Eleonora Giorgi malattia: l'oncologo che l'aveva in cura, Michele Milella, svela le possibilità di guarigione e le cure innovative per il cancro
Eleonora Giorgi, nel suo lungo percorso di lotta contro il tumore al pancreas, aveva cercato disperatamente soluzioni innovative. Un’opportunità che l’attrice sperava di poter cogliere era quella di accedere a un trattamento sperimentale, motivo per il quale si è rivolta al Policlinico Borgo Roma di Verona, diretto dal professor Michele Milella, dove ha trovato il supporto dell’oncologo professor Davide Melisi. Come raccontato dal “Corriere della Sera”, Melisi ha spiegato che Eleonora Giorgi si era informata sulle terapie sperimentali, un’opzione per chi ha i requisiti giusti.
E così, come succede per altri pazienti, l’attrice era stata inserita nel programma di immunoterapia. Purtroppo, nonostante gli sforzi e le ripetute visite in day Hospital, le sue condizioni erano già troppo compromesse per poter proseguire con il trattamento. Come spiega il professor Michele Milella, il problema arriva quando la malattia è già troppo avanzata.
Eleonora Giorgi malattia: l’oncologo Michele Milella spiega da cosa dipende la sopravvivenza e parla di cure innovative
Eleonora Giorgi, che ci ha lasciato il 3 marzo a 71 anni, non ha mai perso la speranza di essere presa in carico dai medici veronesi, dove si sviluppano trattamenti innovativi che mirano a colpire direttamente i geni mutati dei tumori. In una delle sue ultime interviste, aveva espresso il desiderio di partecipare a questi programmi sperimentali: «Spero di poter entrare in questi programmi sperimentali».
Eleonora Giorgi purtroppo non ce l’ha fatta. Oggi, però, grazie all’evoluzione delle terapie, ci sono maggiori possibilità rispetto al passato. Come racconta il professor Milella, negli ultimi dieci anni la sopravvivenza a cinque anni è passata dal 20% al 50% grazie alla combinazione tra chirurgia e chemioterapia. Certo, “la sopravvivenza dipende dallo stadio della malattia“, ha spiegato l’esperto. Dunque, non possiamo dire che abbiamo una cura miracolosa, ma le terapie sono sempre più sofisticate e personalizzate. Un esempio? Gli inibitori di PARP, che vengono utilizzati per trattare i tumori con mutazioni specifiche nei geni, come il gene BRCA.
In alcuni casi, questi farmaci sono riusciti a far andare il tumore in remissione per anni, anche quando era in fase avanzata. E non è finita qui: l’immunoterapia sta aprendo nuovi orizzonti. È una terapia che stimola il nostro sistema immunitario a combattere il tumore, e se combinata con la chemioterapia, le prospettive sono ancora più promettenti. Poi, c’è anche il lavoro sul sequenziamento del DNA dei tumori, che permette di capire quali sono i geni mutati e come curarli in modo mirato.
Passi in avanti nelle ricerche sul tumore
A Verona, ad esempio, hanno fatto davvero passi da gigante in questo campo, sequenziando centinaia di tumori pancreatici e scoprendo nuove possibilità di trattamento. E nei prossimi mesi partiranno sperimentazioni importanti su un gene che si trova molto spesso nei tumori al pancreas, il KRAS. Se le cose vanno bene, queste sperimentazioni potrebbero aprire la strada a nuove cure molto più efficaci.
E c’è una cosa che sta davvero facendo sperare tutti: i vaccini a base di RNA, simili a quelli sviluppati per il Covid. Questi vaccini potrebbero essere combinati con l’immunoterapia per potenziare le difese del nostro corpo contro il tumore. Certo, sono ancora in fase sperimentale, ma le possibilità sono reali. Infine spiega il dott. Milella, ci sono anche i farmaci che vengono dalle nanotecnologie che hanno successo e migliorano molto la sopravvivenza La strada è lunga, ma c’è speranza.
