronica, però, servirà a recuperare un po’ di imposta che dovrebbe essere versata. E sono tanti soldi.
Quanti?
Sono previsti 2 miliardi di euro di maggiori incassi di Iva nel 2019, confermati nella Legge di bilancio, perché la fattura elettronica obbligatoria è stata introdotta dalla manovra 2018 del precedente governo, con un’entrata in vigore differita al 1° gennaio 2019.
Sono previste ulteriori implementazione dell’obbligo di fatturazione elettronica?
A partire dal 1° luglio 2019 tutti gli operatori commerciali, con un giro d’affari superiore ai 400mila euro, che oggi sono esclusi dall’obbligo di rilasciare la fatturazione elettronica e rilasciano invece la ricevuta fiscale o lo scontrino fiscale, come i ristoranti e gli alberghi, dovranno trasmettere al Fisco l’elenco dei corrispettivi, cioè tutti gli scontrini fiscali emessi. Quest’obbligo, a partire dal 1° gennaio 2020, riguarderà poi tutti gli operatori commerciali. A quel punto il Fisco avrà davvero il monitoraggio completo e quasi totale di tutte le operazioni commerciali che vengono fatte in Italia.
(Marco Biscella)