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Home » Educazione » MATURITA’ 2009/ 150 anni dall’unità d’Italia: il tema di storia svolto da Giovanni Cominelli

  • Educazione

MATURITA’ 2009/ 150 anni dall’unità d’Italia: il tema di storia svolto da Giovanni Cominelli

Giovanni Cominelli
Pubblicato 25 Giugno 2009
MATURITA’ 2009/ 150 anni dall’unità d’Italia: il tema di storia svolto da Giovanni Cominelli

Il tema di storia svolto da Giovanni Cominelli

Il tema di storia svolto da Giovanni Cominelli

150 anni dell’Unità d’Italia?! Questa si che è una notizia! Ero infatti convinto che la storia d’Italia fosse finita nel 1948. Il mio orizzonte è pieno di cronaca: Iran, Berlusconi, Obama, D’Alema… Ma non chiedetemi che ci fanno lì. La storia dal 1948 ad oggi non la conosco. A scuola non me l’hanno proprio insegnata. Però abbiamo letto i giornali.


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Il terzo regime, quello repubblicano, è quello in cui vivo, ma lo conosco meno. Avrei preferito un bel tema sulle guerre puniche, lo scontro finale tra Scipione e Annibale, altro che Podestà-Penati. Non so chi siano, ma qui a Milano se n’è parlato molto. Forse questo spiega perché la politica a me e a molti della mia generazione paia un mondo marziano. Del primo regime, quello monarchico-liberale, mi viene da dire che si tratta di un liberalismo ben strano. Sì, una piccola minoranza di proprietari strappa lo Statuto albertino nel 1848 ad una monarchia ottusa e reazionaria. Poi con l’aiuto di Francia e Inghilterra e con il contributo di un migliaio di sessantottini dell’epoca in camicia rossa, guidati da tale Garibaldi, la monarchia sabauda unifica il Paese, eccetto il Nord-Est, e arriva a Roma. Ma i liberali si vedono solo quando si tratta di spartirsi le proprietà della Chiesa e degli ordini religiosi, accumulate nei secoli da generazioni a beneficio dei poveri. Bismarck, che era uno junker prussiano, ha unificato la Germania, ma ha lasciato l’autonomia ai Laender. La monarchia italiana e i liberali invece impongono un duro modello statale centralistico ad un Paese, che dal VI secolo ha incominciato a dividersi in stati autoctoni o controllati da potenze straniere: un modello monostatale ad una nazione storicamente pluristatale.


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Perché hanno scelto questo modello, benché Gioberti e Cattaneo proponessero un’alternativa più realistica e più rispettosa della storia? Perché la borghesia italiana è poca cosa, rispetto a un Paese di 22 milioni e 182 mila abitanti nel 1861: contadini analfabeti fino al 90%, artigiani, qualche operaio. Nel gennaio del 1861 fu concesso il diritto di voto solo a 419.938 persone; a votare ci andarono in 239.583; i voti validi si ridussero a 170.567. Di costoro 70.000 erano di impiegati statali precettati. Cavour è eletto con 6 voti, Garibaldi con 4! Mah! Perciò questa borghesia, arricchitasi con i latifondi piuttosto che con la produzione, non riesce a tener sotto il Paese, se non usando brutalmente l’esercito e l’Amministrazione, soprattutto al Sud. Il regime monarchico-liberale ha generato la questione meridionale. Per il popolo le libertà reali sono pochi: la prima è quella di crepare di fame, la seconda di emigrare: 5 milioni alla fine dell’Ottocento.


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Questo liberalismo povero culturalmente e a base sociale ristretta, al quale Giolitti prova a fornire un orizzonte più largo, viene sopraffatto dalle correnti nazionaliste e rivoluzionarie che spingono per l’avventura coloniale di Adua nel 1896, per l’occupazione sanguinosa della Libia nel 1911 e per la partecipazione non dovuta al grande macello della Prima guerra mondiale. I contadini sono mandati al massacro a centinaia di migliaia: 700 mila morti e 1 milione e 100 mila feriti. Il passaggio al fascismo è la risultante di una borghesia debole e impaurita di fronte a grandi masse che ora, dopo aver irrorato di sangue il Nord-Est, chiedono a gran voce di partecipare alla cosa pubblica e che incominciano ad organizzarsi in partiti. La nazionalizzazione delle masse avviene in Italia per via totalitaria, essendo stata incapace la borghesia liberale italiana di farlo per via democratica. E’ il periodo che conosco meglio, grazie a History Channel! La caduta del fascismo nel 1943 non avviene per moti antifascisti – l’antifascismo essendo defunto nel 1939 dopo il Patto Molotov-Von Ribbentrop – ma per un colpo di stato della Monarchia.


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La liberazione finale dal nazifascismo è opera principale di Inglesi, Americani, Polacchi, persino di una Brigata ebraica. La Resistenza ha fatto la sua parte. Nel 1945 erano circa 300 mila i resistenti, hanno avuto quasi 80 mila morti. So che nel 1946 ha vinto la Repubblica nel referendum istituzionale del 2 giugno e che nel 1948 è entrata in vigore la nuova Costituzione. Ma non chiedete a me chi fossero De Gasperi o Togliatti o Benedetto Croce. O Fanfani o Moro o Berlinguer o le Brigate Rosse o Reagan o Gorbaciov o Khomeini. Sono nato nel 1990.

 

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