Dopo la morte del presidente Raisi in un incidente in elicottero, l'Iran torna a votare: alle elezioni candidato anche l'ex leader Ahmadineijad

Dopo la tragica morte di Ebrahim Raisi, presidente dell’Iran deceduto in un incidente in elicottero il 19 maggio scorso, nel Paese si terranno nuove elezioni presidenziali: i cittadini saranno chiamati alle urne il prossimo 28 giugno. Tra i candidati ci sarà molto probabilmente Mahmoud Ahmadinejad, già presidente per due mandati consecutivi dal 2005 e al 2013 appartenente alla corrente degli ultraconservatori, di cui fa parte anche la Guida suprema – figura politica e religiosa – Ali Khamenei.



La sua candidatura non è ancora effettiva perché dovrà essere approvata dal Consiglio dei guardiani, organo composto da 12 giuristi che ha lo scopo di vigilare sulla legge e sulla compatibilità con la Costituzione oltre che con la religione islamica, centrale nel Paese. Nel 2017, infatti, la candidatura di Ahmadinejad era stata respinta e la sua rielezione nel 2009 aveva fatto nascere un movimento di protesta nei suoi confronti: secondo gli oppositori, le elezioni sarebbero state manovrate per farlo vincere.



Elezioni in Iran, chi sono i candidati per il ruolo da presidente

Oltre all’ex presidente Ahmadinejad, per le elezioni in Iran ci sono già anche altri candidati come  Ali Larijani, precedentemente a capo del parlamento iraniano, unico candidato tra i moderati, come spiega il Post, ma anche l’ultraconservatore Saeed Jalili, ex viceministro degli esteri. Il Paese si recherà alle urne tra qualche settimana, il 28 giugno, dopo che il presidente Raisi è morto in un incidente in elicottero insieme al ministro degli esteri e ad altri funzionari mentre sorvolava i cieli dell’Azerbaijan, molto probabilmente per via di un guasto tecnico al mezzo.



Alle elezioni, come abbiamo visto, potrebbe partecipare anche Ahmadinejad, che fu eletto come presidente nel 2005 e nel 2013 e governò dunque per otto anni consecutivi: fortemente conservatore e populista, nel corso dei suoi governi non fece nulla per favorire la cooperazione con i Paesi occidentali, acuendo lo scontro con questi, così come anche con Israele.