Chi è Elias Rodriguez, l'attentatore di Washington che ha ucciso gli ambasciatori israeliani: online spunto il suo presunto manifesto
Continuano le indagini sul conto del 30enne Elias Rodriguez, arrestato lo scorso 22 maggio dopo aver ucciso Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim – due membri dell’ambasciata israeliana negli USA – a Washington, rivendicando durante la sparatoria la libertà per Gaza, la Palestina e i palestinesi, con le autorità statunitensi e l’FBI che in queste ore stanno passando al setaccio tutte le tracce online dell’attentatore per capire se faccia parte di una presunta rete terroristica o sia una sorta di ‘lupo solitario’: per ora le certezze su Elias Rodriguez sono poche, ma l’opzione più credibile sembra essere la seconda, con il 30enne che si sarebbe progressivamente radicalizzato online e abbia deciso di colpire le due vittime.
Scavando nel passato di Elias Rodriguez, le autorità sono riuscite a scoprire che in passato aveva a lungo militato nel Partito per il Socialismo e la Liberazione di stampo marxista, prendendo parte ad alcune delle loro battaglie: la militanza – hanno precisato dallo stesso Partito, che ha immediatamente preso le distanze dall’attentato – si era interrotta nel 2017, ma l’impegno di Elias Rodriguez originario di Chicago era continuato con la partecipazione a parecchie altre manifestazioni, tra quelle del movimento Black Lives Matter, quelle per i diritti delle minoranze e – da ultime – quelle dei pro-Palestina.
Chi è l’attentatore di Washington Elias Rodriguez: la radicalizzazione online e il manifesto per la difesa di Gaza
Un lupo solitario, insomma, che nel frattempo si era laureato nella Chicago in cui ha sempre vissuto, iniziando a collaborare con l’American Osteopathic Association – anche questa completamente estranea alla vicenda – che il 22 maggio gli avrebbe offerto l’occasione per compiere il suo gesto: un viaggio di lavoro in quella stessa Washington in cui Elias Rodriguez ha poi premuto il grilletto contro Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim, uccidendoli a due passi dal Museo Ebraico.
Le autorità e l’FBI – dicevamo prima – stanno setacciando nel dettaglio le sue attività online e, secondo alcune indiscrezioni da parte dei quotidiani statunitensi, sembra che Elias Rodriguez si sia avvicinato alla causa palestinese almeno dal 2014 (ovvero in occasione della precedente guerra), con la sua ira scoppiata in seguito all’uccisione del palestinese di 6 anni Wadea per mano del suo xenofobo padrone di casa: da quel momento i suoi (per ora presunti) profili hanno iniziato a essere costellati di rimandi alla questione palestinese e di accuse contro Israele.
Infine, ad aggiungere ulteriori dettagli alla storia di Elias Rodriguez ci pensa anche una sorta di manifesto pubblicato online poco dopo l’attentato a Washington su quello che si crede possa essere uno dei suoi profili: il documento si intitola “Escalation per Gaza, portiamo la guerra a casa” e parte dal precisare che in occasione degli attentati “la gente cerca un testo per comprenderne il significato e questo vuole essere uno di quelli”; corredato da accuse contro Israele, definito uno stato genocida, contro gli USA che nulla starebbero facendo per Gaza e dall’invito a imbracciare le armi per difendere la causa palestinese.
