Si parla tanto, nella scuola e fuori dalla scuola, dell’importanza delle discipline STEM – Science, Technology, Engineering, Mathematics – per la formazione di persone che siano poi in grado di affrontare la complessità di un mondo in rapido e continuo cambiamento sostenuto e sospinto proprio da quelle quattro dimensioni e soprattutto dalla loro interazione e interconnessione.
SOMMARIO/ N° 86 – Gennaio 2024 – Educare insegnando, oggi
Una diffusa e maggiore preparazione tecnico-scientifica è senz’altro un’esigenza del momento presente; come pure la necessità di far interagire le diverse discipline uscendo dalle strettoie di uno specialismo esasperato, inadeguato a rispondere a tanti nuovi interrogativi. È un messaggio che arriva prepotentemente dal mondo della ricerca, supportato da numerose testimonianze e dal valore dei traguardi conoscitivi raggiunti. Non ultimi quelli conseguiti dai vincitori dei premi Nobel 2023, di cui si parla in queste pagine; in particolare il Nobel per la Chimica il cui team vincitore «rappresenta una sinergia di competenze, unendo la fisica di Ekimov, l’esperienza sui semiconduttori di Brus e la maestria nella sintesi chimica di Bawendi. Questa multidisciplinarità si è rivelata cruciale per comprendere e spiegare il comportamento dei Quantum Dots, dimostrando come la collaborazione tra campi scientifici differenti possa portare a risultati straordinari».
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L’insistenza per le STEM sta trovando molti riscontri positivi: sembra che si stia verificando un consistente ritorno, a livello mondiale, dell’iscrizione dei giovani alle facoltà scientifiche e tecniche, soprattutto in vista dei possibili vantaggi nella futura carriera lavorativa. Anche se non mancano le voci divergenti; come quella del Nobel per l’economia Christopher Pissarides che, in una recente intervista a Bloomberg, smorzava l’enfasi sulle STEM prefigurando una rapida obsolescenza delle competenze tecnico-scientifiche minacciate dalla concorrenza, vincente, dell’Intelligenza Artificiale. Per le scuole Pissarides suggeriva di puntare non sulle discipline ma sulla cura delle soft skill, ritenute più importanti nei contesti lavorativi attuali e meno sostituibili dai loro surrogati tecnologici.
SCIENZA in ATTO/ Questioni di naso. L’importanza degli odori nella vita e in medicina
Entrambe le prospettive ci sembrano insufficienti perché colgono solo una parte delle questioni che sono in gioco quando si parla di scuola e formazione; in entrambi i casi c’è uno sbilanciamento sulle esigenze del contesto, del mondo del lavoro, di un futuro non meglio definito. Invece l’accento andrà posto sulla persona del giovane che sta crescendo e sul suo bisogno profondo di scoprire la realtà, di imparare a leggerla nelle sue diverse espressioni, di interagire con tutto e con tutti. Da questa angolatura si può cogliere anche il valore delle STEM e delle soft skill considerate, più che per le richieste del mercato, per le loro valenze educative come contributo alla crescita e alla formazione integrale della persona.
SCIENZA in ATTO/ Questioni di naso. L’importanza degli odori nella vita e in medicina
È la sfida che Carlo Fedeli, in un precedente numero di Emmeciquadro, così invitava a raccogliere: «mi sembrerebbe molto urgente, come insegnanti, anche aiutandosi a reggere insieme la vastità della sfida, metter mano in prima persona da un lato a una tenace e coraggiosa “fisioterapia” dei sensi e dell’intelligenza, in noi e attorno a noi; dall’altro, all’esercizio di una ragione più capace di rapportarsi in presa diretta al reale, nella vivezza del suo accadere e nella ricchezza del suo divenire. Una ragione più sensibile, più ampia e più comprensiva della ragione moderna e dei suoi schemi: in grado di prestare meglio attenzione alla realtà, all’esperienza e alla profondità di campo di entrambe».
SCIENZA in ATTO/ Questioni di naso. L’importanza degli odori nella vita e in medicina
Questa proposta dice molto di più del richiamo all’approccio multidisciplinare e interdisciplinare; e contiene molto di più anche dell’invito a focalizzarsi sulle soft skill, che rischia di limitarsi allo sviluppo di attitudini comportamentali senza rispondere alle aspettative profonde della persona e alle esigenze di costruzione di personalità solide e mature.
È una proposta che si sintetizza nell’appello programmatico “Educare insegnando”, secondo quanto auspicava qualche tempo fa su IlSussidiario.net, Giorgio Chiosso: «Occorre anche dire a voce alta che abbiamo bisogno di insegnanti-educatori e non solo abili addestratori; adulti capaci di buone relazioni, di stimolare le risorse degli allievi, giustamente severi ma anche ragionevolmente comprensivi».
SCIENZA in ATTO/ Questioni di naso. L’importanza degli odori nella vita e in medicina
La preoccupazione dei docenti quindi sarà non tanto quella di rincorrere l’ultimo grido delle discipline STEM ma quella di puntare alla persona insegnando tali discipline; per poter dire, come fa Silvia Orlati raccontando la sua esperienza nell’ambito del progetto LdR, Il Linguaggio della Ricerca: «La sfida è vinta quando scatta il gusto nell’imparare. Un docente, che sia cosciente del mestiere che fa, non può non entrare in classe se non per questo: mobilitare tutte le sue energie e quelle degli allievi per sviluppare o sostenere in loro il gusto della scoperta».
Mario Gargantini
(Direttore di Emmeciquadro)
SCIENZA in ATTO/ Questioni di naso. L’importanza degli odori nella vita e in medicina
© Pubblicato sul n° 86 di Emmeciquadro